chapter:12

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Verso Melbourne,Australia📍

Mi svegliai con un forte dolore alla testa, era come se ottocento tamburi mi stessero suonando nella testa, con cautela cercai di alzarmi ma mi accorsi che ero circondata da due enormi braccia, quell'odore lo riconoscevo, eccome se lo riconoscevo, ma non volevo crederci, non volevo aver fatto la cazzata più grande della mia vita. Sentivo che il suo respiro era profondo, quindi capii che stava ancora dormendo, così alzai leggermente le lenzuola e mi accorsi che avevo la sua maglietta, mi sforzai per cercare di ricordare qualcosa della serata, ma avevo solo dei piccoli pezzi che alcuni erano anche utili, perché mi ricordai che la maglietta me l'ero messa quando stavo vomitando tutta l'anima e poi di nuovo buio più totale.

Volevo alzarmi ma il dolore alla testa peggiorò, e poi sentii dire:
"Ti vado a prendere l'aspirina"
"Da quanto sei sveglio?"
"Da abbastanza per vederti tentare di ricordarti qualcosa"
Disse ridendo, sentire la sua risata era il risveglio più bello, e poi aggiunsi:
"Non ridere stronzo"
Ma poi continuai a ridere ancora di più, e quando ci placammo lui disse:
"Vado a prendere un'aspirina e dell'acqua aspetta qui"
"No guarda posso andare da sola tranquillo"
Lui rimase a guardarmi così mi alzai, ma barcollai tremendamente, stavo quasi per cadere quando sentii le sue braccia sostenermi, girai la testa verso di lui, ed incontrai i suoi occhi di ghiaccio, mi sentivo così confortata tra le sue braccia, la sua testa si stava avvicinando alla mia, io rimasi immobile, cercando di connettere quello che stava succedendo, e mentre le nostre labbra si stavano per toccare, io tirai indietro la testa, lui se ne accorse e mi appoggiò sul letto andando in cucina.

Piegai le ginocchia e appoggiai la testa fra di esse, non sapevo davvero cosa fare, lui mi confondeva, un giorno mi cercava e mi voleva e un giorno mi rifiutava totalmente, era troppo per me, era una situazione troppo complicata, e dovevo semplicemente lasciar stare, spegnere tutto e comportarmi come lui.

Pierre rientrò in camera, con l'aspirina e l'acqua, io le presi sotto il suo sguardo, ma il suo solito colore blu non era come le altre volte, era scuro, torbido, era incazzato e lo capivo, ma per andare avanti davvero dovevo lasciarlo perdere, prima che lui mi avrebbe sganciato una sua solita bomba.

Erano passate un po' di ore,con pierre non avevo più parlato.
Adesso stavo all'aeroporto, dove avevo ricontrato charles, che aveva passato la notte dalla ragazza di cui mi parlava continuamente.

Ci imbarcammo tutti e tre, e stavolta mi misi vicino a charles, ma non stetti zitta, vedendo che pierre stava lontano raccontai tutto al monegasco, avevo bisogno di qualcuno che mi sostenesse e che mi aiutasse a capire qualcosa.

"Wow, non mi aspettavo Pierre così"
Disse charles appena finii la storia e scendemmo dall'aereo, così aggiunsi:
"Così stronzo?"
"No così dolce, con nessuno si comporta così"
"Beh a me sembra tutto tranne che dolce"
"Parlò la zolletta di zucchero"
Roteai gli occhi, ma poi quello che aggiunse charles mi spiazzò:
"Poi quando vi ho visti ballare con pierre non sembrava così stronzo"
"Ma non non abbiamo ballato"
"A me sembra di avervi visto"
Ci pensai per un po', e poi mi ricordai improvvisante tutto, dalla discoteca a casa, tutte le parole che pietre mi ha detto, così esclamai:
"Cazzo!"
"Che è successo?"
"Charles cazzo, mi ricordo tutto, oh cazzo, tutte le parole di pierre tutto, mi ha difeso da quel tizio, ha detto che ero sua, oh merda!"
Il monegasco stava per dire qualcosa, ma sentii una voce chiamarmi:
"Benedetta!"
"Max!"
Urlai a mia volta e gli andai incontro abbracciandolo, sperando di non riprendere più quel discorso e fare finta di niente.

