Capitolo 51

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Neymar POV

La mattina seguente, a gironi conclusi, l'umore della nazionale brasiliana era altalenante. Eravamo ufficialmente qualificati per gli ottavi di finale, ma avevamo perso la partita del giorno prima con il Camerun. Forse avevamo sottovalutato la squadra avversaria, o forse eravamo già sicuro di essere qualificati per rischiare di giocare troppo intensamente e rischiare qualche infortunio. Seppi del risultato la mattina stessa; la sera prima io e Lídia eravamo crollati in un sonno profondo, e più o meno sereno.

A colazione notai l'espressione del viso del mister, che non era delle migliori. Probabilmente il giorno prima negli spogliatoi aveva già sfogato il suo nervosismo per la sconfitta. In realtà, tutte e tre le squadra presenti nell'albergo erano qualificate: anche la Francia aveva perso l'ultima partita, e la Croazia se ne era uscita con un umile pareggio. Beh, almeno la questione gironi era conclusa.

Seppi da Thiago Silva che la sera prima la squadra aveva preferito fare le cose in piccolo e brindare alla qualificazione agli ottavi con un semplice aperitivo. Effettivamente quella mattina trovai dei messaggi dei miei compagni di squadra, che mi chiedevano di unirmi a loro, ma non avevo sentito le notifiche mentre dormivo. Antony e Richarlison furono sorpresi di vedermi seduto a fianco a Lídia, che teneva un profilo basso e non proferiva parola. Lucas Paquetà, seduto accanto a lei, aveva provato ad avviare una conversazione, ma andò a morire dopo i primi due o tre scambi di battute.

Gli ottavi sarebbero stati contro la Corea del Sud. Un avversario non imbattibile, ma che era riuscita a battere il Portogallo nell'ultima partita del girone, con un degno 2 a 1.

-Mister, siamo liberi oggi?- chiese Casemiro, con la bocca ancora piena. Era abbastanza divertente quella scena: il mister lo guardava con un sopracciglio alzato e la fronte corrucciata, tenendo sospesa la forchetta, impassibile.

-Ve lo meritate?- chiese poi il mister Souza. Era in parte ironico, ma anche serio. Poi roteò gli occhi al cielo e ci diede il via libera per quella giornata.

L'intera tavolata esultò attirando l'attenzione delle altre squadre. Ma poco importava. Mi girai verso Lídia e le proposi di fare un giro fuori.

-Fuori?- ripetè lei.

-Sì, non ne posso più di questo albergo. Ho bisogno di prendere aria-

Lei annuì e mi sorrise timidamente. Ci eravamo riappacificati, ma c'era ancora un po' di tensione.

Lídia POV

Raggiungemmo le nostre rispettive camere per prepararci a una giornata fuori. Aprii il balcone e mi accorsi che la temperatura era già alta alle otto di mattina. Sicuramente verso l'ora di pranzo si sarebbe alzata ancora. Prima di lavare i denti e truccarmi, fumai velocemente una sigaretta alla finestra. Il nervosismo non mi lasciava perdere, neanche dopo la "pace" fatta con Neymar. mi sentivo in difetto, ed era più che plausibile. Lui sembrava sereno, o almeno era una serenità di facciata. Mi aveva perdonata e io invece mi comportavo da stupida, tenendomi a dovuta distanza da lui.

***

Dopo un veloce giro della città, in cui ci fermammo varia volte per scattare foto con i tifosi e gente locale, trovammo finalmente un posticino appartato per pranzare. L'albergo, per quanto fosse lussuoso e abbastanza internazionale, offriva bene o male sempre le solite cose. Probabilmente era anche dovuto al fatto che gli ospiti erano calciatori, sportivi, quindi i pasti dovevano essere bilanciati e salutari. Ma io, in tutta sincerità, avevo voglia di provare cose del posto, di mangiare fino a riempirmi, non dovendo pensare agli allenamenti e alla palestra.

Una volta seduti e dopo aver ordinato, vidi Neymar sospirare soddisfatto. Allungò la gamba lesa sotto il tavolo.

-Come va la caviglia? Oggi l'hai sforzata un po'- chiedi. Il cameriere del ristorante ci portò subito dell'acqua e degli stuzzichini nell'attesa.

-Va decisamente meglio. I fisioterapisti avevano detto che serviva solo riposo. Ero io quello preoccupato, sinceramente-

-Non fare brutti scherzi, devi giocare e vincere. Una partita in cui non sei stato titolare, e hanno perso-

Scoppiò a ridere e si coprì la fronte con la mano. Finalmente il suo sorriso.

-Che stronza che sei-

-Io tifo per te, poi per il Brasile- gli feci l'occhiolino e bevvi un sorso d'acqua. Maledetto caldo.

Dopo qualche minuto, ci servirono il famoso machboos, piatto tipico qatariota. Sembrava delizioso.

-Stavo pensando a una cosa...- disse Neymar. Pregai in tutte le lingue del mondo che non introducesse di nuovo il discorso di Kylian.

Feci segno con la mano di continuare mentre assaggiai un boccone di quella specialità del posto.

-Devo andare un attimo fuori- annunciò poi. Si alzò dal tavolo, lasciando il suo piatto pieno quasi a metà e si allontanò velocemente dalla sala ristorante senza darmi spiegazioni.

Non poteva abbandonarmi qui da sola, vero? Iniziai a respirare velocemente, non capendo cosa stesse succedendo. Lui sembrava tranquillo, non furioso. Ma non capivo il perché fosse scappato via in quel modo. Dovetti aspettare dieci minuti prima che tornasse da me, con un'espressione soddisfatta.

-Si può sapere dove sei stato?- ero nervosa e in preda al panico, credevo fosse davvero andato via.

Rise, probabilmente divertito dalla mia espressione, poi divorò la restante parte del suo machboos, ormai fredda.

-Dopo pranzo un fuoristrada ci porterà nel deserto, faremo un'escursione in macchina e una passeggiata con i cammelli. Non puoi avere solo i ricordi della tua stanza d'albergo, quando i mondiali finiranno-

Lo aveva fatto davvero in dieci minuti? Aveva organizzato un'escursione esclusiva per me e per lui dopo tutto quello che gli avevo fatto passare negli ultimi giorni? Era un angelo, non c'era spiegazioni. Neymar era buono, era genuino, ma cosa più importante era mio. E non me lo sarei lasciato sfuggire di nuovo.

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now