Capitolo 30

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L'hotel aveva riservato una sala tutta per noi. Fare un giro in città era fuori discussione: uno, per via delle strade piene di tifosi e giornalisti; due, per il caldo esagerato di quei giorni. Ci accontentammo della saletta climatizzata.

Neymar era impegnato a giocare a poker con Raphinha, Richarlison e Alisson. Io facevo aperitivo con Antony, mentre gli altri passavano il tempo in modi diversi. Essendo digiuna dal giorno prima, divorai completamente tutto ciò che i camerieri portarono nel piatto, lasciando Antony a stomaco vioto. L'aria che si respirava era leggera e piacevole. Mi godetti ogni secondo di quel pomeriggio.

-E così siete usciti allo scoperto- Antony si riferiva sicuramente alla storia tra me e Neymar.

-Così pare, sì-

Non sapevo fino a che punto Antony sapesse di noi. Io e Neymar in pochi giorni avevamo passato quello che una coppia normale in media passa in due anni o perfino di più. Per tale ragione, non mi sbilanciai molto nelle risposte.

-È perso per te, Lídia. L'ultima relazione a detta sua fu un disastro, ma ora sta ricominciando a sorridere-

Neymar non mi aveva mai parlato delle sue relazioni passate; era sempre lui a fare domande, sempre io a rispondere. Era una cosa da approfondire, ma quando si sarebbe sentito pronto lui.

-Non mi sbilancerei troppo con le parole, Antony- sorseggiai un altro po' di prosecco, lui finì il suo analcolico -abbiamo iniziato a vederci da poco e l'inizio è stato... particolare-

A salvarmi da quella conversazione a dir poco imbarazzante, almeno per me, fu proprio Neymar, che aveva appena finito di giocare a poker. Dalla sua espressione, non sembrava esser andato molto male.

-Ti lascio la mia ragazza per un'oretta e cerchi già di rubarmela?- sorrideva. Amavo quel sorriso così solare.

-Non mi permetterei mai, amico- Antony, per scherzare, finse di dare un colpo all'altezza dello stomaco di Neymar. Lui gemette e Antony lo guardò stranito.

-Amico, stai bene?-

-Sì, sto bene- la voce lo tradiva, ma Antony non approfondì. Io, d'altro canto, guardavo Neymar con apprensione.

-Vieni, siediti con noi-

Trascorse poco più di un'oretta prima che Ney mi sussurrasse all'orecchio che si stava annoiando: arrivata la sera, tutti accusarono la stanchezza di quei giorni, senza contare che la mattina dopo si sarebbero ripresi gli allenamenti.

Il tempo di salutare tutti velocemente e salimmo prima in camera mia, per prendere qualcosa per la notte, poi nella stanza di Neymar.

-Sai che quel pigiama avrà vita breve nel mio letto, vero?- mi guardava con uno sguardo di sfida; mi morsi il labbro e mi avvicinai lentamente verso di lui.

-Tu credi?-

-Oh, ne sono sicuro- mi accarezzò delicatamente il collo procurandomi brividi lungo tutto il corpo. Portai la testa all'indietro e lui ne approfittò per baciarmi il collo mentre mi sfilava lentamente la camicetta che indossavo. Sarei stata ore in quella posizione.

-Ney, ti voglio, ora- allungai le mani verso il bordo della sua maglia, alzandola, ma mi sorpresi nel vedere un enorme ematoma proprio dove aveva subito il colpo di Dominik.

Mi gelai. Era colpa mia, non dovevo scappare dalla stanza in quel modo.

-Va tutto bene, piccola-

Detto da lui, quel nomignolo mi piaceva.

Mi inginocchiai davanti a lui e baciai delicatamente i suoi addominali. Percorsi lentamente i suoi fianchi fino ad arrivare alla cintura, che sfilai con un po' di difficoltà. La sua erezione premeva già contro i boxer neri. Cominciò a respirare in modo più pesante.

Lasciai dei baci leggeri lungo il rigonfiamento e aspettai le sue suppliche prima di abbassargli anche i boxer.

-Lídia...- soffio tra le labbra.

-Dì che mi vuoi-

-Ti voglio, piccola. Ti voglio ora e subito-

Abbassai anche i boxer e cominciai a stimolare la sua lunghezza prima con la mano, poi con la lingua.

Le mie mani erano aggrappate ancora ai suoi fianchi, martoriati dalle mie unghie. Lui teneva le sue mani sui miei polsi, stringendo di tanto in tanto la presa per trattenere i gemiti di piacere.

Mi spostai poco dopo, ero impaziente di sentirlo dentro di me. Con una mano sul suo petto, lo feci indietreggiare lentamente fino a toccare il materasso.

-Stenditi- ubbidì.

Allungai una mano verso il cassetto del comodino accanto al letto, dove teneva i preservativi. Se lo infilò con impazienza e spinse i miei fianchi verso di lui.

-Sta' fermo, Ney- sussurrai. Sfregai la mia intimità contro la sua, senza però ancora nulla di concreto. Lui, nonostante un po' di difficoltà dovute al colpo, cercava invano di accelerare la mia tortura.

-Ho detto- portai la mano al suo collo, facendo una leggera pressione -sta' fermo-

Lasciai che entrasse in me. Era la sensazione più bella del mondo. Accompagnò i miei movimenti con leggere spinte dei fianchi; le sue mani sui miei fianchi stringevano in modo deciso.

-Ney...- soffiai il suo nome tra i gemiti. Portai la mia mano dietro la sua nuca e mi abbassai fino a far sfiorare le nostre fronti. I nostri respiri si fusero insieme, mentre aumentavo i miei movimenti guidata dai suoi gemiti.

-Continua, piccola, mi fai impazzire- il suo respiro si faceva più pesante a ogni spinta. Raggiungemmo l'orgasmo insieme, abbracciati. Ci completavamo a vicenda. Appoggiai la mia fronte sulla sua e ripresi lentamente fiato.

-Lídia- sussurrò lui. –

-Mh?- non avevo la forza di parlare in quel momento.

-Ti amo-

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now