Con charles e Max arrivammo all'hotel in poco tempo, mentre pierre non l'avevo più visto dall'aeroporto, ma forse era meglio così.

Avevo la stanza vicino a Max e questa cosa mi piaceva almeno avevo qualcuno vicino, mentre charles stava al piano di sopra al nostro, mi dovetti preparare dato che oggi c'erano le interviste e io dovevo accompagnare il team alphatauri.

Mi misi al volo un paio di jeans e un top bianco, con sotto delle Air Force one colorate, scesi di corsa nel paddock, ed arrivai al luogo delle interviste, oggi avrebbero intervistato pierre,yuki, Max, Hamilton e Daniel.

A pochi minuti dall'intervista, incontrai Andreas che mi disse:
"Benedetta, ho già avvisato i giornalisti, yuki sta poco bene con lo stomaco, puoi sostituirlo tu? Ti prego"
"Va bene ma devo cambiare mascherina e mettere quella della scuderia"
"Aspetta ne ho una in più"
Presi la mascherina blu che stranamente c'entrava con il mio outfit, e mi andai a mettere in postazione ma capitai tra Max e pierre, e mi sentivo stranamente a disagio.

Nell'intervista parlammo del più e del meno, erano le solite domande, alcune per me erano alquanto scomode, altre molto normali, certo molte cose io e pierre non le potevamo dire, perché sarebbero stati spoiler sulla macchina dell'anno prossimo.

La tortura delle domande era quasi finita, quando sentii il giornalista chiedermi:
"Benedetta possiamo farti un ultima domanda o anche due"
"Ok"
"Come è successo l'incidente?"
"Ho perso la macchina e si è scatenato il fuoco"
"Crede sia stato un complotto?"
"No assolutamente no"
"Allora si può dire che si è quasi suicidata"
"No, gli errori capitano in formula uno, e se vuoi giornalisti di Sky sport non riuscite a capirlo allora siete solo dell'incompetenti!"
Dissi alzandomi dalla sedia e andai via, sotto i continui richiami di Max e Daniel, quando mi ero finalmente da tutti, sentii una voce dirmi da dietro:
"Stai bene?"
Purtroppo riconobbi quella voce, così dissi:
"Pierre per favore non voglio che mi vedi così"
"Così come?"
"Così"
"Intendi così debole"
"Si pierre quindi per favore vai"
"Invece rimango"
Mi voltai con uno sguardo serio, ma pierre non sembrava intento ad andarsene, così chiesi:
"Come mi hai trovata?"
"Sei stata tu a dirmi che ti piace stare da sola con la pista, e questo mi sembrava il luogo più giusto"
Accennai un sorriso, ma poi pierre mi disse:
"Perché sei scappata?"
"Ma sei serio? Ogni giorno vengo tartassata di domande con il mio cazzo di incidente, cerco di scordarlo e invece riviene tutto a galla, poi ci sei tu che non mi fai mai capire niente e onestamente nemmeno io mi capisco più, e sento di esplod-"
Non riuscii a finire la frase che mi ritrovai le morbide labbra di pierre sulle mie, le farfalle mi invasero lo stomaco, misi le mani fra i suoi capelli mentre lui mi attirava sempre di più a se, i nostri corpi, le nostre labbra aderivano perfettamente, le nostre lingue si intrecciavano, era come se ballassero, ogni pensiero era scomparso, in quel momento c'eravamo solo io e lui, due stronzi complicati, ma che si completano.

SPAZIO AUTRICE:
Ce l'hanno fatta, che ne pensate del bacio?
Ci vediamo al prossimo capitolo
Alla prossima!
Bacii💘

~my favorite mistake~ Pierre Gasly Where stories live. Discover now