Capitolo 20

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Lídia POV

La sveglia suonò di nuovo presto, come una lunga e straziante agonia che si ripeteva giorno dopo giorno. Mi girai e rigirai tra le coperte, lamentandomi. Allungai un braccio verso l'altro lato del letto, ma era vuoto. La sveglia proveniva dal lato di Neymar, che sembrava essere scomparso dai radar. Sbruffai e sbadigliai. Mi allungai verso il suo comodino e spensi quella tortura acuta.

-Ney?- chiamai, ma nessuna risposta. Mi alzai svogliatamente dal letto e andai a controllare se fosse in vasca, ma nulla. Infilai i vestiti della sera prima e cercai di sistemare come meglio potevo il viso e i capelli. Urgeva una giornata in spa e dal parrucchiere.

Ma dove era finito Neymar?

Dopo una decina di minuti abbondanti sentii la porta della stanza aprirsi. Era già vestito e sistemato; in mano teneva due cappuccini d'asporto -Buongiorno!- quasi esclamò. Ero ancora assonnata e strinsi gli occhi per il tono di voce troppo alto. -Avresti potuto portare con te il telefono, quella dannata sveglia non smetteva di suonare. Ma non avevate pausa, oggi?-

Poggiò i cappuccini sul comodino -Sì, abbiamo pausa, ho dimenticato di disattivare la sveglia per oggi, scusami-

-Sarò clemente con te solo perché mi hai portato la colazione- mi avvicinai per posargli un bacio tra i capelli. Finalmente una giornata senza drammi, si sperava.

-Allora oggi parleremo col boss?- esordì lui. Ecco, tanti saluti alla giornata senza drammi.

-Dici di parlargli insieme, o anticipo io il discorso prima che ti sbrani?- strabuzzò gli occhi, non aveva colto il mio tono ironico -Sto scherzando, al massimo non sarai titolare in campo-

-Non aiuti, Lídia-

-Lo so- lo sfottei beffardamente mentre bevevo il mio cappuccino caldo. Preferivo affrontare mio padre da sola, indorargli la pillola e permettere in seguito a Neymar di parlarci.

**

Era tempo di prepararsi: sgattaiolai come al solito dalla camera di Ney alla mia cercando di fare il meno rumore possibile. Il corridoio era stranamente silenzioso, probabilmente gli altri giocatori si stavano godendo il giorno di riposo pre-mondiale. Stavo iniziando ad apprezzare quei momenti di silenzio, in confronto alle serate passate in discoteca o nei locali della mia città. Certo, mi mancavano anche quei momenti, dovevo essere sincera.

La camera era stata sistemata e pulita dallo staff dell'albergo e la puzza di fumo era svanita. Mi guardai allo specchio, inspirai ed espirai più volte cercando di calmare quel nervosissimo tic alle dita dovuto alla tensione che provavo in quel momento. Avevo bisogno di fumare, ma scacciai quel pensiero dalla mente.

Dopo aver scelto dei vestiti casual dall'armadio, sistemai i capelli in una treccia ordinata e optai per un semplice eyeliner e mascara sul mio viso. Quell'aria così umida e afosa non faceva bene alla mia pelle. Mi diedi due colpetti leggeri sulle guance e sospirai di nuovo. 'avanti, Lídia, non devi mica andare in guerra'.

Nonostante avessi creato sempre problemi a mio padre, senza mai pentirmene del tutto, quel discorso che stavo lentamente preparando nella mia mente risultava difficile e imbarazzante. Negli ultimi anni avevo sempre cercato di nascondere qualsiasi tipo di emozione positiva: preferivo nettamente farmi trovare da lui stesa sul divano con qualche ragazzo sconosciuto, piuttosto che parlargli di una frequentazione seria. Quest'ultima avrebbe comportato una debolezza nel mio carattere forte e ribelle.

Mi guardai per l'ultima volta allo specchio e uscii dalla suite velocemente. Bussai tre volte prima che mio padre venisse ad aprirmi, ancora in pigiama e con i capelli scombinati.

-Buongiorno, papà, dobbiamo parlare-

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now