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집으로 가자 / andiamo a casa <3 / let's go home

Chan aprì con cautela la porta davanti a loro, dando un'occhiata ai dintorni prima di voltarsi un'altra volta verso Minho e Jisung. –Potete andare.

–"Potete"?– chiese Minho.

Chan annuì. –Noi..dovremmo andarcene da qua.

–Aspetta.– disse Jisung. –Voi chi siete?

Changbin fece una smorfia. –Non possiamo dirvelo. Non c'è molto da sapere su di noi, comunque.

–Perché siete rimasti qui per tutto questo tempo?– chiese Minho. –Pensavate forse fosse okay, quello che ha fatto quella donna?

Chan scosse la testa. –Non lo abbiamo mai pensato. Siamo solo rimasti incastrati in un certo senso.

Minho annuì. –Capisco.

–Ancora non riesco a crederci che tu ti sia fidato così facilmente.– disse Changbin, ridacchiando.

–Non è che mi sia fidato..– disse Minho, infastidito da quell'affermazione.

Non era certo una persona da lasciare la sua fiducia nelle mani di estranei, soprattutto non in quelle di estranei potenzialmente pericolosi e che avevano contribuito al rapimento suo e di un suo amico. Ma c'era sempre stato qualcosa negli occhi di Chan che lo aveva spinto ad osare.

–Senza di te probabilmente saremmo ancora con loro.– disse Chan, sorridendogli grato.

–Non avreste potuto chiamare la polizia prima?– chiese Minho.

Changbin scosse la testa. –Non avevamo un cellulare da usare. E poi, non si sono mai fidati particolarmente di noi. Oggi è stato tutto un colpo di fortuna. Anche solo il fatto che ci abbiano lasciati da soli, con delle armi e tutto..è solo stata fortuna.– ripeté.

–Quindi se solo un dettaglio non fosse andato come è andato, forse a sto punto saremmo tutti morti.– concluse Jisung, dando un'occhiataccia al suo amico.

Minho alzò le mani. –Mi dispiace, gentiluomo.

Jisung lo colpì al braccio, scuotendo la testa esasperato.

–In realtà hai ragione.– disse Chan, ridendo. –Però più ci pensi più è difficile accettarlo.

–Parli come se fossi stato in punto di morte più e più volte.– mormorò Jisung. –Aspetta! Non lo voglio sapere. Non mi interessa.

–Quindi ora..ve ne andrete?– chiese Minho.

Chan annuì. –Ci ricostruiremo una vita. Non possiamo rimanere qui con voi, perché se la polizia ci trovasse, verremmo probabilmente arrestati. E per quanto io riconosco di aver fatto parte di un'organizzazione che ha recato danno a così tante persone..non è mai stata la mia intenzione.

–Lo so.– disse Minho, sorridendo. –È per questo che ora sei qua, e non con loro.

–Grazie, Minho.– disse Chan.

–Mi devi un favore.– disse l'altro ragazzo di risposta, facendogli un occhiolino.

–Tu sei pazzo.– commentò Changbin, sogghignando.

–Concordo.– disse Jisung, ridendo di rimando.

–Cosa vuol dire? Niente favore?– chiese Minho.

–Muovetevi.– li incitò Chan. –La polizia arriverà a breve.

Minho annuì, osservando l'oggetto che aveva raccolto da terra qualche momento prima per alcuni secondi, poi cedendolo a Chan. –Non la voglio. Sto cercando di essere una persona meno violenta.– disse con un ghigno, ricordando quel paio di pugni che aveva tirato al ragazzo il quale aveva tentato di farsi fin troppo vicino a Jisung. In realtà, non se ne era pentito nemmeno un po', ma capiva quale fosse il problema nell'agire in quella maniera. La violenza non sarebbe mai stata la scelta giusta. In nessuna situazione.

of these chains | minsungWhere stories live. Discover now