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멍 때리는 그 모습 / quell'apparenza distratta / that distracted appearance

–È stato piuttosto inutile portare via tutta la tua roba, devo dire.– mormorò Minho, lasciando sul pavimento del suo appartamento (*l'appartamento suo e di Jisung) uno scatolone di quelli di cui si erano serviti più e più volte per spostare le cose di Jisung.

–Dillo al me del passato.– disse Jisung, sospirando e aprendo uno degli scatoloni, osservando con degli occhi quasi vuoti i suoi vestiti all'interno.

–Beh, almeno ora sei sicuro di non volermi lasciare solo per nessun motivo al mondo.– disse Minho, ridacchiando.

–Starai ancora tanto tempo da solo.

–Non dormirò da solo, però.

Un sorriso si aprì sul volto di Jisung, al solo pensiero di potersi addormentare tra le braccia di Minho ogni volta che lo voleva. Sembrava un sogno, ma era la realtà. Era lì con lui, e sarebbe potuto rimanere senza doversi preoccupare di nulla, per tanto, tanto tempo.

–Mettiamo a posto le tue cose.– propose Minho, dandogli un bacio sulla testa e poi abbassandosi verso uno degli scatoloni.

Non servì molto tempo, qualche minuto più tardi era tutto al loro posto, similarmente a com'era stato prima che Jisung si trasferisse. Non c'era nessuna coperta sul pavimento, però. Alcune delle sue cose erano poggiate su altre di Minho, come il suo pc e alcuni libri per l'università; i loro due mondi sfumavano armonicamente in quell'unico luogo che avrebbero condiviso chissà quanto a lungo.

–Devi andare a lavoro, oggi?– gli chiese Minho, tirandogli un'occhiata mentre si sedeva sul letto.

Jisung scosse la testa. –Non te ne ho parlato, però..ora ho solo il mio part-time al caffè.– confessò. –Pensavo che non avrei più avuto bisogno di chissà quanti soldi, ora che vivo qui. Ne ho accumulati abbastanza in passato, e dividere l'affitto con te dovrebbe essere piuttosto conveniente.

Minho annuì. –Non è un problema. Finché tu ti senti a tuo agio e sei sicuro su ciò che pensi, allora non posso far altro che supportarti.

Jisung era consapevole della possibilità di eventi futuri fuori dalle sue previsioni. Non pensava affatto che la sua relazione con Minho sarebbe terminata a breve, ma sarebbe potuto andare incontro ad imprevisti in ogni modo. Se il suo ragazzo non fosse più stato in grado di vivere con lui, per qualsiasi motivo, se fosse magari tornato dai suoi genitori, avrebbe dovuto arrangiarsi da solo. Aveva tutto sotto controllo, come diceva Minho. Voleva godersi il presente, ma i suoi errori passati lo rendevano conscio del futuro e delle sue decisioni.

Jisung gli sorrise, tirando fuori il cellulare dalla tasca dei suoi jeans e sbloccandolo. –Oh. Felix mi ha scritto.

–Felix?

Jisung annuì. –A quanto pare si sente solo.– disse, ridendo mentre leggeva i vari messaggi ricevuti.

–Perché non vai da lui, allora?– suggerì Minho.

Jisung alzò lo sguardo verso di lui, ancora in piedi in mezzo alla stanza. –Tu non vieni?– chiese, mettendo a posto il suo cellulare.

Minho scosse la testa. –Sono un po' stanco.– mormorò, sorridendogli quando camminò verso di lui. –Penso rimarrò qua, magari provo a togliere quegli stupidi sticker di gatti dai muri.– concluse, ridacchiando.

In un certo senso, non era tutta la verità. Minho aveva semplicemente bisogno di un po' di tempo da passare da solo, per ripensare a tutto quello che era successo e rilassarsi un po', dopo tutti quegli eventi che si erano susseguiti velocemente; esattamente nello stesso modo in cui Jisung sembrava aver bisogno di qualcun altro con cui parlare, in quel caso, Felix. Minho era felice che il suo ragazzo stesse andando d'accordo con uno dei suoi amici più estroversi; quest'ultimo aveva spesso bisogno di compagnia, ma a Minho non era mai piaciuto passare troppo tempo con i suoi amici. Non sapeva quale fosse il motivo. Li apprezzava, assolutamente tanto, ed era grato di avere delle persone come loro al suo fianco, invece che quelle del suo passato, ma aveva comunque bisogno di rimanere da solo molte volte, piuttosto che in compagnia.

of these chains | minsungWhere stories live. Discover now