Capitolo 5

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D'istinto mi attirò a sé in una morsa letale. Mi ritrovai avvolta nel suo profumo, contro ogni previsione.

L'abbraccio a cui ci abbandonammo, durò minuti che parvero ore. Mi ci persi totalmente. Quando la luna si rifletté sulle increspature del torrente, fummo lontani da lì. Da quel posto.

Gli chiesi di rimanere con me, di rendere gli ultimi miei giorni più felici. Era parte del piano, perché dubitavo sarebbero stati gli ultimi.

Vagammo per la Foresta di Diamanti, fiorente di quelle che avevano tutta l'aria di essere delle gemme preziose. Fini ed eleganti, riflettevano i colori dell'arcobaleno.

Nel buio assoluto, eravamo bagnati e spensierati. E quello non era nei piani. Quella sera, fu come incantata. L'aria era carica di sogni e speranze.

Probabilmente Ruslan si era sforzato di fingere, convinto di assecondare me e i miei capricci, ma forse magari gli dispiaceva. Immaginai non volesse sentirsi in seguito rammaricato non solo dell'avermi uccisa ma anche dell'avermi lasciato morire nell'indifferenza. La sua indifferenza.

Ma non mi importava. Mi piacevano quelle attenzioni. Le sue.

Mi sentii speciale.

<< Sai, é strano parlare con una ragazza vissuta duecento anni fa. Immagino per te sia lo stesso >>.

In effetti, il mondo attuale era così lontano da me. Ma avevo ascoltato stralci di storie narrati da alcuni abitanti, che mi avevano confermato quanto fosse ancora marcio, malsano e corrotto.

Depravato.

Mi strinsi nelle spalle, rabbrividendo. E non perché i miei indumenti fossero zuppi d'acqua.

Il sentiero nel quale i nostri corpi si muovevano, l'uno di fianco l'altro, era buio. Ad indicarci la strada lo sfavillio ostentato dai rami.

<< Immagino tu voglia aprirti con me. Puoi parlarmi di ciò che più desideri >> in sottofondo il rumore dei nostri passi. Ruslan indossava delle scarpe nere, io invece di scarpe non ne avevo. Camminavo nonostante il più delle volte faceva male. Le piccole ferite e i taglietti che mi procuravo, bruciavano. Era terribilmente fastidioso.

Complice il dolore che provavo, mi fermai e mi piazzai dinanzi all'uomo che ormai invalidava la mia mente. Lo sguardo era basso e non arrivavo a vedergli il volto. Mi irrigidii totalmente. Irrazionalmente, gli chiesi l'unica cosa che desideravo accadesse in quel momento.

<< Vorrei che mi baciassi >> la mia voce incrinata gli sussurrò il mio desiderio nascosto. Volevo sentirmi amata, volevo che lui mi facesse sentire amata.

Un silenzio assordante ci avvolse.

Non ero mai stata troppo impulsiva, ma il nostro incontro aveva cambiato ogni cosa. 

Ruslan abbatteva quella razionalità che pensavo mi appartenesse. E avrei agito seguendo l'istinto, non mi importava di soffrire. Avrei agito seguendo il mio cuore. Lo avrei fatto tentennare. Gli sarei piaciuta, e non avrebbe poi avuto dubbi.

Il piano era semplice.

Tormentarlo. Come lui stava facendo con me.

<< Non posso >>. C'era un qualcosa nella sua voce che non seppi identificare. Sembrava combattuto. Come se ci fosse un motivo che glielo impedisse, un qualcosa di terribile, che andava oltre la sua promessa di uccidermi.

Percepii esitazione, avvertii ci fosse più. Un qualcosa di non detto, un segreto oscuro e indicibile. I nostri occhi si incatenarono gli uni agli altri, il respiro divenne sempre più corto.

Abbozzai un innocente sorriso. Seppur in imbarazzo avrei dato qualsiasi cosa per conoscere che sapore avessero le sue labbra. Dovevamo conoscerci, in fondo.

<< Vorrei sapere cosa si prova. Per favore >> cercai invano di convincerlo, perché fu irremovibile, solido sui suoi passi.

Avevo sentito storie da parte delle ultime anime arrivate su Lys. Raccontavano di approcci veloci, di baci rubati e non solo. Come se con il passare del tempo si avesse avuto maggiormente il bisogno di mostrare i propri sentimenti. Pensai fosse una cosa normale, che lui avrebbe acconsentito. Dopotutto non si faceva così, alla sua di epoca?

Ero stata troppo invadente, forse?

La nostra però era una situazione atipica, e non c'era tempo per vaneggiare.

Bisognava essere decisi. E io sapevo cosa volevo. Lui me lo avrebbe dato.

<< India, io...>> ansimò, combattuto.

<< Tornerò verso la fine del mese, per ucciderti. Fossi in te non mi nasconderei, è una mossa stupida. Ti troverei subito, di nuovo >> sorrise debolmente, un sorriso che non contagiò i suoi occhi. << Renderesti il tutto più doloroso >> furono le sue ultime parole, prima di lasciarmi sola.

Sola, nella foresta. Intorno a me quel vuoto così familiare. Ero abituata a nuotare in quei sentimenti di nostalgia. Nostalgia di un bacio, una carezza sulla guancia, un gesto d'affetto. Mi accasciai al suolo che parve accogliermi prima di sprofondare in un sonno inquieto. A farmi da letto, una terra fredda e ruvida.


◈◈◈

Un uccellino zampettò sulla mia guancia e il lieve pizzicore diffusosi sulla pelle mi ridestò dal torpore in cui mi ero assopita. Il sole caldo colorava il cielo di rosa e arancio, sprizzando un'energia contagiosa.

Per quanto avevo dormito? Spaesata e con quel familiare senso di confusione, non seppi rispondere.

Ricordi offuscati mi annebbiarono la mente. Mi rialzai a stento, intorpidita. Le gambe dolevano ed era colpa mia. Mi ero lasciata andare con dei vestiti fradici e ne pagavo le conseguenze.

Quel calore così confortante mi inondava, desideravo che quel sole abitasse dentro di me.

Per sempre.

Ruslan.

Mi venne in mente lui. La nostra ultima conversazione mi aveva lasciato in preda all'imbarazzo. Mi aveva fatto sentire inopportuna, reso furiosa. Ma la mia dignità ormai non aveva più importanza, l'avevo persa così come presto avrei perso la vita. Nulla aveva più senso.

Mi rimisi in cammino, verso casa. Camminare mi costava terribili fitte ai piedi. Le piccole e grandi ferite si erano riaperte, il dolore era lancinante. Ma mi feci coraggio, e procedetti. Se dovevo morire, lo avrei fatto in un luogo a me caro.

RiflessiWhere stories live. Discover now