Capitolo 60

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In quella mattina così calda e stranamente silenziosa chiusi l'ultima valigia, strapiena di vestiti e altri accessori, poi sbuffai per la fatica. Non mi aspettavo di dover partire così presto. Avevo lasciato fuori davvero poche cose, la partenza era prevista nel pomeriggio. I piani erano i seguenti: tutti i giocatori e il resto dello staff tecnico sarebbero tornati, con un aereo riservato, in Brasile; il tempo di sbrigare gli ultimi impegni relativi al mondiale, tra cui conferenze, interviste e riunioni generali della squadra, e ognuno sarebbe tornato alla propria vita. Non avevo idea dei piani di Neymar, non sapevo quando aveva intenzione di tornare a Parigi. Sarebbe rimasto qualche giorno in Brasile? Avrebbe fatto subito le valigie per la Francia? Non osavo chiedere. Dopo la partita eravamo tornati in albergo, il pullman per la prima volta era silenzioso. Nessuno fiatava.

Arrivati a destinazione, Neymar salì in camera e ci restò per tutto il pomeriggio senza dare segni di vita. La sera, invece, mi aveva chiesto di raggiungerlo in camera per stare insieme. Era di un umore pessimo, gli occhi ancora gonfi per aver pianto. Eravamo rimasti abbracciati per tutta la notte senza dire una parola, neanche sulla spinosa questione del test di gravidanza.

Probabilmente in quel momento lui stava facendo le valigie, proprio come me. Tra le cose che avevo lasciato fuori dai bagagli, ovviamente c'era anche quel maledetto test, che sembrava fissarmi dal comodino dove era appoggiato. Lo odiavo.

Andai davanti allo specchio, nel disperato tentativo di notare possibili cambiamenti nel mio corpo. Ero consapevole che una eventuale pancia non si sarebbe vista prima dei tre mesi, ma lo feci lo stesso. Mi misi di profilo, prima da un lato, poi dall'altro; mi allontanavo e mi avvicinavo allo specchio. Nulla. Alzai gli occhi al cielo e mandai al diavolo la mia figura nel riflesso.

Improvvisamente bussarono alla porta e mi ci fiondai subito.

-Papà?- non era lui che mi aspettavo.

-Lídia, hai preparato tutto?- il tono di voce era cupo. Aveva il viso scavato, probabilmente aveva dormito male quella notte. Annuii in silenzio.

-Bene...- continuò lui -ci vediamo a mezzogiorno nella hall, poi andremo in aeroporto-

-Come...come stai, papà?- per la prima volta, ero davvero interessata al suo stato d'animo.

-Ci sono stati giorni migliori, ma anche peggiori- conoscevo bene i giorni peggiori. Restammo uno di fronte all'altra, in un silenzio imbarazzante, finché la figura di Neymar non comparve davanti la mia camera.

-Mister.. buongiorno- ovviamente neanche lui si aspettava di vederlo sulla soglia della porta della mia stanza.

-Neymar, ragazzo mio- lo abbracciò come un padre abbraccia un figlio. Neymar ricambiò l'abbraccio, con un'espressione indecifrabile sul volto. Sapevo perché era davanti la mia stanza. Dovevamo chiarire l'ultima questione, prima di lasciarci il Qatar alle spalle.

-Vado a preparare le ultime cose- annunciò mio padre.

Lo salutammo, poi ci chiudemmo in stanza.

-Come ti senti?- provai a chiedere.

-Non importa, abbiamo altro a cui pensare- mi baciò e mi portò verso il letto, dove ci sedemmo entrambi.

-Sei pronto?-

Neymar POV

Mi chiese se fossi pronto. Certo che non lo ero, l'ansia mi stava divorando. Quella notte avevo dormito malissimo, mi svegliavo, mi rigiravo, poi mi addormentavo di nuovo, tutto questo in un loop infernale.

Era il mio ultimo mondiale e avevamo sprecato un'occasione unica, roba da non credere. In più, l'ansia del risultato del test mi stava divorando dall'interno. Non ero preoccupato per un eventuale figlio, anzi, l'idea addirittura mi emozionava. Quello che mi preoccupava era la reazione di Lídia se il test fosse risultato positivo. Lei non aveva già altri figli, come me, e da come l'avevo conosciuta a inizio mondiale non sembrava il tipo che intendeva stabilizzarsi e mettere su famiglia in tempi brevi. In realtà, durante queste settimane in Qatar avevo visto Lídia trasformarsi, diventare più matura e adulta. Ma non era abituata al mio mondo: essere la figlia di un CT della nazionale brasiliana sicuramente comportava un minimo di attenzione mediatica, soprattutto durante eventi di un certo calibro come un mondiale o una Copa America, ma mai ai miei livelli. Questo non per dire che la mia vita fosse più importante o interessante della sua, anzi, semplicemente i giornalisti ritenevano più proficuo concentrarsi sulla vita sociale, sentimentale e calcistica dei giocatori delle squadre più influenti dei diversi campionati europei. Ero sicuro che non avrebbe retto alla pressione mediatica dovuta ad un'eventuale gravidanza. Già gli scoop trapelati sulla nostra relazione l'avevano ferita e destabilizzata abbastanza.

Scossi la testa per concentrarmi totalmente su di lei, che aveva afferrato il test e se lo rigirava tra le mani.

-Allora... io vado- disse, indicando il bagno. Prima che si alzasse dal letto, la strinsi forte a me, facendo combaciare le nostre fronti. Le posai un bacio a stampo sulle labbra, sussurrandole un "ti amo" quasi impercettibile. Un piccolo sorriso si fece largo sul suo viso, poi si diresse in bagno chiudendosi la porta alle spalle.

***

Lídia POV

Quei minuti erano interminabili. Avevo impostato un timer sul telefono, allontanandomi poi dal test come se fosse una granata pronta ad esplodere.

Dieci secondi rimanenti. Nove.. otto... era straziante, saltellavo sul posto invasa dall'ansia... cinque, quattro, tre, due....uno.

Inspirai a fatica, come se avessi un peso sul petto. Poi espirai. Disattivai il timer acuto del telefono e aprii la porta del bagno invitando Neymar ad entrare. Non volevo essere io a controllare il risultato.

Lui mi raggiunse velocemente e io gli indicai il test, appoggiato sul bordo della vasca, con la mano che tremava come una foglia.

La distanza che separava Neymar dal test/granata era di pochi passi, ma a me sembrarono chilometri infiniti. Quando afferrò il test, mi girai di spalle massaggiandomi freneticamente le tempie.

-Allora?- chiesi nervosa.

-È.. negativo. Non sei incinta-

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now