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너도 / anche tu / you too


Tw: omofobia

Jisung sorrise, osservando delle foglie cadere lentamente dagli alberi di colori vibranti, perlomeno quelli che ne avevano ancora attaccate ai rami. Era ormai autunno inoltrato, i giorni stavano cominciando a farsi più corti, più bui.

Ma per un certo motivo, Jisung non sentiva nessuna angoscia in tutto ciò. Gli era sempre piaciuto ritornare a casa, al caldo, dopo aver passato ore immerso nel gelo. Stare sotto le coperte, mentre il mondo fuori dalla finestra sembrava star già dormendo.

Nonostante ciò, però, c'era una luce quasi abbagliante al suo fianco. Il motivo per cui non gli dispiaceva che stesse arrivando l'inverno, non era perché era la sua stagione preferita in generale. Era perché sapeva che sarebbe rimasto al caldo, qualunque cosa sarebbe successa.

Come in quel momento in cui rabbrividì appena, sentendo le sue mani congelare contro l'aria fredda. Per qualche motivo non le aveva messe in tasca fino a quel momento, e non indossava i suoi guanti. La sua pelle stava già iniziando a screpolarsi leggermente, le sue labbra erano più rosse del solito. Non faceva ancora davvero freddo, ma non era neppure la migliore giornata delle ultime settimane. Il cielo era coperto da folte nuvole, probabilmente presto sarebbe piovuto, o forse, addirittura nevicato. Non lo avrebbe sorpreso.

Il sole era nascosto, troppo lontano da lui affinché lo potesse raggiungere. Troppo lontano per riscaldarlo. Ma fu qualcun altro a farlo.

Minho afferrò la sua mano destra, sorridendogli appena mentre intrecciava le sue dita a quelle di Jisung. –Metti l'altra mano in tasca. Fa troppo freddo per tenerla fuori.– gli disse, facendo lo stesso con quella che stringeva, portandola con la sua nella tasca della sua giacca.

La sua pelle si scaldò lentamente, coperta da un lato dalla mano di Minho, dall'altra dal tessuto della sua tasca. Decise di seguire il suo consiglio, infilando anche l'altra mano al coperto.

–Meglio?– gli chiese Minho.

Jisung annuì, sorridendogli.

Erano fuori da più di un'ora, ormai, passeggiando in quel parco disseminato di alberi e panchine, perdendo il tempo a guardare i loro dintorni e a calciare i sassolini davanti alle loro scarpe.

Minho alzò lo sguardo verso il cielo, notando le nuvole scure che li sovrastavano. –Sembra pioverà presto.– mormorò. –Dovremmo tornare a casa?

–Sì, forse è meglio. Non ho voglia di bagnarmi. Fa troppo freddo.

–Andiamo, allora.– disse Minho, procedendo a passi lenti per non rendere troppo sconfortevole tenere la mano di Jisung nella sua tasca mentre camminavano.

Lo sguardo di Jisung raggiunse un cumulo di foglie sotto ad un albero. Sembrava quasi come se qualcuno lo avesse modellato in quel modo, raggruppando tutte le foglie nello stesso punto. Gli ricordava il modo in cui una volta lo faceva quando era piccolo, lasciandosi ricadere sopra di esse senza farsi male, nuotando nel cumulo morbido finché i suoi vestiti non si sporcavano con pezzetti scuri di fogliame. Sua madre si era sempre lamentata quando lo faceva, chiedendogli di non farlo, dicendogli che si sarebbe fatto male. Ma era divertente.

Il pensiero della figura materna che era stata importante nella sua infanzia lo fece rabbrividire, distanziandolo dalla realtà per qualche attimo, ma tornò ai suoi sensi non appena sentì di nuovo la presa sulla sua mano destra.

–Tutto bene?– gli chiese Minho, fermandosi per dargli un bacio sulla guancia.

–Sì.– disse Jisung, annuendo.

of these chains | minsungWhere stories live. Discover now