Capitolo 12

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<< Ma dove mi stai portando? >>.

Avevo la vista oscurata. Ruslan mi coprì gli occhi, mentre mi sorreggeva con la sua forza. Muovevo le gambe incerta, non sapevo dove fossimo diretti.

Non riuscivo bene a muovermi. A tratti, zoppicavo. Ma lui mi aveva aiutato, mi sosteneva evitandomi di cadere.

<< Ci vorrà ancora un po'>>.

Passammo una buona parte del tragitto in silenzio. Avrei voluto chiedergli innumerevoli cose ma alla fine mi ero concentrata sulla difficoltà del camminare. Continuavo in sua presenza a sentirmi inquieta, a nutrire un'insolita soggezione.

Gli pestai diverse volte le scarpe ma a Ruslan sembrò non importare, intento com'era nell'aiutarmi. Mi avrebbe rimesso sulla retta via, decine e decine di volte.

Quando mi ridonò la vista, mi strinse maggiormente a sé facendomi male.

<< Sorpresa >> commentò, sarcastico. Quasi a volersi burlare di me.

Oh, mio Dio.

Lo scenario di cui presi visione mi spaventò. Volevo andare via da lì.

Una natura morta e degradata si stagliava dinanzi a noi nella sua brutalità. Alberi e piante anneriti inghiottivano il chiarore del cielo. Una vegetazione sterile, spenta e inattiva era l'indice di una distruzione totale. Barcollai, cercando la mia autonomia. Mi staccai da Ruslan, ispezionando esitante quel luogo arido e oscuro.

Una Macchia Nera pronta ad inghiottirmi.

<< Cosa significa? Sei forse impazzito? >> sentenziai inorridita. La visuale era disturbante e macabra.

<< Ah ah, India. Quanta irriverenza >> divertito, mi si avvicinò. La sua sagoma vestita di grigio si integrava magnificamente con la foresta nella quale ci ritrovammo immersi.

Non sapevo che direzione prendere, non mi ero mai avventurata in quella parte di Lys.

<< Portami via. Non voglio restare un secondo di più >> confessai tremante, le gambe come gelatina pronte a farmi andare giù.

<< E sia. Ma non accetterò poi di rimanere. A te la scelta >> mi sussurrò all'orecchio. La mia testa si girò per comprendere meglio il suono di quelle parole. Lo guardai dubbiosa, rapita da quegli occhi. Il mio sguardo scese, indugiando sulle sue labbra. Riluttante abbandonai i pensieri peccaminosi che annebbiavano la mia mente.

Cercai di concentrarmi sul presente, sulla situazione reale che c'era tra noi. Ero ingabbiata in quel posto e Ruslan era l'unico a sapere come uscirne.

Dovevo rimanere al suo fianco, se volevo avere qualche possibilità.

<< Potresti ingannarmi. Scegliere poi diversamente in ogni caso >> dissi, intristendomi.

<< E ti priveresti di quest'opportunità, India? >> assaporò il mio nome come fossi stata un frutto prezioso. Un frutto che prima o poi avrebbe mangiato.

O sbranato.

Feci di no con la testa, preoccupata. Avrebbe potuto ordinarmi qualsiasi cosa e l'avrei accontentato. Avrei fatto qualsiasi cosa, a prescindere.

Nella quiete di cui si impregnava la foresta, sospirai forte, rabbrividendo. Ero come un cerbiatto in trappola, pronto ad essere cacciato.

E Ruslan il mio cacciatore.

<< Dimmi cosa stai pensando, devo saperlo >> il suo tono perentorio denotava l'autorità che aveva, su di me. Un potere immenso, che gli permetteva di scavare nella mia mente.

<< Ho... paura. D-di te. Non voglio morire >> ammisi. La sincerità era l'unica via d'uscita. L'unico modo per farmi capire.

La sua risata rimbombò nell'ambiente, fissandosi nella mia mente.

Come osava trattarmi così? Si prendeva gioco dei miei sentimenti in quel modo sfacciato e irritante.

Risentita, feci per andarmene.

Fu subito da me. Mi paralizzò, inondandomi con il suo essere sublime.

Il mio cuore chiedeva pietà, quel turbinio di sensazioni generatomi da Ruslan era invalidante. Difficile da reprimere.

<< Allontanati, per favore >> e in realtà desideravo l'esatto contrario. Ma non avrei saputo gestire di più. Non potevo, non sapevo farlo.

<< Ma se ti piaccio parecchio >> mi schernì. Percepii il suo profumo inebriarmi i sensi.

<< Sei crudele >> risposi, umiliata. Riusciva a farmi sentire sempre così... debole. E un po' lo ero davvero ma avrei voluto rimanesse un segreto. Un qualcosa di mio e basta.

<< Vorresti negare l'evidenza? >> sorrise, come a compatirmi.

Il suo braccio a trattenermi, mi impedì di andare via. Ruslan mi impedì di fuggire dalla sua crudeltà.

<< No. T-tu mi piaci... e allora? Smettila di torturarmi >> ammisi, malinconica. Riuscivo sempre a complicare le cose, a renderle difficili, impossibili. Perché tra noi non ci sarebbe potuto essere nulla.

<< Sono felice che tu l'abbia detto. L'onestà è una qualità rara. Una delle cose che più apprezzo di te >> si lasciò andare, visibilmente rilassato.

Le ginocchia cedettero e mi ritrovai avvinghiata al suo petto. Ruslan non aveva esitato a prendermi. Come se stesse combattendo nuovamente una battaglia dentro di sé, mi trattò con una freddezza apparente. Mi chiesi se mi desiderasse, i suoi sentimenti inquieti mi destabilizzarono.

Provava anche lui ciò che provavo io?

Tante domande mi si affollarono nella mente e fu complicato dare una risposta a quegli innumerevoli quesiti.

<< Cos'è che ti piace di me? >> mi chiese intrigato, stimolato dalla mia ingenuità, come se fossi stata una sciocca ad innamorarmi del lupo cattivo della storia. Perché era quello che sembrava, attorniato dalla fitta penombra che incombeva su di noi.

<< Mi fai sentire viva >> ammisi, scegliendo la strada della verità.

Con uno sforzo estremo gli avvolsi le braccia intorno al collo. Lui mi fece fare, osservandomi con cura.

<< E se ti baciassi? >> mi disse, rapito dal mio essere impavida. Ruslan stabilì un contatto visivo difficile da eludere. Imbarazzata, chinai il capo. Era così dannatamente difficile e lui lo sapeva bene.

Era affascinato, stuzzicato dalla mia purezza. In effetti, in quel campo ero del tutto inesperta. Quella sarebbe stata la prima volta, per me.

RiflessiWhere stories live. Discover now