21

2K 187 100
                                    

너무 빨리 운전하는 게 보다 이 숨켜진 감정이 훨씬 위험해 / queste emozioni nascoste sono molto più pericolose di guidare troppo velocemente /  these hidden emotions are way more dangerous than driving too fast


Era ormai sera. Jisung non era mai tornato così tardi, ma allo stesso tempo Minho non poteva sapere di preciso se fosse passato a pranzare o se fosse a lavoro. Il cibo che gli aveva preparato poco dopo la sua partenza, in modo che avrebbe potuto scaldarlo soltanto e mangiarlo senza doversi preoccupare di cucinare, era ancora lì. L'unica chiamata che aveva tentato di fare non aveva ricevuto alcuna risposta, nonostante il suo cellulare fosse acceso.

Forse era solo occupato. Fu quello il pensiero che tranquillizzò maggiormente Minho quando ormai si stava facendo buio fuori. Sarebbe tornato presto. Sarebbe tornato a casa, come sempre.

Si fecero le sette di sera. Un'altra chiamata senza risposta. Decise di cucinare qualcosa per cena, in ogni modo non poteva far nulla per cambiare la situazione. Minho non comprendeva per quale motivo il suo cuore stesse battendo così veloce, perché stesse provando una strana sensazione. Tutto gli diceva che ci fosse qualcosa di sbagliato. Che qualcosa non fosse al suo posto.

Il cellulare suonò, attirando la sua attenzione mentre afferrava una padella. Fece qualche passo verso il tavolo, notando la scritta "Jisung" sullo schermo.

–Oh, si è fatto vivo?– disse tra sé e sé, raggiungendo il dispositivo e portandolo all'orecchio dopo aver risposto. –Jisung? Dove sei finito?

–Sorpresa.

Gli occhi di Minho si fermarono su un punto della parete davanti a lui, le sue pupille ristrette in un solo istante. La sua pelle era improvvisamente ricoperta da brividi pungenti, pur stando al di sotto dei suoi vestiti. Il tempo scorreva, ma per qualche motivo gli sembrava di essere bloccato per sempre. Bloccato in quel preciso punto del suo appartamento. Bloccato a sentire quella voce che non avrebbe mai dimenticato. Bloccato dal suo cervello, il quale si era mosso più veloce di quanto avrebbe potuto accettarlo, comprendendo senza fatica cosa fosse successo.

–Sei ancora lì?

Una risata come un pugnale intento a scorrere sulla sua pelle, tracciando segni profondi da cui sarebbe sgorgato sangue per un'eternità.

E poi scosse la testa, riprendendo il controllo. –Dov'è Jisung?– chiese, impaziente.

Un'altra risata. –È qui, accanto a me. Mi ha aiutato a sbloccare il cellulare per chiamarti.

–Cosa vuoi da lui?

Risposte. Aveva bisogno di risposte per capire come muoversi in fretta. Non c'era tempo da sprecare. Doveva andare.

–Qualcuno non ha fatto il bravo ed è andato dalla polizia. Non è così?

–Non mi frega un cazzo di cosa è successo, okay? Ora muoviti e dimmi cosa vuoi da lui.

–Da lui? Non penso sarà in grado di darmi nulla di che.– rispose la voce femminile.

Un attimo di silenzio, poi il rumore di una pistola che stava venendo caricata.

Minho si irrigidì, stringendo i denti. –Smettila di giocare, bastarda!

La presa sul suo cellulare ormai era così forte da essere vicino al distruggere lo schermo di vetro solo con la pressione che vi stava applicando. Le sue nocche erano bianche, l'altra sua mano appoggiata sul tavolo.

–Ti manderò un indirizzo tra un istante. Dovrai venirci da solo. Niente compagnia, non chiamare la polizia. Lo scopriremo prima. E non ti conviene. Se lo farai, potrai dire addio al tuo amichetto.

of these chains | minsungWhere stories live. Discover now