Capitolo 3

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Si può morire in tanti modi. Non sempre é una questione fisica. Il corpo, può rimanere in vita, eppure...

Ruslan avrebbe annientato la mia mente prima di farlo. Sarei morta lentamente, il suo lavoro sarebbe stato crudele ed efficace. Perché mi avrebbe umiliato, d'altronde aveva già iniziato. Ed io non potevo fare altro che stare a guardare.

<< Qualsiasi cosa tu abbia in mente, non farlo >> lo pregai, pur sapendo fosse inutile. Tanto aveva deciso, lo sapevo. << Per favore >>. Chiusi gli occhi in segno di supplica, immaginandomi in un posto diverso. Meritavo anch'io un po' di pace, dopotutto. Il caos e la disperazione mi avevano trascinato in un mondo fatto di incertezza e inquietudine. Diventai nervosa, le unghie conficcate nei palmi delle mani. Chinai il capo, osservando le piccole foglioline ai nostri piedi che si apprestavano a crescere.

<< India, India... >> scandì il mio nome più volte, come se stesse gustando il suono che ne scaturiva, dalle sue labbra. << Non rendermi le cose complicate >> mise in chiaro. Aveva programmato ogni cosa  e non tollerava cambiamenti di programma. Sembrava amasse avere il controllo delle cose, metodico e rigoroso com'era.

Difficile farlo desistere.

Non pensai più a nulla, la testa divenne leggera e sgombra da preoccupazioni. Rimpiansi i miei giorni migliori, le giornate passate sull'erba a fantasticare sulla forma delle nuvole.

<< Fallo adesso, allora >> gli inveii contro. Alzai la testa e mi specchiai nelle sue iridi nere, osservai i suoi capelli corvini, la pelle bianca che ne entrava in contrasto. La sua bellezza mi rese difficile l'essergli ostile. C'era un istinto profondo e naturale che mi spingeva ad ammirarne i tratti perfetti ed incantevoli, un impulso nel lasciarmi andare. Non riuscivo a spiegarmi il moto che mi spronava a stargli accanto. Alzai il capo, osservandolo. Lui era lì, consapevole e soddisfatto per ciò che stava accadendo. 

<< Non provocarmi. Potrei cambiare idea >> avanzò a piccoli passi verso di me, mentre io indietreggiai, d'istinto. Fui assalita dalla paura. Sbiancai, il respiro si fece mozzato. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, avvertivo un magone troppo grande da gestire.

Non ero pronta per morire, in fondo nessuno lo è realmente.

Iniziai a scuotere la testa, pervasa dai tremori e dal senso di colpa per essere stata tanto sciocca e impulsiva. Ruslan era il lupo cattivo della storia e io non avevo fatto altro che aizzarlo.

Come avevo potuto essere così stupida? Era piombato nella mia vita e aveva iniziato a distruggerla, con la mia complicità.

Non ero solo disarmata, ero molto di più. Avevo smesso di correre, di lottare.

Ero l'anello debole, la preda più desiderabile. Una preda che aspettava di essere divorata.

Pezzo dopo pezzo, di me non ne sarebbe rimasto più nulla. Il tempo scorreva lento, mancava molto alla fine del mese.

Di colpo mi illuminai.

La soluzione poteva essere più di semplice di quanto pensassi. Potevo farcela, lo credetti davvero.

Forse, non tutto era perduto.

Il tempo. Ci riflettei su e intuii. Poteva divenire mio alleato, un amico fedele capace di aiutarmi.

Dovevo prendere tempo, averne il più possibile. Mi sarebbe servito per poter sopravvivere. Ruslan mi stava dando una possibilità, inconsapevolmente. La sua sarebbe stata un'arma a doppio taglio. Perché io avrei sfruttato quell'occasione per tenerlo legato a me, per sempre.

Saremmo rimasti lì, su Lys.

<< Aspetta, ti prego >> misi le mani avanti, per sottrarmi alla sua presenza. Una presenza letale, che spaventava e ammaliava.

Dovevo essere matta, completamente folle. Non c'era una spiegazione logica per i sentimenti irrazionali che mi facevano desiderare l'uomo che minacciava la mia esistenza.

Eppure, ero inspiegabilmente attratta da lui.

Ruslan era un desiderio proibito, uno di quei sogni irrealizzabili. Un uomo splendido che gioiva nel darmi il tormento.

Gli avrei reso il favore.

Decisi lo avrei fatto anch'io. Lo avrei indotto a desiderarmi, nonostante tutto. Nonostante me.

Dovevo passare del tempo con lui, farlo entrare nel mio mondo. Farlo invaghire, per quanto possibile, della ragazzina impacciata che ero.

RiflessiWhere stories live. Discover now