Capitolo 22

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Neymar POV

La mattina passò in fretta, e lo stesso per il pranzo. Ma di Lídia nessuna traccia. Avevo fatto un giro negli spazi comuni dell'albergo, ma nulla; avevo fatto un giro del quartiere, ben attento a non attirare l'attenzione su di me, ma nulla; avevo persino fatto un salto alla tabaccheria in cui passava sempre a comprare le sue sigarette. A tavola tutti mangiavano e conversavano serenamente. Sentivo che qualcosa era andato storto.

-Antony- chiamai il mio compagno di squadra, che sedeva accanto a me -hai visto Lídia stamattina?-

-No amico- masticò l'ultimo boccone e poi mi rivolse uno sguardo interrogatorio -altri problemi?-

-Teoricamente no, doveva fare una...cosa, stamattina, ma pensavo si sarebbe liberata per pranzo-

-Prova a chiedere al mister, no? Inventa qualche scusa e chiedi dove sia finita sua figlia-

Alzai gli occhi al cielo. Giocherellai con la carne nel piatto sotto lo sguardo attento di Antony -è lui "la cosa" di cui Lídia doveva occuparsi-

Antony parve confuso, chiese di spiegarmi meglio, ma la sala gremita di gente mi portò a lasciar perdere. Feci gesto con la mano che gli avrei parlato dopo pranzo, ma nel frattempo un brutto pensiero attraversò la mia mente. E se fosse tornata da Livakovic? Mi girai d'istinto verso la squadra croata, che stava finendo il pranzo proprio come noi. Scorsi il portiere seduto tra Modric e Perisic, in silenzio. Non poteva essere. Non dopo il discorso tra me e Lídia del giorno prima.

Mi alzai dal tavolo prima di tutto e feci segno ad Antony di seguirmi; il mister seguì ogni nostro movimento con lo sguardo, ma non riuscii a decifrare la sua espressione. Poi accennò un sorriso e tornò a mangiare.

-Mi spieghi che succede?- entrambi ci sedemmo sui divanetti della hall, che in quel momento era piuttosto silenziosa.

-Ho chiesto a Lídia di ufficializzare la nostra frequentazione-

-E questo è.., un bene, suppongo... no?-

-Beh, sì. Abbiamo deciso di parlare con suo padre, per non fare nulla di nascosto. Doveva parlarci Lídia, per prima, proprio stamattina-

Antony fece segno di continuare.

-Ho un brutto presentimento. Hai visto il mister a tavola? Non proferiva parola. E Lídia non si fa né vedere, né sentire da quando ha lasciato camera mia stamattina presto-

-Hai provato in camera sua?-

-Ho evitato, nel caso il mister fosse in camera sua e ci avesse sentito. Ho provato ovunque, in zona. La finestra della sua camera è chiusa e coperta dalle tende-

-Vai ora, il mister ne avrà ancora per un po'. Di solito si ferma al bar dell'albergo per un caffè e per un po' di lavoro- Antony aveva ragione, dovevo sbrigarmi. Non sapevo quanto il mister sapesse di noi. Non mi aspettavo un abbraccio o una pacca sulla spalla a pranzo, ma quel suo comportamento stranamente rigido e composto non ispirava cose buone. Salutai il mio compagno, ringraziandolo, e salii le scale a due a due fino al nostro piano.

Lídia POV

-Lídia- Neymar bussò per la seconda volta -aprimi, per favore-

Doveva andarsene. Doveva andarsene immediatamente. Non volevo vedere né sentire nessuno.

-Lídia, per favore, qualsiasi cosa sia successa, troveremo una soluzione insieme-

Lo ignorai di nuovo. Bussò ancora fino a quando non lo sentii adagiarsi lentamente a terra, probabilmente con la schiena appoggiata alla porta. Stava complicando tutto.

-Ti ho chiesto di non lasciarmi mai...- Una pausa. Dei brividi percorsero le mie braccia -...lo stai facendo proprio in questo momento-

Ero stesa sul letto, col cuscino sopra la testa. Strinsi le estremità del cuscino sulle mie orecchie e pregai che tornasse in stanza. Aveva ragione mio padre, o per lo meno mi convinsi che l'avesse. Forse in quel modo sarebbe stato tutto più semplice.

Poi mi alzai. Ero tentata di aprire la porta e dirgli che sarebbe stato meglio chiudere la faccenda ora, piuttosto che far passare ancora del tempo. Con la mano sulla maniglia della porta, mi bloccai. Probabilmente Neymar si accorse di quel delicato movimento della porta.

-Non me ne andrò finché non sarai tu a dirmelo, faccia a faccia-

Mi feci forza per pronunciare delle parole che probabilmente avrebbero ferito più me stessa, che lui -Non funzioneremo mai insieme, va' in camera tua e pensa ai mondiali, piuttosto-

Deglutii e strinsi gli occhi sperando che fosse tutto un incubo.

-E questo lo pensavi anche prima di parlare con tuo padre?- aveva capito tutto.

-Non complicare le cose-

-Apri questa dannata porta, Lídia, e ripetimelo in faccia- tornò a bussare alla porta. Si era alzato da terra. Sentii la porta vibrare all'ennesimo pugno di Neymar, questa volta più forte degli altri. Dovevo tenere duro. Volsi lo sguardo verso il telefono ancora sulle lenzuola: era aperto sulla pagina dei voli diretti verso il Brasile, ma non avevo avuto il coraggio di acquistare ancora nulla.

-Lídia!-

Poi una seconda voce, troppo familiare: mio padre. -Neymar, qualche problema?-

Save me || Neymar JrWhere stories live. Discover now