Capitolo 21

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Una gioia indescrivibile. Non mi ero mai sentita così... viva. Appagata. Vivevo dei miei desideri. Al tempo stesso, un'angoscia si insinuò pesante nella mia testa. Ruslan aveva fatto avverare ciò che più desideravo, mi aveva donato una pace interiore. Era da molto che non accadeva. Gliene fui grata. Eppure, non ero abituata a così tanta luce. Una sensazione strana, avvertii brividi e calore. Un fuoco ardeva in me, opprimendomi e spaventandomi. Sperimentavo l'essere libera. E questo, spaventava molto di più. Non ne ero abituata. Combattevo contro i demoni da sempre, e in quel momento vennero a mancare le mie paure, quelle cose che riempivano le mie giornate.

Ruslan ne aveva preso il posto, da quel momento avrebbe popolato lui i miei sogni. O i miei incubi.

Volevo che tra noi funzionasse, lo volevo tanto.

Avvertivo la pelle d'oca, il mio corpo reagiva al suo. Lo desideravo. Il cuore pulsava incessante, mentre le labbra e la bocca soffrirono per la perdita del nostro contatto. Ne volevo ancora, volevo esplorare ogni angolo del suo corpo magnifico. Riempirlo di baci, stringerlo forte a me.

Lo guardai, era visibilmente provato. Così assorto nei suoi pensieri, sembrava essere da un'altra parte. Avvertii il suo senso di colpa, come se avesse mangiato il frutto proibito. Ma io non ero niente del genere, e non capii il motivo del suo rammarico.

Mi rattristai insieme a lui, per le mie e sue sensazioni. Per i nostri dubbi.

<< Mi sono innamorata di te >>. Quella frase, così dannatamente vera, bastò per dissolvere quel momentaneo grigiore. Era quella la verità, sin dal principio. Dal primo nostro incontro, lo avevo amato. Non importava chi eravamo o il ruolo che esercitava l'uno nella vita dell'altro, semplicemente io mi ero presa di lui. Niente, avrebbe potuto cambiarlo. Nessuna regola, dinamica o condizione. Doveva succedere e basta.

Lui accennò un sorriso, accarezzandomi una guancia con il dorso della mano. Quando fece per ritrarla, gliela afferrai bloccandola e cullandomi in quel gesto così bello. Non volevo la smettesse. << Sembri turbato >> azzardai, volendo approfondire. Lui inarcò un sopracciglio e mi squadrò con attenzione. << Cosa te lo fa pensare? >> chiese, cercando di mascherare la tensione.

<< Ti osservo, come fai tu con me >> ammisi, ingenuamente.

Ci scrutavamo a vicenda, immaginando, intuendo e comprendendo. C'erano sempre così tante cose non dette che aleggiavano nell'aria, tra noi. E i nostri silenzi, volevano dire molto. Più di quanto non avrebbero fatto milioni di parole.

<< Sembri pensierosa anche tu >>. Non potevo nascondergli nulla, lui lo avrebbe capito. Aveva imparato a conoscermi.

<< Il fatto é che... >> balbettai, insicura, gli occhi malinconici per ciò che mi rendeva così spenta.

<< Non ho mai visto così tanta luce, io non sono abituata >> gli confidai, in soggezione. Quella stanza, era diventata così piccola, vorticavo intorno a lui.

<< Hai paura? >> si abbassò lentamente, per far arrivare il suo viso al mio. Il cuore bruciava e si contraeva violentemente, facendomi mancare il respiro. Ruslan mi guardò in un modo che mi fece sperare l'indicibile.

<< Sì >>  fu la mia breve risposta. Entrambi sapevamo dei rischi che correvamo. Il fuoco della nostra passione ci avrebbe travolto, e di noi ne sarebbero rimaste solo le ceneri.

<< Quanti giorni mancano alla fine del mese? >> chiesi, tramortita dalle mie emozioni.

Lui non rispose, almeno non subito. Gli occhi altrove, l'aria assorta nei suoi tormenti. Dopo quella che parve un'infinità, lo seppi.

<< Poco più di una settimana >>.

Erano cambiate un po' di cose, nei giorni trascorsi. Eravamo cambiati noi. Non avrei mai immaginato o sperato di vivere niente del genere. Era un sentimento potente, un innamoramento tale da spazzare via ogni perplessità circostante.

Rimaneva solo quello che provavamo l'uno per l'altro. Vivevamo di entusiasmo e timori. Non sapevo cosa sarebbe accaduto oltre lo scadere del tempo, non mi importava neppure.

Mi importava soltanto di lui, di come sarebbe evoluto il nostro rapporto.

Ero così provata, non riuscivo a distinguere nemmeno le sensazioni che sentivo. Erano talmente tante che mi destabilizzarono.

<< Cosa ti prende? >> mormorò, rimettendomi una ciocca ribelle dietro l'orecchio. Imperterrito, era sgusciato via dai suoi pensieri per insinuarsi nei miei.

<< E' che sono tanto felice >> ammisi, con il cuore in gola. Il nero delle sue iridi parve inghiottirmi, lo vidi abbozzare un sorriso.

Mi afferrò il mento ed io assecondai i suoi movimenti, alzando il viso e sorridendogli a mia volta.

<< Non sei la sola >>. Quelle parole furono la mia medicina, lenirono le ansie e mi diedero nuove consapevolezze. Avevamo paura entrambi di ciò che stavamo vivendo, guardavamo incerti verso il futuro che appariva labile e privo di significato.

Perché non c'erano più scadenze né patti, c'eravamo soltanto noi. Il mio mondo si fermava a Ruslan. A quell'uomo calmo e inflessibile, che infondeva sicurezza e inquietudini. Avevo paura di perderlo, perché ormai vivevo di lui.

Necessitavo dei suoi occhi che mi scrutavano ostinati, delle sue parole incoraggianti, dei baci e delle carezze.

Necessitavo di lui.

Ero inciampata in un abisso di nome Ruslan.

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