Capitolo 61. Disastro

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ALVARO'S POV:

Presi l'accappatoio e senza chiuderlo mi diressi verso l'armadietto dove sapevo che Itzi teneva il sink epil. Lo tirai fuori e lei mi guardò male, così dissi: 'Quindi come si usa questo coso?' Comparve un sorriso dolce sul suo volto, si fece aiutare a sistemarsi, a stare meglio e io non potevo essere più felice di essere al suo fianco, il posto più bello di tutti. Una volta rivestiti andammo a fare un sonnellino sul letto, almeno quella era la mia intenzione iniziale ma poi vedendola lì, così piccina, rannicchiata, non ce la feci e chiesi 'Posso, mm, fare l'amore con te?' Ero rosso di vergogna. Lei si voltò e annuì. Di conseguenza la affiancai, le presi le mani, le spostai entrambe sul suo addome per poi penetrarla piano da dietro, entrambi sdraiati su un fianco. 'Mi fai bene' 'Anche tu, amore' Sembrava una bolla di felicità eterna ma purtroppo tutto scomparì in poco per colpa mia che iniziai a lavorare sempre più spesso e più a lungo, trascurando la mia famiglia e mio figlio. C'era un motivo ma non volevo condividerlo e quello portò QUASI alla distruzione della nostra relazione


ITZIAR'S POV:
Il rapporto con Alvaro si inclinò quando iniziò ad andare via alle 6:45 tutte le mattine e tornare alle 10:30. Pablo stava male, pensava che il padre non volesse più vederlo e che lo evitasse volontariamente. Nemmeno all'asilo, dove l'avevo iscritto ad inizio gennaio con Javier, sembrava essere sereno.


Flashback en on
ALVARO'S POV:

Il 7 gennaio io ed Itzi preparammo lo zainetto per nostro figlio. Il giorno dopo infatti sarebbe stato il suo primo giorno di scuola e noi non potevamo essere più felici. Mettemmo dentro la merenda, l'acqua e lui poi le tre foto che le rappresentavano di più, che per noi però sarebbero state una sorpresa, le aveva scelte con Naj. La mattina del'otto gennaio lo accompagnammo entrambi, ci presentammo alla maestra, che poi lo fece accomodare con gli altri. In corridoio c'era un vetro che permetteva di vedere dentro ma non fuori, ci avvicinammo lì dove c'era una ressa di genitori 'Il tuo che foto ha portato?' 'Ma perché questo gioco?' 'Cosa c'era da portare?' Ecco le frasi che più echeggiavano. Mi strinsi ad Itzi come per cullata, proprio nel momento in cui la maestra, al centro del cerchio creato dei bambini, disse: 'Bambini oggi dovevate portare tre fotografie significative per voi, il motivo può essere spiegato o meno, come preferite. Questo perché come avrete notato c'è un nuovo arrivato nei cuccioli: lui è Pablo e ha 3 anni e mezzo' 'Ciao Pablo' dissero tutti e lui sorrise 'Quindi andiamo in cerchio' Ogni bambino si alzava e faceva una piccola presentazione e mostrava foto di mare, di gite, di giochi, cose così e ogni volta un genitore si avvicinava il vetro per vedere. Lo stesso fece Javier parlando di una foto fatta d'estate con delle persone che aveva conosciuto lì: c'era sua madre con accanto lui, Itzi subito di seguito e io che tenevo il suo fianco e la mano di Pablo in spalletta 'è bellissima, ma questo è Pablo?' Annui 'Quindi vi conoscete di già?' 'Sì, abbiamo passato l'estate insieme' 'Bene sono contenta, allora Pablo, tu che cosa hai portato?' Ci avvicinammo al vetro mentre gli altri si ritraevano 'Tre foto di quest'estate: la prima l'ha fatta Javier, sono io quello che vola, mamma e papà, felici ad Alicante al mare col tramonto. Poi queste sono le mani mie e di papà il giorno dell'intervento, prima che mi addormentassi' Itzi si strinse a me, probabilmente ricordando il periodo difficile 'Per quale motivo hai avuto l'intervento?' 'Avevo una malattia ma ora sono guarito, infatti la terza foto siamo noi con i medici che mi hanno salvato la vita, ad agosto' Tutti fecero un applauso, anche i genitori dietro di noi. Una volta finito il tutto stavamo per andarcene quando: 

'Scusate, non mi sono presentata, sono la rappresentante di classe - ci strinse la mano - Mi servirebbe il vostro numero per il gruppo Whatsapp' 

'Certo' Diedi il mio 

'E un'altra cosa: se c'è qualcosa che nostri figli non possono fare con Pablo per via dell'intervento, dite pure'

'Solo chiediamo che tutti si vaccinino, entrare in contatto con una malattia virale è la cosa più pericolosa per lui in caso di ricaduta' 

'Ok, perfetto' 

Flashback en off

A fine gennaio la situazione peggiorò: Pablo si rifiutava di andare a scuola se non accompagnato da suo padre, qualsiasi discussione era inutile. Così mi arresi e decisi di tenerlo a casa per due giorni. Alvaro non si rese nemmeno conto di ciò che succedeva, non mangiava più a casa ma sono in ufficio, rispondeva male ai miei messaggi in cui mi preoccupavo per lui e come se non bastasse avevo continui sbalzi di umore, piangevo senza motivo e un minuto dopo ridevo, cose del genere. Il 27, Naj e Pedro, come da un mese, invasero casa per farci compagnia. A cena ordinammo thailandese, lo consigliarono loro. Il pasto fu costellato da battute e sorrisi, quasi non mi mancava la presidenza del mio non-compagno, così lo chiamavo da quando non pensava più a mio figlio, in teoria nostro figlio. Arrivati al dolce iniziai a sentirmi male 'Itzi che c'è?' 'Sei bianca mamma'. Corsi in bagno quando sentì un conato di vomito, riuscì ad arrivare appena in tempo sul water per tirare su l'asse. Najwa, con cui poi avevo risolto completamente, mi raggiunse subito, reggendomi i capelli e facendomi le carezze sulla schiena 'Va bene Itzi, tranquilla Sono qui' Andai avanti alcuni minuti fin quando non mi alzai e lavai i denti trovandomi davanti al piccolo 

'Mamma che succede?' 

'Non mi è andata giù la cena, nulla di cui preoccuparsi amore, adesso due minuti e vengo a vedere i cartoni' Annui e andò 

'Va meglio?' chiese la mia migliore amica con aria sospettosa 

'Sì grazie per esserci' 

'Quando vuoi' Sul momento non diedi peso all'episodio, non avevo mai provato quel tipo di cucina e magari qualcosa non mi piaceva. Mi insospettì quando per 10 mattine consecutive vomitai anche senza aver toccato nulla. Naj non c'era, dormiva fino a tardi, Alvaro era uscito da molto, così Pablo in autonomia decise di prendermi i capelli e tenermeli su mentre stavo male, appoggiandosi contro la mia schiena per farmi prendere il ritmo del suo respiro. Lo faceva tutte le mattine 'Grazie amore mio' Lo ripetevo sempre, ero così grata di averlo. L'undicesimo giorno, circa il 6 di febbraio, Alvaro aspettò per andare al lavoro, non sapevo il motivo e questo mi irritava 

'Quindi non vai al lavoro?'

'Ho preso qualche minuto in più per la colazione, non va bene?' 

'Sì certo' C'era una tensione nell'aria che si tagliava col coltello 

'Amore dì a papà cosa hai fatto all'asilo' Parlarono per poco, lui intanto preparava il caffè come tutte le mattine

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