Capitolo 3

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In poco tempo lessi una decina di articoli su questo dannato Neymar Jr, stella del calcio brasiliano, scoprendo qualcosa della sua vita privata. Sembrava esser single, interessante. Cercai ancora le sue vecchie fiamme: alla faccia del timido, aveva spezzato più cuori di me. Non sapevo la vera ragione per cui volevo conoscerlo a fondo, di solito era il contrario. Provavo una sorta di attrazione nei confronti di Neymar da Silva Santos Jr, quasi ossessione. Una strana curiosità che mi stava facendo trascurare la mia skin care quotidiana. Quando terminai di leggere i vari siti di gossip su quel calciatore così timido ma determinato, spensi il telefono e mi addormentai quasi subito.

*mattina seguente*
Neymar POV
La sveglia suonò presto quella mattina, allo stesso orario di ieri e dei prossimi giorni fino alla finale, si sperava, dei mondiali. Mi vestii velocemente e preparai il borsone con il necessario per l'allenamento aspettando che i miei compagni di squadra mi raggiungessero nella hall.
-Neymar! Buongiorno!- mi salutò l'allenatore con una pacca sulla spalla. Era di buon umore. Lo eravamo tutti.
-Buongiorno mister!-
-Ti sei riposato abbastanza? Oggi lavoreremo sodo-
'No, mister. Ho passato la notte a girarmi e rigirarmi nel letto al pensiero di sua figlia nel mio stesso hotel, sul mio stesso piano'.
-Certo- risposi sorridendo, ma il mio sguardo si fermò sulla scalinata alle spalle dell'allenatore, dalla quale stava scendendo Lídia, bellissima anche con un pantalone di tuta largo e una canotta semplice.
Aveva lo sguardo imbronciato, avevo sentito dire che il padre la costringeva a venire agli allenamenti per 'tenerla a bada'. Non ho voluto chiedere cosa significasse esattamente "tenerla a bada".
La salutai con un piccolo cenno di capo ma non ricambiò, troppo impegnata a dare conto al telefono.
Salutò distrattamente il padre e si avviò con lui nel fuoristrada nero parcheggiato nel cortile dell'hotel, mentre io mi avviai nel pullman con i miei compagni di squadra. Lo stadio non era molto distante dall'hotel, ma per evitare l'attacco dei paparazzi o dei fan era necessario usare un mezzo di trasporto. Questa volta ci saremmo allenati con la Croazia. Conoscevo quasi tutti i giocatori croati convocati nella nazionale: Perisic, Brozovic, Livakovic... La nazionale croata non era da sottovalutare.
Arrivammo al campo in meno di dieci minuti e scendemmo velocemente dal pullman prima che arrivassero i paparazzi. Scorsi con lo sguardo la figura di Lídia che si avviava col padre al campo, verso Dalić, l'allenatore croato. Quando scomparve dalla mia visuale seguii i miei compagni negli spogliatoi e mi cambiai velocemente, pronto a questa partita di allenamento.
Entrammo in campo e notammo che la squadra avversaria si stava già riscaldando. In particolare notai Livakovic, intento a parare i tiri in porta di un suo compagno di squadra, proprio sotto gli occhi di Lídia, che per la prima volta aveva messo in tasca il telefono e stava osservando con attenzione il portiere avversario.

Lídia POV
Ero stregata dalla bellezza di quel ragazzo, che capii dalla sua maglia chiamarsi Livakovic. I ragazzi stranieri avevano il loro fascino, con quell'accento a volte buffo e a volte estremamente sexy.
Afferrava la palla con una facilità assurda e notai che a volte, tra un tiro e un altro del suo compagno di squadra, cercava di far incrociare i nostri sguardi. Mi azzardai ad accennare un saluto con la mano, stando attenta a non farmi notare da mio padre o da qualche giornalista: la figlia dell'allenatore del Brasile che ci prova con il portiere croato? Divertente, ma forse solo per me: per mio padre sarebbe stata l'ennesima brutta figura. Tendenzialmente non mi importava degli scoop che qualche giornale locale pubblicava su di me: la vita è una e va vissuta a pieno. Ma avevo, in un certo senso, promesso a mio padre di rigare dritto; per la verità, me lo aveva imposto, e invece di andare sempre contro di lui, avevo deciso di comportarmi relativamente bene, per poter a mia volta godere al cento per cento di questa vacanza in Qatar. In fondo, era lui che lavorava, io potevo spassarmela, con discrezione.

Nel bel mezzo di questi pensieri, vidi il portiere avvicinarsi agli spalti dietro la sua porta, proprio dove ero seduta io.
-Cosa ci fai qui, sola e annoiata?- chiese divertito, in inglese per far sì che ci capissimo entrambi. Ecco l'accento straniero che tanto mi piaceva; cercai di contenermi. "Hai una soluzione a questa noia?" Guardò prima in alto, poi sorrise portandosi la mano coperta dal guanto dietro la nuca. -Un'idea l'avrei: aspettami all'uscita del campo, faremo un giro per la città-
Sorrisi soddisfatta e annuii, anche se la sua non era una domanda, piuttosto un'affermazione. Mi salutò velocemente per raggiungere i compagni. Manuel Neuer poteva anche non alloggiare nel mio hotel, ma Livakovic era un buon sostituto. Vidi in lontananza Neymar osservare la scena da lontano; scosse la testa, almeno così mi parve di capire, e tornò ad allenarsi con gli altri.

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now