Capitolo 4

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<< Ho bisogno di tornare in  acqua >>.

E lui mi guardò come se non riuscisse a comprendere a fondo il mio stato d'animo, addirittura come se fosse preoccupato.  Ignorava le mie intenzioni. E non mi importava di come apparissi in quel momento, ero desiderosa di riuscire nel mio intento. Di fargli capire chi ero. Di farmi... amare. Amare, a tal punto che non mi avrebbe più lasciato andare.

Nel momento in cui avrei potuto perdere tutto, mi ero ridestata e avevo iniziato a combattere. Una forza inaudita mi consentiva di contrastare l'imminente minaccia che rappresentava.

<< Non starai dicendo sul serio >> spazientito, si passò una mano nella chioma nera, folta e ribelle.

Annuii, tentando di reprimere il sorriso che stava nascendo sulle mie labbra. La tensione provocatami da Ruslan stava lasciando il posto ad un atteggiamento più propositivo e speranzoso. Bisognava allentare l'astio che si era creato, per un attimo avremmo dovuto dimenticarci dei nostri ruoli e della tragedia che stavamo vivendo.

Dimenticare che entrambi eravamo destinati ad un futuro incerto. Dimenticare, solo dimenticare.

Emanavo un'energia contagiosa, capace di trascinare qualsiasi persona nel mio mondo e nella mia visione di vita. Ciocche dorate mi si appiccicarono sulla fronte e le scostai con il dorso della mano, talmente forte era il desiderio di sbirciare qualsiasi minimo accenno di Ruslan.

<< Stiamo decidendo della tua morte e tu vuoi fare il bagno? >> ripeté lui, quasi sorpreso da quella che sembrava essere soltanto un'apparente stupidità.

Aveva la mascella contratta, come se volesse dirmi altro. Come se volesse realmente comunicare con me. E lo avremmo fatto anche giocando, anche attraverso mezze verità o frasi non dette. Anche con gli occhi, che in quel momento non la smettevano di parlare.

Mi dispiace, non posso farci nulla. Urlavano i suoi, a gran voce.

<< Alla fine, cosa cambierebbe? Sembra tu sia irremovibile >> sbuffai.

Il suo corpo avanzò verso il mio. Di colpo, la sicurezza che avevo ostentato sino a poco prima si dissolse. Mi sentii tremare quando le braccia forti di Ruslan mi sollevarono ed io mi ritrovai sulla sua spalla, costretta a guardare giù.

La sua stretta era così potente che mi sentii protetta da qualsiasi attacco esterno, percepivo unicamente la sua forza. Il modo in cui mi teneva, mi rassicurò all'istante.

Ci eravamo appena conosciuti, eppure mi bastava poco per sentirmi di nuovo viva.

Viva.

Come non lo ero mai stata.

Il mio cuore impazzì, scavava per uscirmi dal petto, tanta era l'emozione. Non avevo mai vissuto niente del genere ed era strano come, nei momenti meno opportuni, c'erano sempre dei meccanismi contorti pronti a destabilizzare tutto.

Vacillai per questo.

L'acqua fredda del torrente mi riportò al presente. Ero sconvolta, quel gesto inaspettato mi destabilizzò. Mi ricomposi, cercando di assumere un'aria distaccata. Come se non mi importasse.

<< Cosa pensavi di fare? >> il tono stridulo e tremolante della voce mi tradì, lasciando intravedere i miei reali sentimenti, il mio essere spaventata.

Nel fiume, la mia camicia bianca fluttuava come un'alga marina. I miei capelli dondolavano allo stesso modo delle onde. Ruslan mi aveva disteso sul manto d'acqua blu, lasciandomi poi in balia dei flutti. Con i piedi incontrai le pietre colorate sul fondo, rimettendomi diritta. Non c'era più nessun animale a tormentarmi, erano stranamente scomparsi tutti. Grazie a lui.

Era scomparsa anche quella bestiolina che avrei dovuto proteggere. Possibile fosse morta anche lei, insieme ai cattivi della storia?

Nel lago, la mia camicia aderiva così tanto alla pelle che pareva fossi nuda. Mi sentii in imbarazzo. D'istinto misi le braccia intorno al petto, scendendo nello specchio d'acqua per avere maggiore coprenza. Ruslan se ne stava a pochi passi da me. Superava nettamente il pelo dell'acqua e se ne stava a studiarmi, concentrato.

<< Non voglio farti del male, per adesso >> precisò, togliendosi la sua giacca per porgermela. Immaginai avesse intuito il mio disagio.

Non ero solo nuda fisicamente, mi sentivo esposta anche emotivamente, mentalmente. Svestita di ogni cosa, in un certo senso. Mi turbava il sentirmi così... debole. Ma forse era probabile che gli stessi attribuendo colpe e meriti che non aveva. Stavo trasferendo su di lui tutti i miei dubbi, le preoccupazioni e i sentimenti negativi che provavo. Tutta la tristezza che mi aveva accompagnato da sempre.

E lui non aiutava, lo stargli accanto mi rendeva incredibilmente nervosa. Il suo comportamento mi spiazzava, le sue premure nascondevano brutali intenzioni.

<< Non potrei comunque farlo, lo sai >> aggrottai la fronte, nel mentre Ruslan depositò la sua giacca, su di me ed io lo lasciai fare, aiutandolo a mettermela. Trovai buffo come un singolo indumento potesse farmi stare meglio. Lo scrutai attraverso i capelli che mi si erano appiccicati sul viso. La camicia bianca e i pantaloni che da grigi erano diventati neri, a causa dell'acqua, lasciarono percepire il suo corpo statuario. Quei vestiti gli aderivano sin troppo alla pelle. Eravamo troppo vicini, sentivo il mio spazio invaso. Ma lo lasciai fare. Volevo capire cosa sapesse. Volevo stare con lui.

<< Non ancora >> ribattei, sconcertata.

Avevo ormai accettato una nuova sfida: fargli cambiare idea. Lo avrei indotto a rimanere. Sempre, avrebbe scelto me.

<< Non fino a quando tornerai  a... vivere >> enfatizzai l'ultima parola più del dovuto. Con la voce spezzata, perché a me quell'opportunità era stata negata. Perché io non vivevo da un bel po'.

Quel pensiero riaffiorò nella mente che divenne come una piuma soffice e leggera. Leggera, perché Ruslan mi prese il mento, annientando i miei pensieri, donandomi ciò di cui avevo bisogno in quel momento: sollievo.

Ci stringemmo forte, l'uno all'altro.

<< Se tornerai a vivere... ne morirò >> i miei occhi erano come due pozzi profondi ma trattenni le lacrime. Dovevo essere forte, per restare in vita. Per avere forse una possibilità di vivere. Realmente.

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