Capitolo 25

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Il candore della beatitudine, ero grata e felice, nonostante il tragico finale che mi si prospettava davanti. Me ne sarei andata nella quiete, in pace.

Nel mentre, continuavo a soffrire. Tremavo per il freddo che non accennava a estinguersi, la temperatura del mio corpo era aumentata vorticosamente.

Ero su di un letto troppo grande, per me. Un panno umido mi fu adagiato sulla fronte, ed io mugugnai per quel contatto spiacevole. Riuscii a malapena ad aprire gli occhi, scorsi delle mura blu, l'immagine sfocata di Ruslan. Dovevo essere nella sua camera, il letto era pregno del suo profumo. La stanza era avvolta dall'odore del cuoio misto all'essenza del muschio, sapeva di lui. 

Mi divincolai senza riuscirci, mi mossi appena.

Non gli chiesi nulla, del resto non mi importava. Ruslan appariva inflessibile, immergeva e strizzava quell'odioso pezzo di stoffa per ripormelo sul viso. Volevo solo che mi lasciasse stare. Invece, si era trasformato in una sorta di guardiano della mia salute. Inscenava la parte di un premuroso alleato, sembrava gli importasse. Il suo atteggiamento mi provocò una sorta di repulsione.

Non riuscii più a quantificare il tempo, i secondi divennero ore. Tuttavia, quando i vetri della finestra accanto a noi, mostrarono l'assenza della luce, capii che il sole aveva lasciato il posto alla luna. Ruslan non si era mosso da quella stanza, era rimasto a sorvegliarmi. All'occorrenza, mi aveva dato da bere, offrendomi un bicchiere colmo d'acqua. Avevo mandato giù piccoli sorsi, attenuando la mia sete. Morire in quel modo, non sembrava una grande idea.

Nel buio, non distinsi più la sua figura. Ma sapevo fosse ancora lì. Con me, in quella stanza. Ne ebbi la conferma, quando avvertii una pressione su quel comodo giaciglio. Si avvicinò al mio bozzolo bianco, mi ero raggomitolata nella coperta in lino. Mi avvolse con le sue braccia, tentando invano di riscaldarmi. Gemetti quando sfregò le sue mani contro il tessuto bianco, per donarmi il suo calore.

Ero infreddolita e distante, sola in luoghi indefiniti. Eppure il suo gesto mi riportò in quella stanza.

Ruslan rese quel riposo una tortura, una prova crudele. Decise di dormire con me, non volle lasciarmi sola. Faticammo entrambi a prendere sonno, quella notte la passammo a tormentarci. Nonostante avessi gli occhi chiusi e gli dessi le spalle, l'immagine del suo corpo virile non accennava a darmi tregua.

Mi agitai. Dovevo smettere di pensare a lui, smetterla con le mie fantasie.

Iniziai a sudare, in quell'ambiente faceva troppo caldo. Mi scoprii leggermente, misi da parte il mio bozzolo di lino, alla ricerca di un po' di sollievo. Mi girai in cerca di una nuova posizione e inavvertitamente fece lo stesso anche lui. Ci scontrammo, entrai in contatto con la sua pelle scoperta. Aprii gli occhi, sussultando. Era rimasto a torso nudo e l'impatto con il suo corpo mi fece agitare. Ansimai, nauseata. La situazione non avrebbe potuto essere più avvilente ed umiliante.

Come potevo bramare lui, l'uomo che mi avrebbe prima o poi annientato? I miei sentimenti mi disgustarono. 

Non riuscii a respirare, tanta era la rabbia. Di colpo Ruslan si posizionò a cavalcioni sopra di me. Invase il mio spazio vitale e iniziò a tastare il mio corpo. Fui invasa dalle sensazioni, nonostante fossi inerme, sotto di lui. Annaspai quando iniziò a sbottonarmi la camicia, scostando un lembo per insinuarsi sotto il tessuto.

<< Non farlo, ti prego >> biascicai, terrorizzata.

<< Ssshhh!! >> mi zittì lui.

Le sue mani cercarono e trovarono il punto interessato. La parte sinistra del torace, un punto vitale.

Le dita gelide sulla pelle rovente, schiuse la mano su di me. Stazionò lì, rivelando i battiti del mio cuore che si muoveva all'impazzata. Inspirai e respirai a fondo. Lui mi seguì, mi assecondò nelle azioni. Respirammo insieme, innumerevoli volte. Ruslan mi strinse una mano, portandosela al suo, di petto. Avvertii il suo cuore pulsare di vita e i suoi battiti lenti e regolari. Rimanemmo così per un tempo indefinito, fino a quando non mi tranquillizzai. Impacciata gli ghermii il polso, scostandolo.

<< Smettila, ti prego >> gli avevo detto, sottovoce.

<< Non posso >> si ostinò ad affermare.

<< Siamo legati, io e te >> ascoltai quelle parole prive di significato, afflitta per la sua crudeltà. Voleva soltanto prendermi in giro, continuare a farlo. Era fermo nel suo intento: farmi soffrire.

Ne seguirono dei passi, Ruslan andò via da quella stanza, avvertii il cigolio della porta. Rimasi accerchiata dall'oscurità, con la testa rivolta verso il soffitto. Ci misi un po' per riaddormentarmi, quel torpore iniziava a svanire, i sintomi del mio malessere si ridussero drasticamente. Stavo sviluppando un'energia strana, una sorta di adrenalina inspiegabile.

Era stato Ruslan, aveva riiniziato con il suo incantesimo. Lo stargli accanto scombussolava il mio stato d'animo, mi turbava ed incantava.

Ma dovevo essere forte, resistere per qualche altro giorno.

RiflessiWhere stories live. Discover now