Capitolo 26

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Fuori, il ghiaccio e la neve. Osservai dalla finestra i fiocchi, gelidi e candidi, posarsi sul manto bianco. Aveva iniziato a nevicare, su Lys il tempo sembrava fuori controllo. Ero rimasta così tutto il giorno, di Ruslan nessuna traccia. Aveva lasciato diversi vassoi colmi di cibo, posati sul cassettone in mogano antico, accanto al letto. Su di un tavolino più piccolo, c'era una brocca ricolma d'acqua. Non lo avevo sentito arrivare, aveva sistemato quelle cose in silenzio, mentre dormivo. Afferrai un frutto, una mela rossa e matura, apprezzandone il sapore. Me ne stetti seduta, appoggiata alla testiera del letto, fino a quando la noia non sopraggiunse.

Mi annoiai tanto, quella camera era così vuota e desolata. Decisi di sgattaiolare via, nonostante le gambe fossero indolenzite. Passo dopo passo, mi portai verso il corridoio principale. Trasalii, quando vidi gli innumerevoli specchi che lo tappezzavano. Piccoli, grandi, rotondi, quadrati, dalle forme più insolite... la sua estensione ne era interamente coperta. Ero già stata in quella parte della casa, qualcuno doveva averli messi dopo.

Ruslan.

Girovagai, alla ricerca di ulteriori cambiamenti, ignara di cosa stesse accadendo. Al pianterreno, svoltato il salone principale, intravidi una piccola sala. Una stanza scura, rischiarata dal bagliore di una minuta finestrella, in alto, che ne evidenziava le stranezze. Era interamente circondata dall'acqua. Quel liquido cristallino sgorgava incessante dal soffitto e dalle pareti, per depositarsi sul pavimento in pietra. Osservai a lungo i rivoli confluire nel piccolo lago formatosi a terra. Il livello dell'acqua rimase fermo, mi arrivava a malapena alle caviglie.

Dovevo star sognando, non c'era un'ulteriore spiegazione. In duecento anni, non avevo mai visto nulla del genere su Lys. Era come se gli ambienti si stessero ribellando a ciò che stava accadendo, sembrava contribuissero a denunciare quell'ingiustizia senza fine.

Degli insoliti versi mi attirarono al di fuori. Esitante, mi orientai alla ricerca della causa di quel rumore. Una specie di lamento, fui attirata da quei suoni incessanti. Mi ritrovai oltre quelle mura, sprofondai nella neve e nel ghiaccio, raggiungendo quel punto nascosto.

Non credetti ai miei occhi. Dinanzi a me, il cervo bianco. Era guarito, nonostante l'evidente macchia rossa che gli sporcava la pelle. Fremeva affinché lo seguissi. Gli accarezzai il dorso, accettai quell'invito. Si chinò dinanzi a me, suggerendomi di salirvi sopra. Ci incamminammo nella foresta nera, nel luogo più cupo.

Il tragitto fu lungo, difficile. La prima volta mi ero lasciata guidare da Ruslan. Mi aveva detto fosse una sorpresa, mi ero lasciata trasportare dalle sue parole per poi inorridire difronte alla tragedia che aveva compiuto. Ma quel cervo era inspiegabilmente sopravvissuto, ed era lì, a superare nuove avversità. Nella neve, faticò per ritornare in quel luogo oscuro.

Il nero e gli orrori di quella foresta, furono offuscati dal candore della neve. Aveva dipinto di bianco ogni cosa ci si prospettasse davanti. Pendagli ghiacciati cadevano coreografici dagli alberi, i rami e i fiori trasparenti brillavano in quell'ambiente ostile.

<< Oh, mio Dio >> mormorai, accecata da tanta magnificenza. Saettai con lo sguardo in ogni dove, quella visione era un miraggio, una bellissima utopia.

Assistevo al miracolo della vita.

Quell'incanto si scontrò con una mantella rossa, che oscurava l'aspetto e le linee essenziali di chi la indossava. Fu tolta nell'immediato, rivelando la figura che celava.

La riconobbi subito, i capelli neri pettinati e divisi da una linea centrale. Il corpo armonico e slanciato, fasciato da un completo nero, dalle striature rosse. Gli occhi fissi nei miei, quasi stesse cercando di studiarmi.

Un po' mi intimorì.

Avevo la mente in subbuglio e fu difficile ascoltarla, ma la curiosità ebbe la meglio.

<< Io ti ho capita, sai >> iniziò col dire. Trovai la sua voce terribilmente fastidiosa. 

<< Pensavi davvero si sarebbe innamorato di te? >> soffocò una specie di risata, rimanendo immobile, ferma dinanzi a me. In lontananza, l'eco delle sue parole rimbombò nella foresta, quel suono rimbalzò tra gli alberi minacciando e impaurendo. Mi bloccai, incerta nel proseguire quell'ascolto.

<< Mio marito non si comprometterà mai con una ragazzina >>.

Suo marito. Ruslan era sposato?

<< Siete entrambi bloccati qui...>> constatai, sorpresa da quella rivelazione. Dovevano essere morti assieme, aspettavano entrambi la propria opportunità per ritornare sulla Terra.

<< Ti ucciderà, é solo questione di giorni >> bofonchiò, con uno sguardo torvo e l'espressione piena di risentimento. In quel bianco incessante, si sporse in avanti verso di me. I fianchi sinuosi, i passi lenti e decisi, le fattezze ideali, quella ragazza si avvicinò poco a poco, quasi costituissi un pericolo.

<< Non capisco di cosa ti stia preoccupando, allora. Lo hai detto tu, è tutto inutile >> ammisi, corrucciando la fronte. << Lo è sempre stato >> continuai a spiegare, incupendomi.

<< Ho accettato la mia morte, ti prego di non infierire. Non tollererò altri attacchi >>. Era tutto così avvilente, mi ero ritrovata a rassicurare la moglie dell'uomo che mi avrebbe ucciso. Dell'uomo che avevo amato, e forse che amavo ancora, contro ogni logica.

Avevo sperato arrivasse a prendermi, come quella volta al lago. Tentai più volte di scacciare quel pensiero, la ragione e il cuore divergevano ancora. Ruslan era stato crudele, mi aveva fatto sperare in un qualcosa che non sarebbe mai stato, per poi infrangere quel sogno proibito. Si era insinuato nella mia mente, e nonostante mi fossi illusa del contrario, non riuscivo ad allontanarlo, a farlo andare via.

Contro ogni logica e buon senso, pensavo ancora a lui. Ai nostri silenzi, agli sguardi fra noi, alle parole non dette. Mi ero invaghita di un uomo che non mi desiderava, che mi aveva preso soltanto in giro.

<< Quello che non sai...>> mormorò, avvicinandosi.

Provai ad indietreggiare ma le gambe non mi diedero ascolto, rimasi immobile dinanzi a lei.

Mi girò attorno, valutandomi come se fossi stata un pezzo raro, un animale dalla provenienza misteriosa. Mi confrontai con il suo aspetto, mi superava di una decina di centimetri. Mi intimidì, Kristina mi mise a disagio.

Presa dall'astio nei miei riguardi, si affrettò a concludere: << E' che vuole lasciarti in vita >>.

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