Capitolo 10

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Lídia POV

L'allenamento continuò per un'altra ora e mezza, che passò stranamente in fretta. Non facevo che pensare al bacio nello spogliatoio, alla foga con cui mi aveva stretta a sé. Quel nuovo Neymar era una piacevole sorpresa. Mio padre, intransigente, non lasciò allenare Neymar "per fargli capire la gravità del suo gesto nei confronti di Livakovic". Dominik, invece, nonostante la strigliata del suo mister, continuò tranquillamente ad allenarsi.

Mentre la squadra brasiliana si avviava negli spogliatoi per fare una doccia e cambiarsi, Dominik si avvicinò a me per salutarmi. Non lo degnai di uno sguardo: se quello che aveva detto Neymar era vero, tutta la squadra croata, e probabilmente parte di quella francese, sapeva del nostro incontro la notte scorsa.

-Che ti prende?- chiese col suo solito accento straniero, che questa volta non mi fece alcun effetto.

Non risposi, tenendo lo sguardo fisso sulla home del telefono.

-Lídia- continuò ad insistere.

Mi alzai, lo fissai con disprezzo e lo spintonai. La mia forza non poteva competere con la sua; si spostò di poco solo perché non si aspettava quella reazione.

-Permettiti a parlare ancora di noi due con i tuoi amici del cazzo e sei finito-

-Avanti Lídia, tutti sanno tutto di tutti- si giustificò.

-Allora sapranno anche che non duri più di dieci minuti a letto!- Gli rivolsi un'occhiataccia e lo superai raggiungendo mio padre, troppo lontano per sentirci. Ero consapevole che quella frase era stata udita dai suoi compagni di squadra.

Neymar POV

Antony mi prese in disparte negli spogliatoi, mentre gli altri erano intenti a commentare l'allenamento o a fare la doccia.

-A tavola stamattina sei scappato senza dire niente, oggi hai picchiato il portiere, che cazzo ti prende?-

Antony, vedendomi con uno sguardo perso, un misto tra chi solleverebbe il mondo con una mano e chi stava viaggiando con la mente, si innervosì ancora di più.

-Mi ascolti?- mi strattonò il braccio. Scossi la testa e sorrisi -Ci siamo baciati-

-E se ti avesse rifiutato? Saresti andato a giocare a pallavolo?-

Risi e gli diedi una pacca sulla spalla.

-È complicato, ma ti prometto che non succederà più. È stato un casino, ma sembra essersi risolto-

-Solo tu puoi combinare casini dopo un mini appuntamento- la tensione si smorzò e Antony tornò lo stesso di sempre -Lo dirai al mister?-

-Non è il caso, non ora almeno. Se le cose diventeranno serie, si vedrà il da farsi-

-Non lo dirò a nessuno, amico, il tuo segreto è al sicuro con me-

Il ritorno in hotel, questa volta, fu più lungo del solito. Le strade erano più affollate, i tifosi volevano foto o autografi per ricordo. Entrati nella hall, finalmente un po' di silenzio. Mi affrettai a raggiungere l'ascensore di cristallo e raggiungere camera mia, per poter rilassarmi un pochino prima di pranzo. Prima che le porte dell'ascensore si chiudessero, una mano delicata le bloccò: Lídia. Sorrisi nel vederla; lei ricambiò con uno sguardo malizioso. Era tornata la Lídia di sempre, sicura di sé.

-Eccolo, il criminale-

-Criminale, io? Per due schiaffi?-

-Criminale-

-Perché non vai dalla vittima allora?- le cinsi i fianchi in una stretta sicura, ma delicata; lei avvolse le sue braccia al mio collo.

-Perché i criminali mi eccitano- la baciai e la strinsi a me, ma le porte dell'ascensore si aprirono rovinando il momento. Camminammo lungo il corridoio e mi fermai davanti la sua porta, guardandomi bene intorno per scrutare qualche compagno di squadra, o il mister Souza.

Save me || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora