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소금을 넣었나? / ho messo il sale? / did I put salt?

–Okay, okay, fra poco penso ce ne andremo, quindi sbrigati a finire.– mormorò Seungmin dall'altra parte del telefono.

Jisung rabbrividì alla notizia, guardandosi intorno e chiedendosi quale fosse il prossimo punto sulla sua to–do list mentale. –Quanto tempo ancora?– si chiese, avvicinandosi al cellulare.

–Mhm, dovrebbe riuscire a fare la strada in meno di dieci minuti, ancora un paio per salutarci e tutto, quindi massimo quindici minuti? Massimo massimo?– rispose Seungmin, guardandosi intorno, paranoico del fatto che Minho potesse sentirlo, nonostante si trovasse ora nel bagno del centro commerciale in cui erano andati tutti insieme.

–Okay.– disse Jisung, prendendo un respiro profondo mentre dava un'occhiata a ciò che aveva preparato da mangiare per Minho, sperando che fosse effettivamente mangiabile e che i suoi strani sensi del gusto non lo stessero prendendo in giro. Non era il tipo da cucinare nulla di complesso, se c'era una cosa per cui pensava di essere negato, era proprio cucinare. Però si era impegnato così tanto, sarebbe stato triste scoprire che in realtà facesse tutto schifo.

–Ora esco, okay? Serve che gli chiedo se torna a casa, giusto per essere sicuri?

–No, non serve, me l'ha già detto prima. Non penso abbia cambiato idea.

–Come vuoi. Buona fortuna, allora!

–Avresti dovuto dirmelo prima, questo.

Sentì solo una risata soffocata, prima di rimanere solo. Era buio, anche perché ormai era quasi novembre e la poca luce al di fuori dalla finestra era ulteriormente bloccata dalle spesse tende che la coprivano. Se non fosse stata illuminata dalla luce proveniente dal lampadario, quella stanza sarebbe stata completamente immersa nell'oscurità.

Jisung osservò la custodia contenente una chitarra che Seungmin gli aveva prestato, quando gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto suonare qualcosa per Minho, ma non aveva nulla per farlo. Era felice che lo avessero tutti aiutato a mettere in atto quel piano, avevano tenuto occupato il suo ragazzo per tutto il tempo che gli era servito per cucinare qualcosa, senza distruggere la cucina di Minho, e per pensare a come comportarsi una volta che sarebbe tornato.

Si sedette sul letto, cercando di calmarsi anche se per qualche motivo si sentiva più nervoso del normale. Aveva messo il sale? La sua voce era scaldata abbastanza da poter cantare più tardi?

Prima di poter rispondere a tutte le domande che riempivano la sua testa, dieci altri minuti si dissolsero davanti ai suoi occhi, e la porta dell'appartamento si aprì dopo il solito motivetto che indicava che il pin inserito era corretto.

–Jisung?– domandò, i suoi occhi fissi sui suoi mentre richiudeva con una mano la porta, la sua espressione confusa.

–Hey.– lo salutò Jisung, sorridendogli e alzandosi.

–Cosa ci fai qui?– chiese, ricambiando il sorriso e avvicinandosi a lui.

–Volevo..fare qualcosa per te.– ammise.

–Qualcosa per me?– ripeté Minho, guardandosi intorno. –Aspetta un attimo.

Jisung posò una mano sulla fronte. –Oh, no, ti prego, non dirmi che riesci a capire che ho dimenticato il sale solo dall'odore.

Minho lo guardò. –Cosa?– domandò, ridendo.

–Eh, cosa? Non ho detto nulla.– rispose, ridacchiando nervosamente.

–Mentre ero via, tu eri qui? Questo vuol dire che sapevi esattamente dove fossi. O almeno, con chi fossi.

–Mhm?

of these chains | minsungWhere stories live. Discover now