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난 충분해? / Sono abbastanza? / Am I enough?


Era difficile prendere una decisione del genere. Jisung non era nemmeno sicuro di averla presa davvero quella decisione. Forse si stava solo spostando istintivamente, sapendo che più avrebbe aspettato, più sarebbe stato difficile muoversi.

-Grazie di tutto. È stato bello lavorare con te!- gli disse uno dei suoi colleghi in uno dei tanti lavori part-time che aveva accumulato in quelle settimane.

Jisung annuì, sorridendogli. -Non sentire troppo la mia mancanza.- disse, salutandolo.

Non capiva perché, pur trovandosi molto più in alto, ora, si sentisse ancora bloccato. Aveva tutto ciò che gli serviva per ricominciare la sua vita, tornare ad essere indipendente, non doversi stressare di troppe cose, e allora perché? Perché quella pagina bianca davanti a cui si trovava lo terrorizzava così tanto?

Jisung era sempre stato il tipo di persona da lasciarsi andare e guardare mentre il mondo colorava la sua vita come capitava. Non faceva piani, non troppo dettagliati, perlomeno, non cercava di tenere sotto controllo troppe cose. Lo avrebbe fatto impazzire. Ma in quel momento si sentiva come una foglia caduta in un fiume. Dove sarebbe arrivato? Quanto in là si sarebbe spinto?

Passò così tanti giorni a domandarsi come comportarsi. Come agire.

-Hey! Hai lasciato qui il cellulare.- lo avvertì uno dei suoi compagni di corso.

-Oh! Grazie!

Il suo cellulare. Un nuovo cellulare, comprato con i suoi soldi. Il pensiero lo faceva sentire fiero di se stesso e in ansia allo stesso tempo.

Acchiappò il dispositivo dalla mano del suo compagno, dando un'occhiata alle notifiche sul blocco schermo.

Minho.

Minho gli aveva scritto.

Minho non sarebbe stato a casa per quel giorno. O almeno, gli aveva detto che sarebbe tornato un po' più tardi del solito, durante quel pomeriggio.

Minho gli aveva preparato il pranzo, senza che lui avesse chiesto nulla, come al solito.

Minho era il problema più grande, nella sua testa. Sapeva di dovergli dire qualcosa, che avrebbe dovuto vedere il suo viso mentre gli diceva di volersene andare.

Non se ne voleva andare, a dire il vero, ma sapeva di doverlo fare.

"Ti voglio bene."

Negli ultimi giorni, Minho era solo diventato ancora più affettuoso, e la cosa non aiutava affatto. Non aiutava le sue emozioni nei suoi confronti, non aiutava con l'idea di andarsene a vivere da solo. Si era abituato fin troppo a vivere con lui. Lo aveva viziato come fosse un bambino piccolo, dandogli tutto ciò che voleva, quando lo voleva.

Uscì dall'università, imboccando quella strada che non lo metteva più a disagio come aveva fatto per qualche tempo, dopo quello che era successo con il ragazzo della festa. Non sapeva con certezza come fosse andata a finire quella storia; Minho gli aveva detto soltanto di non preoccuparsi e che nessuno lo avrebbe più infastidito. Qualcosa era accaduto, ma cosa?

Non era importante, si fidava di Minho; per Jisung era sufficiente sapere che non sarebbe successo di nuovo nulla di ciò che era già successo. O che avrebbe dovuto accadere.

Prese un respiro profondo, continuando a camminare lentamente lungo la solita strada. Per quel giorno, non aveva fretta di tornare. Si sarebbe preso il suo tempo. Avrebbe passeggiato guardandosi intorno, apprezzando la dolce luce del sole di ottobre.

of these chains | minsungWhere stories live. Discover now