Capitolo 1. Itziar

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ITZIAR'S POV:

Non vi è mai capitato di pensare che la vostra vita non potesse andare peggio. Come se tutto vi stesse sfuggendo di mano? A me sì, soprattutto dopo che ho dato il mio cuore in mano a qualcuno che l'ha calpestato, rotto. Tutto iniziò con un 'Non uscire con quel vestito è troppo corto' e pensi che lo dica perché nessuno ti guardi. Poi diventa più pesante, ti allontana da amici e parenti ma te ne accorgi troppo tardi. Anni di violenze fisiche e psicologiche, dopo una relazione del genere ho fatto anni da uno psicologo per ricostruire la mia persona, il mio essere, la mia autostima e per smettere di darmi la colpa per tutto. Najwa mi ha aiutato a ricominciare offrendomi un lavoro nel suo locale per rendermi indipendente, in breve siamo diventate ancora più unite e complici, mantenendo però le nostre differenze: lei aveva avventure di una notte, sveltine con sconosciuti; io ero rimasta bloccata, non che non piacessi, anzi, però non volevo amare, non volevo dare tutta me stessa a qualcuno che forse non saprà ricambiare. Il mio cuore era ormai circondato da muraglie e non volevo più innamorarmi. Ma quando smetti di cercare la tua anima gemella ecco che appare nella tua vita. 

Quel pomeriggio andai, circa alle 4, al ristorante a prepararmi per la sera, dopo un'ora e mezza passata tra alimenti, fornelli e tante risate con lo staff, Najwa, la mia migliore amica nonché coinquilina e collaboratrice, entrò annunciando l'apertura delle porte. Il servizio iniziò, io cucinai la pasta poi passai ai dolci come tiramisù e per concludere le tortillas. Finito alle 10:30 mi fermai per aiutare Najwa a pulire tutto e poi tornare a casa nostra: presa la macchina guidai fino a due isolati più avanti e salì le scale. Alla porta trovai l'ultima persona che volevo incontrare: Alberto, il mio ex compagno con cui non mi sentivo da un anno.

'Cosa vuoi?' 

(A)'Dove sei stata tutto questo tempo?' 

'A lavorare, sai quello che le persone fanno per vivere' 

'Non puoi rientrare così tardi e vestita così' 

'Non sono più affari che ti riguardano' 

'Invece sì'

'No perché non sono più la tua fidanzata' 

'Invece sì: o mia o di nessuno' 

Disse prendendomi il collo e attaccandomi al muro 'Non respiro lasciami' dissi in lacrime mentre si facevano vividi nella mia mente i ricordi di un anno prima 

FLASHBACK EN ON

Era inverno, io rientrai in casa dopo una difficoltosa ricerca di lavoro a cui Alberto si era completamente opposto poiché <<le donne devono stare a casa e tenerla pulita>> entrata mi resi subito conto che era ubriaco, un'altra volta. Cercai di evitarlo andando in camera ma lui mi bloccò, mettendomi le mani al collo. Lo allontanai con un calcio correndo in cucina per bere un po' d'acqua, facevo fatica a respirare. Ma lui arrivò subito, già col cazzo al vento per violentarmi un'altra volta, come faceva da anni. Indietreggiai ma arrivai con le spalle al muro, ero in trappola. Mentre lui univa il suo petto al mio strinsi le gambe più che potevo, cercando di evitare l'inevitabile. Era furioso di non riuscire ad arrivare al suo scopo, continuò ad urlare di farlo entrare e più io mi rifiutavo più lui si incazzava. Fino a quando non prese un coltello da bistecca portandomelo alla gola. Lottammo per il coltello al centro, riuscì ad allontanarlo ma lui era forte. Il tutto si concluse con lui che me lo infilava nel polpaccio e lo spostava fino al ginocchio. Urlai come non avevo mai fatto, il dolore era lancinante, persi i sensi. Mi svegliai il giorno dopo in ospedale con accanto Najwa, che mi teneva la mano: erano riusciti a salvarmi la gamba ma il mio cuore era a pezzi. Denunciai Alberto ma il suo avvocato invocò la legittima difesa e gli diedero solo un anno di carcere. Uscì solo 7 mesi dopo per buona condotta.

Rinascita || AU ALVITZ ||Where stories live. Discover now