Capitolo 50

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Restammo sdraiati sul letto per minuti interminabili. Nessuno dei due si azzardava a fiatare. Io guardavo il soffitto, mantenendo una posa rigida e le braccia stese lungo i fianchi, immobile. Neymar guardava fuori dalla finestra, sdraiato su un fianco, dandomi le spalle. Aveva voluto che rimanessi con lui, ma non fiatava. Certo, sicuramente quella situazione era migliore dei giorni precedenti, ma non sapevo davvero come muovermi. Avevo finito le parole da dire per chiedergli sucsa, non ero mai stata brava in quelle cose. Di solito ribaltavo la situazione a mio favore e mettevo le altre persone in condizione di scusarsi, nonostante avessero ragione. Ma prima cosa, non potevo rigirare la frittata, era praticamente impossibile; seconda cosa, non ce l'avrei mai fatta con Neymar. i suoi occhi sinceri, il suo carattere genuino e l'amore che provavo per lui facevano ormai da deterrente per la vecchia Lídia.

Dopo circa mezz'ora passata in quel modo, lui inerme a fissare il vuoto alla finestra, e io immobile nell'angolo del letto, finalmente sentii la sua voce.

-L'hai sentito ancora? Kylian intendo-

Domanda lecita. Valutai se fosse il caso di mentire e dire che no, non lo avevo sentito più da quel giorno al bar. Ma la verità era che Kylian si faceva sentire spesso per messaggi, anche se distante e con tutte le accortezze del caso. Soffriva per l'amicizia rovinata, di nuovo, con Neymar e si sentiva in colpa per essere finito in mezzo alla nostra relazione.

-Io... ogni tanto, per messaggi. Era preoccupato per me e per te.. ti ha visto esplodere quel giorno al bar e vuole assicurarsi che sia tutto okay-

-Ma vi siete visti in questi giorni?- continuò lui con voce roca. Probabilmente aveva pianto silenziosamente fino a qualche secondo prima.

-No, mai- ero completamente sincera. Doveva credermi, doveva davvero. Non c'era niente di malizioso nel "rapporto" tra me e Kylian. Che poi, definirlo rapporto era un'esagerazione. Non eravamo amici, non eravamo amanti, più o meno eravamo conoscenti.

Neymar si girò finalmente verso di me, posizionandosi comodo sul fianco. Le mani accovacciate al torace e gli occhi gonfi. Avevo ragione, aveva pianto di nuovo.

Non incrociò il mio sguardo, cercò sempre di tenere un profilo basso e concentrarsi su qualche stupido particolare della camera o del letto.

-Io ti amo...- sussurrò poi. Non seppi esattamente cosa provocarono in me quelle parole. Da una parte ero contenta, dall'altra sentivo che avrebbe proseguito la frase con un "ma".

-...ma davvero non posso rivivere tutto questo all'infinito- ecco, avevo ragione. Si andò a formare un groppo in gola. Avrei voluto urlare in quel momento, prendere a pugni quel fottuto materasso duro e strappare le lenzuola dal letto, ma l'unica cosa che feci era stringere forte il cuscino su cui poggiavo la testa e affondarci le unghia fino a farmi male.

-La mia vita è sempre questa- continuò -allenamenti, partite, casa. Questo sono io: sono così come mi hai conosciuto. Certo, ogni tanto partecipo a una festa o ad un evento del PSG, ma ti assicuro che sono la persona più semplice di questo universo. Se questa monotonia ti stanca o ti annoia, forse non siamo fatti per stare insieme-

Sussultai. Strinsi ancora di più il cuscino fino a far diventare rosse le punte delle dita.

-Non dire così, per favore-

-Devo dirlo, Lídia. Se ti fai tutte queste paranoie senza che io ti dia motivo per fartele, devo aspettarmi che ad ogni evento del PSG o ad ogni festa ti ubriacherai e bacerai persone a caso? Cerca di avere fiducia in te, come io.. come io ce l'ho per te, nonostante tutto-

Stava parlando a cuore aperto e io non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto. Era distrutto, avevo tradito la sua fiducia ma credeva ancora in noi.

-Non andrò a baciare persone a caso per sempre, cazzo- strinsi gli occhi, non sopportavo più di vederlo in quelle condizioni. Volevo stare al completo buio e fingere di parlare con un muro -Non l'ho fatto per ferirti, per favore, cerca di ficcartelo in testa. Tutte le volte che abbiamo discusso in queste settimane, secondo te, sono andata a baciare gente a caso nell'albergo?-

-E perché non sei venuta da me, cazzo?!- alzò il tono, ma la sua voce era sempre roca e spezzata da quelli che sembravano singhiozzi. Aprii gli occhi ma guardai il soffitto, tenendo lo sguardo fisso in alto. -Se eri così terrorizzata dal perdermi, perché non sei venuta da me? Ero a un passo da te a giocare a poker con gli altri-

-Perché avevo dato già tutto per scontato... o almeno, l'alcol l'ha fatto- il mio ragionamento, nonostante fosse dettato al cento per cento dalla verità, non aveva senso. Me ne accorgevo parola dopo parola. Come una stupida avevo creduto bene che la soluzione a tutti i miei problemi fosse gettarmi sulle labbra di un completo sconosciuto, invece di andare da chi in quei giorni mi aveva sempre dimostrato di esserci.

-Perdonami, Ney. sono stata impulsiva. Ma cambierò-

Neymar alzò leggermente il busto facendo pressione sui gomiti. Finalmente mi guardò dritta in faccia -Io non voglio che tu cambi. Io ti amo per quello che sei. Devi solo cercare di capire che tu ed io stiamo costruendo qualcosa insieme, e non sei più sola-

Allungò una mano verso la mia guancia. La pizzicò dolcemente e poi la accarezzò ancora più delicatamente. Fu un tocco quasi impercettibile.

-Capisco la situazione in cui sei cresciuta, davvero, capisco tutto. Ma tutto questo... noi, noi siamo diversi-

Sospirai a fondo e incrociai timidamente il suo sguardo. Con dei piccoli movimenti di avvicinai lentamente al suo viso, con una paura matta di essere allontanata. Neymar non si mosse. Lo baciai, con tristezza, malinconia. Era un bacio che aspettava le sue labbra da giorni, che le aveva sognate di notte, tutte le maledette notti passate da sola.

Lui ricambiò.

Save me || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora