Capitolo 20

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Una rivelazione difficile.

Da accettare. Da comprendere. Da assimilare.

Ruslan sgranò gli occhi, quando glielo dissi. Mi sentii sollevata, avevo iniziato a farlo: mi ero confidata con una persona. E lo avevo fatto proprio con lui. In quel momento non mi importò delle conseguenze. Assaporai una boccata di leggerezza, riuscivo a sentire l'essenza della libertà.

Fui risucchiata dall'intensità del suo guardarmi, mi lasciai trasportare dalle sensazioni. Ero finalmente riuscita a liberarmi da un peso per me troppo grande. E intuii lui non si sarebbe fermato. Avrebbe voluto saperne di più, scavare e trovarne le radici. Estirpare quel dolore dal principio.

Lo avrei aiutato, mi sarei unita a lui in quell'impresa. Prima della fine del mese, avremmo tagliato l'ultimo dei rami che ingrovigliava il mio cuore.

<< La vuoi sapere una cosa? >> chiese dolcemente. Intrecciò le sue gambe alle mie e ci ritrovammo vicini, troppo vicini.

<< Posso offrirti quella gioia di cui hai bisogno. Consideralo un piccolo regalo da parte mia >> spiegò, soddisfatto. Un gesto infinitamente cortese, da parte sua: mi avrebbe regalato attimi di spensieratezza e gliene fui grata. Gli feci un ampio sorriso, ero in fibrillazione. Incredula per ciò che prometteva.
<< Davvero? >> mormorai, in preda all'eccitazione. << Dovresti vederlo >> rise di gusto, e mi chiesi se stesse ridendo di me, della mia ingenuità.

<< Ti prego, non giocare... non con me >> specificai, osservandolo incredula. Si stava approfittando della situazione? 

Mi rabbuiai, temetti di aver sbagliato. Forse, mi ero fidata della persona sbagliata.

<< Conosci così poco del mondo reale, vorrei avere l'onore e il piacere di mostrartelo >> si alzò svogliatamente, tendendomi la mano per ripristinare quel contatto così speciale. << Per davvero >> sussurrò rassicurante. Mi persi nell'universo dei suoi occhi, navigai nei suoi mondi più inesplorati. Esitai per un attimo, poi piccole mani tremule si strinsero alle sue.  << Tremi davvero tanto >> Ruslan constatò quella verità così scomoda e drammatica. 

Una reazione istintiva la mia, un richiamo naturale all'essere vigile. La mia mente cercava disperatamente di inviarmi segnali, di richiamarmi all'ordine e alla serietà. Ma non mi importava, bastava così poco per perdere la ragione. Bastava un tocco di Ruslan per farmi desiderare di morire tra le sue braccia, comunque sarebbero andate le cose.

<< Solo quando sono con te >> ammisi, seguendolo. Lo avrei fatto incondizionatamente.

Mi condusse a piccoli passi in quella stanza luminosa, camminando piano e controllando che stessi bene. Sperava non avessi cambiato idea. Ci fermammo dinanzi a un incavo scolpito nel cristallo, rivestito di una lastra riflettente. Osservai il grande specchio che ci vedeva riflessi, insieme.

<< Dimmi cosa vedi >> le sue dannate domande ormai mi confondevano e basta. Assente e spaesata, abbassai il capo.

<< Cosa dovrei vedere? >> sapevo dove voleva arrivare. Ma non era quella la sorpresa che aspettavo.

<< Ruslan ti prego... >> e lui non ascoltò, come al solito. Mi tenne ferma, le mani salde sulle mie spalle. << Lo so, che lo sai >> mi disse.

<< Non lo so >> ribattei, disorientata. << Quando sono con te, non so più nulla >>. Dallo specchio, lo vidi corrucciare il viso, una reazione istintiva alle mie parole. Era così raro vederlo lasciarsi andare.

<< Mi sento così vulnerabile, indifesa. Sento...>> divagai, volevo trovare le parole giuste. Gli occhi incollati al nostro riflesso, capace di farmi studiare i suoi movimenti.

<< Non stiamo combattendo ad armi pari >> ammisi. Mi intrecciai le dita, a disagio. Ultimamente, non riuscivo più a rimanere in silenzio. Ero un fiume in piena, pronta ad inondare chiunque mi passasse accanto. Ero pronta a sommergere Ruslan con la mia verità.

<< Guardami >> mi ordinò. Assecondai la sua richiesta, osservando l'espressione combattuta e dilaniata dal senso di colpa.

<< Lo sai anche tu, che non siamo allo stesso livello >>. Un battito di ciglia. Fu quello il tempo che impiegò Ruslan per girarmi a sé. Con presa salda, deciso a non lasciarmi andare.

<< Ti prego... lasciami >>. 

<< Credi non sappia sia una follia? >> mi inveì contro. In quel momento, fu lui a trascinarmi nel suo vortice emotivo. Sbattei le palpebre e lo osservai attraverso le spesse ciglia. Non sapevo dove volesse arrivare, non potevo prevedere fin dove si sarebbe spinto. << Credi non sia una tortura vederti, ogni giorno, sapendo non potrò mai averti? >> continuavo a scuotere la testa. Non volevo crederci. Oh, mio Dio. Lui... si stava dichiarando. A me.

Le mie labbra si incurvarono in un timido sorriso, sollevata. Anche lui provava i miei stessi sentimenti. Il mio cuore esplose dalla gioia, una felicità incontrollata mi pervase, mente e corpo. Per poco non collassai sul pavimento luccicante.  Continuavo a ripetermi fosse un sogno, che quella che stavo vivendo non fosse la realtà. Invece era vero, tutto quanto. Stavamo vivendo all'insegna delle nostre volontà più nascoste.

<< Provo lo stesso anch'io >> mi sollevai sulle punte dei piedi e lo baciai. Le sue labbra si schiusero, ricambiandomi. Ci perdemmo nelle nostre insicurezze, assaporammo nuovamente il profumo della libertà. Un bacio capace di avvolgerci e portarci in una nuova dimensione. Sul punto del non ritorno. Il corpo in preda ai fremiti, si avvinghiò al suo. Mi aggrappai alle sue spalle di marmo, Ruslan mi afferrò i glutei e mi attorcigliai attorno alla sua schiena bronzea. Fui presa d'assalto, non riuscii a quantificare le sensazioni che si infiltravano senza sosta dentro di me. Le sue dita nei miei capelli, che accarezzavano e tiravano energicamente. Un istante capace di rischiarare l'oscurità che stavo vivendo. Ruslan era luce che mi attirava a sé. E non importava se o quanto mi sarei accecata. In quel momento volli vivere avvolta da quel calore. Per sempre.

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