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너의 눈에 별들이 봤어요 / ho visto le stelle nei tuoi occhi / I saw stars in your eyes


Fu piuttosto complesso trasportare Jisung tenendolo fra le sue braccia, attraverso tutti gli ostacoli, quali l'ascensore e la porta di casa, che tentavano di impedirgli il successo nella sua missione. Ma in ogni modo, Minho riuscì a tornare al suo appartamento senza troppi problemi, affrettandosi a lasciare Jisung sul suo letto e riprendere fiato per lo sforzo compiuto.

Jisung non era particolarmente pesante, ma era comunque un ragazzo grande e grosso, e tenerlo in braccio per quel paio di minuti, soprattutto camminando, non era stato esattamente nulla di che.

Lanciò le chiavi dell'auto sul tavolo, togliendosi poi le scarpe e osservando per qualche istante il ragazzo che ancora dormiva indisturbato.

–Devi essere proprio stanco, eh?– sussurrò, togliendo le scarpe anche all'altro ragazzo e coprendolo con una coperta, piuttosto che tentare di infilarlo nel letto. Non sarebbe stato semplice, e i suoi vestiti erano probabilmente sporchi in ogni modo.

Si trattenne qualche altro momento, incantato dall'espressione rilassata di Jisung, la sua testa leggermente piegata sul cuscino. Non ci pensò ulteriormente, abbassandosi solo di un po' e dandogli un leggero e veloce bacio sulla fronte.

Il suo cuore scottava, a quel punto. Dopo tutto quello che aveva passato, tutti i pensieri e le emozioni inarrestabili che lo avevano travolto mentre guidava come un pazzo; non sapeva esattamente come agire, ma era certo di ciò che provava per Jisung. Glielo avrebbe detto? Probabilmente no, o almeno, non a breve. C'era altro che tormentava l'altro ragazzo, in ogni modo. Non voleva spingerlo ancora più in giù.

Il sonno offuscava ancora la mente di Jisung quando si svegliò qualche ora più tardi, non riuscendo a capire dove fosse dal momento che la stanza era immersa nell'oscurità. Si girò di un po', a destra e a sinistra, comprendendo di trovarsi su un letto. Istintivamente, estese il braccio verso sinistra, dove avrebbe dovuto trovare, in teoria, la lampada posta sul comodino nell'appartamento di Minho.

E la trovò, accendendola. Sì, era sul letto di Minho.

–Cosa..?– sussurrò. –Come ci sono arrivato qui?

Si tirò su dal letto, bloccandosi e arrossendo appena quando trovò con lo sguardo l'altro ragazzo, disteso su quello che sarebbe dovuto essere, in teoria, il suo "letto provvisorio". Dormiva, forse profondamente, ma ciò che fece arrossire Jisung fu la vista del suo petto nudo, una singola coperta che arrivava soltanto fino ai suoi fianchi.

–Almeno mettiti una maglia.– bofonchiò Jisung, stanco dei modi di fare dell'amico.

Sul comodino era poggiato il telefono di Minho, lo schermo di vetro spaccato in un paio di punti. Lo afferrò, controllando velocemente l'ora. Erano le sei di mattina.

Jisung non ricordava per niente come avesse fatto ad arrivare a quel punto, sul letto di Minho. L'ultimo ricordo che riusciva a pescare nella sua testa era il viaggio tranquillo dalla stazione di polizia verso l'appartamento. Non sembrava esserci nessun'altra spiegazione, se non che si fosse addormentato in auto e Minho lo avesse trasportato fino a lì.

Sbadigliò, togliendosi la coperta di dosso e alzandosi per lasciarla sul ragazzo addormentato.

E poi, prima che i suoi stessi pensieri potessero cambiare, si distese vicino a lui, giocando per un po' con i suoi capelli finché il dio del sonno non gli tirò un pugno in faccia, facendolo tornare nel mondo dei sogni.

Il corpo di Minho era ora molto più caldo di quanto era stato prima. Si svegliò, sentendo qualcosa di caldo contro il suo corpo.

–Mhm?

of these chains | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora