Capitolo 48

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Lídia POV

Ora o mai più. Dovevo prendere coraggio e affrontare il casino che io stessa avevo combinato. Spensi la sigaretta, ancora a metà, sulla ringhiera del balcone e tornai per la decima volta davanti allo specchio, controllando di avere un aspetto più o meno decente. Quel giorno avevo abbondato col correttore per nascondere le occhiaie nere che da giorni non abbandonavano il mio viso. Sistemai per l'ultima volta l'orlo del mio vestito e feci un respiro profondo. Dovevo tentare.

Uscii dalla mia stanza camminando lentamente, a passi leggeri, raggiungendo senza fretta la camera di Neymar. La mia mente era vuota, non avevo idea di cosa avessi potuto dire per avere un minimo di possibilità di risolvere le cose con lui.

Quando finalmente mi trovai di fronte alla porta della sua stanza, alzai il braccio per bussare, ma venni fermata dai rumori che provenivano dall'altra parte della porta: singhiozzi.

Sentirlo piangere mi spezzò il cuore. Trattenni le lacrime che minacciavano di scendere per l'ennesima volta e bussai con la mano tremante.

Neymar POV

Il mio momento di sconforto fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Non avevo chiesto il servizio in camera e i miei compagni di squadra erano allo stadio. Poteva essere solo una persona. Non risposi. Asciugai le lacrime che rigavano il mio volto e mi alzai con difficoltà da terra, rimanendo in religioso silenzio.

Bussarono alla porta, di nuovo.

-Ney? Sono...sono Lídia- sapevo fosse lei. Lo sentivo. E a rigor di logica, l'unica persona che poteva cercarmi nell'hotel ormai blindato era proprio lei. Non risposi, non sapevo cosa dire. Il mio cervello mi urlava di mandarla a farsi fottere, il mio cuore invece aveva aumentato pericolosamente i battiti solo al sentire la sua voce. In quel momento capii lo stato d'animo di Lídia, quando era chiusa in stanza e io bussavo alla porta, disperato. Si era ribaltata la situazione e odiavo tutto ciò.

Lei sembrò pensare la stessa cosa.

-Ney, se ti avessi aperto la porta all'epoca, non saremmo stati giorni interi senza parlare, proprio come ora-

Non potevo lasciarla fuori. Volevo sentire cosa avesse da dire, urlarle contro se necessario, ma non potevo non aprire quella porta. Il cuore aveva preso il sopravvento sul cervello.

Zoppicai con fatica verso la porta e allungai tremolante una mano verso la maniglia. Quello che mi ritrovai davanti era la figura esile di Lídia, a spalle ricurve mentre si mordicchiava il labbro inferiore per il nervoso. Quando mi vide, si aggrappò al mio busto abbracciandomi con forza. Scoppiò in lacrime e dovetti dare il meglio di me per non seguirla a ruota. Non ricambiai l'abbraccio, era come se fossi in trance. Guardavo un punto fisso del corridoio, senza sbattere le palpebre, mentre i singhiozzi di Lídia facevano da cornice a quella triste scena.

-Mi dispiace- singhiozzò lei. La maglia era ormai umida delle sue lacrime. Scossi la testa per ritornare alla realtà e feci leggera pressione per allontanarmi dalla sua presa.

-Entra- sussurrai con voce roca. Entrò a testa bassa, raggiungendo lentamente il letto per sedersi sul bordo, in una posa rigida e composta. Mi vide camminare con difficoltà verso di lei, sembrò voler dire qualcosa ma poi ci ripensò. Non era il momento di preoccuparsi per la mia caviglia, le avrei sinceramente riso in faccia.

Attesi in silenzio che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. La verità era che avevo una voglia matta di sentire la sua voce, anche se non volevo ammetterlo a me stesso.

-Non so da dove cominciare- ammise lei. Nessuna reazione da parte mia. Lei sembrò a disagio, ma dopo aver preso una boccata di ossigeno riprese a parlare.

-Hai tutto il diritto di comportarti così. Io mi sono comportata peggio per motivi più stupidi. Voglio solo che sia chiaro che non l'ho fatto per ferirti. Non mi sono neanche resa conto delle mie azioni fino a che Kylian non mi ha fermata-

Al nome di Kylian, mi venne naturale fare un ghigno. Il mio grande amico, certo, non ci aveva pensato due volte a rovinare la mia relazione. Lei si accorse della mia reazione e parve sconsolata.

-Kylian non ha fatto niente, credimi. Io.. io stavo ripensando alla conversazione di quel pomeriggio e l'alcol ha fatto tutto il resto. Ero terrorizzata dal perderti dopo il mondiale.. e ho fatto la gran cazzata di perderti prima-

-Perché?-

Lei alzò lo sguardo meravigliata da una mia reazione.

-P..perchè cosa?-

-Perché sei così terrorizzata dal perdermi?-

-Ney...- allungò la mano verso il mio braccio, ma mi scostai prima che mi toccasse -te ne ho parlato quel pomeriggio... dopo il Qatar io dovrò tornare con mio padre in Brasile e tu volerai in Francia. Come pensi possa andare avanti?-

-Non ti è mai passato per la mente che ti avrei chiesto di venire a Parigi con me?-

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now