Capitolo 56

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Lídia POV

Il risveglio, il giorno dopo, fu traumatico per entrambi. Avevo passato tutta la notte a controllare che Neymar non si sentisse male di nuovo. Gli avevo disinfettato le ferite sul labbro, lo avevo aiutato a farsi una doccia e cambiarsi, e aveva vomitato e vomitato ancora. Avevo ben altre aspettative per noi. Avevo anche provato a chiedere spiegazioni: la reazione di mio padre era troppo grave per una semplice ubriacatura. Dovevano aver combinato qualcos'altro, lui e gli altri del gruppo.

Neymar, però, forse troppo ubriaco, o forse troppo orgoglioso, non aveva proferito parola. Ad un certo punto della notte ci rinunciai; l'avevo aiutato a mettersi a letto e avevo provato a dormire un pochino. Le luci dell'alba svegliarono entrambi. Cavolo, avevo dimenticato di chiudere le tende.

Mi girai in apprensione verso Neymar, che fissava il soffitto, pallido in volto. Le occhiaie incorniciavano il suo sguardo stanco, ancora sofferente per la sbronza colossale della sera prima.

-Buon..buongiorno- balbettò lui.

Buongiorno? Forse per lui. Gli colpii un braccio e lo strattonai, ero nervosa.

-Si può sapere che cazzo avete fatto ieri?-

-Eh? Niente, piccola- strascicò quelle parole con la voce impastata. Mi guardò male per il colpo al braccio.

-Niente? Mio padre a momenti vi cacciava dall'albergo, a te e a quell'altra razza di idioti!-

-Tuo padre? Oh cazzo- si coprì il viso con le braccia e sembrò lamentarsi tra sé e sé.

-Sì, mio padre, cretino. Era furioso. Mi dici cosa è successo o devo chiederlo a lui?-

Neymar POV

La testa faceva male. Pulsava, anche troppo. La voce di Lídia non aiutava a placare quel dolore. E lo stomaco minacciava di svuotarsi dagli ultimi liquidi rimasti. Il senso di nausea che provavo era estremo. Cercai di fare mente locale. Cosa cazzo avevamo fatto? Eravamo andati al bar, avevamo festeggiato la qualificazione ai quarti e... e non eravamo soli. Alcuni flash della serata cominciarono a comparirmi davanti agli occhi, come fossero un film. E io ero il protagonista principale.

Mi stropicciai gli occhi e afferrai un cuscino, buttandomelo in faccia quasi con violenza, nella speranza che ovattasse tutte quelle grida e schiamazzi della sera prima che mi ritornavano in mente a poco a poco.

-Abbiamo fatto un casino, ecco cosa abbiamo fatto...- sussurrai. Mi sentivo in colpa, soprattutto nei confronti del mister.

-Neymar, perché hai il labbro spaccato?- continuò Lídia.

Levai il cuscino dalla faccia e andai a toccare il labbro con le mie dita. Una fitta. Faceva male. Il labbro era gonfio e sentii un accenno di crosta che si stava andando a formare sul lato destro.

Avevo scaraventato Livakovic a terra. Poi i miei amici erano venuti in mio soccorso. Forse il portiere croato era ridotto peggio di me. Almeno lo speravo.

-Io.. cioè, non io.. gli altri hanno iniziato a provocare Modric, Livakovic e altri due. Non me li ricordo nemmeno. Poi abbiamo perso il controllo-

-Livakovic, Neymar?!- esclamò disperata Lídia -Non ti era bastata la rissa per la scale? Vuoi davvero tornartene a casa oggi?-

Sentii Lídia contorcersi sul letto, nervosa e agitata. Non avevo le forze per guardarla. Ero imbarazzato e la stanza continuava a girarmi attorno.

-Porca puttana, sì. Mi ha provocato e sono scattato-

Lídia imprecò, di nuovo. Si mise seduta sul letto e si prese qualche secondo per pensare a qualcosa.

-Una volta, una cazzo di volta, non possiamo passare due giornate di fila in piena tranquillità?-

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now