Capitolo 1

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Un piccolo bocciolo. Una nuova vita che nasceva, destinata a fiorire. Lo guardai estasiata, i miei occhi assorbirono l'incanto che emanava. Era bellissimo. Splendido e fragile, come ogni cosa venuta al mondo. Una bellezza pura e letale.

Avrei voluto anch'io assistere alla mia, di fioritura. Ma le cose non vanno sempre per come le si immagina.

Io... ero morta. Intrappolata in una dimensione idilliaca, un'estesa e incontaminata radura incantata. Ero su Lys da duecento anni. E quel giorno, sarebbe stato l'inizio della fine. O almeno, avrebbe potuto esserlo. Il futuro era così imprevedibile, impossibile da definire. Perché tutte le mie certezze stavano per essere infrante.

E solo una persona ne sarebbe stata la causa.

Ruslan.

Era questo il suo nome. Le stelle avevano deciso di metterlo sul mio cammino. Era destino che ci incontrassimo.

Fissai il torrente che scorreva inesorabile, dinanzi a me. Ero rimasta la stessa di sempre. Una ragazzina impacciata, dagli occhi grigio azzurri e i capelli biondo cenere. La camicia che indossavo era troppo grande per me, il colore e i bottoni in madreperla si intonavano al bianco del mio incarnato.

Le piccole creature acquatiche giocavano, rincorrendosi. Il fiume era linfa che pullulava di serenità. Una quiete destinata a sparire, come il cielo limpido che si annidava sopra di me.

Divagai, la mente in balia dei ricordi. Vidi frammenti della mia breve vita materializzarsi nei miei pensieri. Una vita vuota, ero un involucro malinconico e scostante. I piedi sull'erba soffice e pungente si trascinavano stanchi, avanti e indietro. Ma dovevo impegnarmi in qualcosa, per distogliere la mente dall'agitazione che si inglobava ferocemente e senza sosta, in me.

<< Ce la posso fare >> farneticai.

Ce la posso fare. Ce la devo fare.

Lui mi avrebbe trovato, era ormai questione di minuti. Mi stava dando la caccia ed era vicino, lo sentivo. Lo percepivo. Il cuore continua a martellare il petto, quasi volesse fuoriuscirne.

Il corpo era tenuto in vita dall'adrenalina, lo sfuggirgli diveniva sempre più eccitante. Tremiti si accompagnavano alle costanti esplosioni del mio cuore.

Ero agitata.

Ero nervosa.

Non avevo idea di cosa mi aspettasse. Non sapevo nemmeno che aspetto avesse. Non l'avevo mai visto in volto. Sarebbe stata la prima volta, se mi avesse trovato.

Dovevo evitare di pensarci, continuare a nascondermi. Mi ero rintanata in una landa desolata di quel posto surreale. Credevo non mi avrebbe trovato.

Lo speravo.

Nessuno avrebbe mai pensato di cercarmi ai margini di quella foresta. La Foresta di Diamanti, era avvolta dal suo fascino. Un fascino spietato, perché ai margini si trovava un'area solitaria quanto pericolosa.

Gli animali selvaggi che la abitavano minacciavano di trovarmi e sbranarmi, tanta era la loro fame. Ma c'era un punto che sembrava scacciarli, il corso d'acqua ove si rifletteva la me spaventata ed esausta.

Il grigiore del cielo annebbiava mente e vista, difficile prevedere gli attacchi nemici. Non potevo biasimarli, avevo fame anch'io. Non mangiavo da giorni.

Una lepre bianca sbucò dal verde scuro in lontananza, zampettava a piccoli passi, lenta e svogliata. Così carina e indifesa, quel batuffolo di cotone si proiettò verso di me.

<< Tutto bene, piccolina? >> chiesi, quasi potesse davvero sentirmi.

Fu quando la presi in braccio che la vidi. Una macchia di sangue. Grande e vivida, fu la mia premonizione.

Loro erano lì. Quelle bestie avrebbero finito il lavoro, per poi iniziare con me.

D'istinto, entrai nell'acqua. La leprotta si chiuse a riccio tra le mie braccia, sperando di trovare maggiore protezione. Ma anche io, come lei, ero sola e indifesa.

Avevamo entrambe bisogno di un miracolo. Arrancai, quando vidi il primo lupo sbucare dall'oscurità. Dalla folta chioma nera e i denti grandi e affilati, gli occhi gialli erano rivolti verso di me. Mi fissava, ammaliato. Dopo poco ne comparvero altri. Bianchi, grigi, marroni, avevano seguito le mie tracce.

Non sapevo come uscirne. Mi preparai alla morte, non potevo fare altrimenti. Erano troppo forti, in confronto a me. Mi avrebbero assalita e ridotto in brandelli. Le lacrime si mescolarono alle increspature del torrente in cui sprofondai. Ma l'acqua non poteva nascondermi, ero ben visibile a quei predatori così folli e spietati.

Cullai il mio nuovo amico, dandogli false speranze. Perché in attimo furono da me. Corsero ai piedi del fiume, emettendo versi inquietanti e minacciosi. Si abbatterono su di me come una furia, saltando nel mio rifugio trasparente. Cercai una via di fuga, ma non c'era nulla potesse salvarmi. Indietreggiai verso l'altra sponda, sperando di acquisire secondi preziosi. Gli ultimi, probabilmente.

Fu allora che accadde.

Gli animali morirono, quando lo videro. Continuavano a dimenarsi nell'acqua ma fu tutto inutile. Tutti i lupi annegarono, lottando e dimenandosi.

Terrorizzata, mi voltai e capii. Lui... era dietro di me. Mi aveva trovato.

Ci guardammo intensamente.

Gli occhi fissi nei suoi, interruppe in modo così brusco la mia essenza, tutti i pensieri e le convinzioni. Mi mancò il respiro. Forse, sarebbe stato meglio essere presa da quelle bestie.

Ruslan.

Mi avrebbe trascinato nell'oblio. Era molto peggio di qualsiasi cosa mi potesse attaccare, un'immensa sciagura.

Giacevo inerme dinanzi alla mia rovina.

RiflessiWhere stories live. Discover now