Capitolo 8

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*mattina seguente*

Lídia Pov

Il rumore acuto della sveglia mi fece aprire gli occhi di soprassalto. Era prestissimo. Dominik aprì lentamente gli occhi, poi sbadigliò e spense svogliatamente la sveglia sul telefono. Il viso era un misto tra stanchezza e consapevolezza di dover rispettare i piani della giornata, pur malvolentieri.
-Buongiorno- sussurrò. Col braccio che teneva attorno al mio corpo mi portò verso il suo petto, stringendomi.
Mugugnai un "buongiorno" con la voce ancora impastata di sonno.
-Dobbiamo già alzarci?- mi lamentai.
-Possiamo stare altri dieci minuti, se vuoi-
Mi misi comoda sul suo petto, chiusi gli occhi e immaginai egoisticamente che si trattasse di Neymar. Scacciai quel pensiero dalla mente.
-Non ho voglia di venire all'allenamento- confidai. Non era l'allenamento il problema: cioè, sì, ma passava in secondo piano rispetto al problema principale: incontrare Neymar.
Non ebbe il tempo di rispondere che la sveglia suonò di nuovo, interrompendo quel momento di relax.

A breve tutti i giocatori si sarebbero svegliati, mancava poco alla colazione. Dovevo muovermi se non volevo farmi vedere. Stiracchiai la schiena, ma non mi accorsi di essere completamente nuda. Mi coprii il seno d'istinto.

-Mi presti una maglia?- lo sguardo malizioso di Dominik mi scrutò per bene prima che mi rispondesse. Mi rubò un bacio a stampo sulle labbra, e si apprestò a tirare fuori dal borsone una maglia sportiva, con il logo della nazionale croata.

-Una meno evidente?-

Lui rise, prese dal borsone una semplice maglia bianca a maniche corte e dei pantaloncini. Quando li indossai, mi resi conto di quanto fossi minuta in confronto a lui, un metro e novanta di soli muscoli. Strinsi per bene i lacci dei pantaloni e lasciai che la maglia di cadesse morbida fin sotto le anche. Salutai frettolosamente Dominik e uscii dalla stanza facendo il meno rumore possibile.

Forse mi sbagliavo all'inizio, Dominik poteva essere un valido passatempo qui in Qatar. Pensando di aver scampato qualsiasi pericolo, proprio prima di aprire la porta della mia stanza, sentii quella di mio padre chiudersi.

-Lídia- era confuso -come sei vestita?- il sangue mi si gelò in corpo. Mi girai lentamente verso di lui, sperando che il trucco rovinato dalla sera precedente non fosse troppo evidente.

-Sono scesa a prendere un caffè- inventai. Probabilmente neanche lui ci credette, ma ritenne meglio non approfondire.

-Cambiati e preparati, tra poco il pullman passerà a prenderci-

Annuii distrattamente e mi affrettai ad entrare in stanza. Prima di chiudermi la porta alle spalle, notai Neymar passare velocemente per il corridoio, già in tenuta di allenamento. I nostri sguardi si incrociarono per un secondo.

Neymar POV

Non mi fermai a parlare con Lídia. Il mister era fuori la sua stanza, e sinceramente non avevo ancora pensato a come risolvere quel piccolo disguido di ieri sera. Sta di fatto che non avevo dormito per niente, e l'allenamento di oggi ne avrebbe risentito. Mancavano due giorni all'inizio del mondiale, non potevo permettermi distrazioni. Ma Lídia era una distrazione per me?

Percorsi velocemente le scale che conducevano al ristorante e raggiunsi i miei compagni di squadra che già discutevano su quali squadre potevano qualificarsi agli ottavi.

-Allora?- la voce di Antony mi riportò alla realtà.

-Mh?- feci con fare interrogativo, mentre buttavo in bocca dei cereali insipidi.

-L'appuntamento- fece segno con la testa verso le scale, mantenendo però lo sguardo fisso su di me. Mi girai leggermente e notai Lídia scendere le scale, col viso pulito e i capelli raccolti in una lunga coda.

-Ne parliamo dopo, da soli- conclusi. Lídia si sedette piuttosto lontano, dall'altra parte della tavolata. Il suo sguardo era fisso sul telefono. Notai un livido piuttosto evidente sul suo braccio sinistro. Ieri non lo aveva.

Delle risate mi distrassero da Lídia. Il tavolo della Croazia, affianco al nostro, era piuttosto animato. Riuscii a intercettare parte del dialogo, tra quello che doveva essere Kovacic e il portiere, Livakovic. Una voce, straniera, partecipava al dialogo. Qualcuno della nazionale francese.

-Non mi hai fatto dormire per niente ieri- il centrocampista, in un inglese maccheronico.

-Confermo, dormo nella stanza sotto la tua- il francese.

-Prossima volta faremo più silenziosamente. Quella brasiliana è una forza della natura- il portiere.

Presto feci due più due. Tutto quadrava. Ieri Lídia non stava dormendo, era semplicemente andata a spassarsela col portiere croato. Un senso di rabbia mi annebbiò la vista per qualche secondo. Il livido non se l'era sicuramente procurato con una caduta. Allontanai violentemente il piatto della colazione e mi alzai. Antony mi guardò stranito, ma non avevo voglia di dare spiegazioni. Mi diressi velocemente verso l'uscita, avrei aspettato lì il resto della squadra. Dovetti inevitabilmente passare davanti a Lídia; notai il suo sguardo curioso, e probabilmente consapevole, tanto che, prima di raggiungere l'uscita dell'hotel, sentii i suoi passi leggeri seguirmi nell'enorme hall.

Mi fermai di scatto, e lei dietro di me.

Save me || Neymar JrDonde viven las historias. Descúbrelo ahora