Capitolo 1

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Buttai il mozzicone di sigaretta dal finestrino e sbuffai per la centesima volta in quella giornata nuvolosa.
-Non capisco proprio la ragione per cui debba venire anch'io al campo- mi lamentai verso mio padre, che sedeva accanto a me nel fuoristrada nuovo di zecca.
- Lídia, è la terza volta che te lo ripeto: non voglio più trovare maschi ubriachi stravaccati sul mio divano quando torno a casa dal lavoro-
Alzai gli occhi al cielo e osservai annoiata lo stadio che si avvicinava sempre di più, nel quale avrei passato la maggior parte dell'estate a vedere maschi mutandati correre verso un pallone.
-E mi raccomando- disse lui -non farmi fare brutte figure. Niente fumo, niente scenate e nessuna discussione in pubblico. Devo lavorare sodo per il bene della nazionale-
-Niente fumo?! Papà io...-
-I miei ragazzi non devono assolutamente respirare quella schifezza. E neanche tu dovresti- mi lanciò un'occhiataccia e sbruffai mentre parcheggiava il fuoristrada nel cortile fuori allo stadio. Uscii dalla macchina e mi avviai da sola verso l'entrata, dove mi aspettava un buttafuori, veramente carino.
-Buongiorno- salutò lui cordialmente, ma gli risposi soltanto con un occhiolino, entrando in quei corridoi lunghi e scuri.
Alle mie spalle, mio padre camminava con passo sicuro mentre parlava al telefono. Dopo 5 lunghi minuti arrivai al campo e mi sedetti sul bordo, a terra, osservando attentamente alcuni dei ragazzi brasiliani che si sarebbero dovuti allenare per i mondiali. Erano tutti abbastanza giovani, alcuni ridevano e scherzavano fra loro, altri già tiravano in porta, altri ancora palleggiavano da soli come se fosse la cosa più naturale al mondo. Beh, loro erano calciatori professionisti, era il minimo.
Mio padre ci raggiunse dopo qualche minuto, terminando la chiamata un secondo prima di entrare in campo. Salutò affettuosamente i 'suoi ragazzi', come ormai li chiamava da due anni, e cominciò gli allenamenti. I ragazzi cominciarono a correre, e pensai a quanto sarebbe faticoso farlo con i polmoni impregnati di fumo come i miei, ma non ci diedi molto peso: non avevo intenzione di diventare una calciatrice, quindi il problema era già risolto. Risi tra me e me e presi il cellulare, sperando che quelle due ore e mezza sarebbero passate in fretta.
Ascoltai un po' di musica e messaggiai con la mia migliore amica, che era rimasta in Brasile, ma venni interrotta da una pallonata che mi colpì il braccio.
-Cazzo!- urlai facendo cadere il telefono a terra, sentendo una fitta dolorosa al polso. Un ragazzo corse verso di me e si sedette alla mia sinistra con aria preoccupata.
-Scusami! Io..io non volevo! Accidenti- la sua voce tremava e iniziava a balbettare. Se non fosse per il fatto che mi aveva appena colpita, sarebbe stata una situazione divertente. Era il tipico ragazzo impacciato che amavo prendere in giro. Mi accarezzò il polso delicatamente, ma mi ritrassi schifata.
-Avanti! Sei tutto sudato!- mi lamentai.
Rise imbarazzato e mi chiese ancora una volta se mi facesse male il polso, ma quando mio padre lo chiamò corse verso di lui, lasciandomi da sola con un polso dolorante.
-Cretino- sbuffai fra me e me, mentre recuperavo il telefono caduto accanto ai miei piedi. Decisi che sarebbe stato meglio andare sugli spalti, per evitare altri 'incidenti', ma non appena mi alzai venni distratta dalla voce di mio padre, che mi avvisava della fine degli allenamenti.
"Finalmente" pensai raggiungendolo, notando a malincuore che quel ragazzo che mi aveva colpita era accanto a lui, con la palla fra le mani.
-Andiamo all'hotel? Sono stanca di stare qui-
-Dovrai abituarti, piccola. Passerai quasi tutti i giorni negli stadi- disse mio padre provocando la risata di quel ragazzo.
-Non chiamarmi piccola!- alzai la voce e mi diressi verso il corridoio che portava all'uscita, mentre mio padre mi guardava con delusione negli occhi. Presi una sigaretta dal pacchetto che avevo in tasca e l'accesi portandomela alle labbra, mentre alcuni passi veloci mi stavano raggiungendo.
-Che tipetto che sei- quella voce. Lo stesso tono impacciato di qualche minuto prima.
-Ho chiesto il tuo giudizio?- domandai aspramente mentre buttavo fuori una nuvola di fumo dalla bocca.
-Beh.. Io... Come va il polso?- girai lo sguardo e vidi il viso del ragazzo rosso.
-Meglio, non dovresti farti una doccia?-
-Certo, beh volevo assicurarmi che stessi bene, mi dispiace sul serio-
Sbuffai dalla noia.
-Sarà la centesima volta che me lo dici! Non ti denuncerò per una stupida pallonata, ragazzino-
-Ragazzino?- rise di gusto -potrei essere più grande di te! Comunque sono Neymar, piacere-
-Piacere mio, ora ciao- sventolai la mano in aria in un gesto di disprezzo e non mi voltai neanche a vedere l'espressione che aveva in volto. Mi piaceva trattare male i maschi, perchè la maggior parte delle volte questo li eccitava. Non sentii più il suo passo leggero vicino al mio, quindi capii che si era fermato a guardarmi, e uscii soddisfatta da quello stadio, entrando nel fuoristrada aspettando che mio padre mi portasse via di lì.

Save me || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora