Capitolo 15

84 1 0
                                    





<< Per di qua, attenta a non cadere >> mi avvertì. Salimmo gli scalini in pietra che davano sul retro della residenza nella quale eravamo stati la notte precedente. Avevamo percorso una strada differente e non mi ero resa conto fossimo diretti là. Di nuovo, in quella casa. Con lui.

Entrammo in una sorta di cucina, in una stanza stretta e lunga che dava sulla valle erbosa. Un ambiente piccolo, dalle pareti tenui e con al centro un tavolo rettangolare in legno. Le mura erano contornate da mobili chiari che celavano alcune piante rampicanti. Un piano cottura era posizionato al di sotto di una finestrella che lasciava ammirare il paesaggio. Un paesaggio malinconico, avvolto dal grigiore del cielo. Nuvoloni carichi di pioggia e un vento impetuoso, minacciavano il clima candido e sereno.

<< Ti preparo qualcosa, sarai affamata >> Ruslan smosse una sedia per farmi sedere. Intimorita, mi accomodai.
Dopodiché mi diede le spalle, iniziando ad armeggiare con diversi utensili. In realtà avevo tutto, tranne che fame. Provavo un forte senso di nausea, il mio stomaco si rifiutava di mangiare. Ero così provata da tutto quello che stava accadendo. Una sorta di rassegnazione albergava in me e sembrava non voler andare più via. Avvertivo tutte le mie emozioni negative al punto tale che mi scoppiava la testa. Con gli occhi persi nel vuoto, mi lasciai cadere su quel tavolo e iniziai a piangere.

Sembravo il fantasma di me stessa. Ero così persa, così... triste. La mia vita non aveva più nessuno scopo. Anche se fossi sopravvissuta, cosa avrei fatto poi?

Il suono incessante dei miei singhiozzi mi distrasse da lui. Quando rialzai la testa, mi era seduto accanto, con un piatto colmo di un cibo dorato, soffice e profumato. Tuttavia, quell'odore diede fastidio al mio stomaco, l'ultima cosa che volevo era mangiare.

<< Mangia, da brava >> Ruslan mi avvicinò alle labbra una forchetta traboccante di quell'alimento spumoso. La rifiutai.

Ero troppo disgustata,  per tutto. La verità era che la mia vita cadeva a pezzi e nessuno avrebbe potuto cambiare le cose. Nemmeno lui.

<< Voglio morire, hai vinto >> lo informai, abbattuta. Accanto a lui, mi sentivo così piccola e impotente. Ruslan mi sovrastava, in tutto. Lui era così diverso da me: un uomo che aveva trovato un senso per vivere. Un uomo realizzato.

E io non ero niente in confronto. Solo una ragazzina che avrebbe potuto pulirgli le scarpe, al massimo.

<< Perché dici questo? Dov'è finita la tua combattività? >> sostenne lo sguardo in un modo che mi imbarazzò. Era sempre così autoritario, riusciva a comunicarmi la sua superiorità anche solo guardandomi. Lo odiai per questo.

<< Non c'è motivo che rimanga, in ogni caso non sto vivendo al pieno delle possibilità e... >>

Non riuscii a continuare. Ruslan mi tirò a sé violentemente. L'impatto con il suo corpo mi sconvolse, fu così inatteso, fatale. Annaspai totalmente. Ero così succube di quell'uomo tanto attraente quanto nocivo.

Il mio cuore accelerò vorticosamente in preda ai fuochi d'artificio. 

Ruslan mi baciò.

Voracemente, avidamente. Le nostre bocche si assaporarono, la sua lingua mi esplorò, riempiendomi, completamente. Ero invasa dalla gioia, dalla paura, dall'entusiasmo di quel bacio. Un bacio potente, perché lui non si fermò. La sua lingua accarezzò la mia, divenne sempre più invadente. Non riuscivo a pensare a nient'altro che a lui. Mi travolse i sensi, continuò ad esplorarmi, a succhiare, a scoprire. Eravamo soltanto noi, in preda ai nostri istinti più primordiali.

Privati delle nostre paure, di quelle barriere frutto dell'incomunicabilità. Era tutto così nuovo per me. Tutto così inaspettato. Non potei fare a meno di essere felice.

Quando ci separammo, gli sorrisi.

Credevo che non sarebbe mai successo. Né con lui, né con nessun altro. Invece, di punto in bianco, mi aveva baciato. Mi aveva donato quello di cui avevo più bisogno. Mi aveva fatto sentire seppur per un attimo, importante. Desiderata. E quello mi indusse a volerne ancora. Avrei voluto sentirmi per sempre così viva, provare quelle sensazioni così belle. Vivere in quella beatitudine, per sempre.

Eppure, se io vivevo in preda all'elettricità che assaliva il mio cuore, Ruslan era un muro di ghiaccio. Sembrava... pentito. Forse, non gli era piaciuto?

Lo sentii espirare più volte, per poi distaccarsi completamente da ciò che avevamo vissuto. Mi ferì, di nuovo.

<< Scusami, non avrei dovuto >> mormorò e, quando deglutì nuovamente, osservai la sua gola gonfiarsi, il suo pomo d'Adamo andare su e giù. Si passò una mano sui capelli, irritato. Stava vivendo una battaglia interiore della quale non voleva rendermi partecipe. Come del resto, non mi rendeva partecipe di nulla. In fondo, non sapevo molto di lui.

Dietro quell'apparenza impeccabile, ero sicura ci fosse altro. Doveva esserci altro. D'altronde, nessuno è perfetto.

E io avrei scoperto le sue debolezze, come lui stava scoprendo le mie. Sarebbe stata una guerra equa. E alla fine, avremmo potuto farcela entrambi.

<< Sei stato la mia prima volta >> annunciai, ignorando il suo stato d'animo. Quello che udii fu a metà tra una risata e un sospiro. << Non può essere... hai vent'anni, non è umanamente possibile, tu... >>

<< E' la verità >> lo bloccai, impedendogli di formulare qualsiasi pensiero che mi facesse sentire a disagio.

<< Non me la sono mai sentita, ero impegnata a combattere... >>

<< Tutto questo >> completò lui, per me, la frase. Ed io annuii con aria distaccata, mentre fissavo assente il vuoto davanti a me. Probabilmente quello, non avrei dovuto dirglielo. Dovevo cercare di controllare i miei sentimenti, ponderare ogni scelta, anche se pareva impossibile. Ruslan minava ogni possibilità di ragionare con tranquillità.

<< Questo mi rende strana? >> domandai, rattristata. La tempesta che si stava scatenando al fuori delle mura opprimenti, era la stessa che attanagliava il mio cuore. Tuoni minacciosi rimbombavano nell'oscurità, la pioggia batteva incessante sul vetro opaco e sporco.

<< Ti rende solo diversa >> spiegò, incrociando le mie iridi alle sue. Sobbalzai, quando si manifestò l'ennesima onda d'urto. Quella sera, non avrei potuto sentirmi più a disagio.

<< Ora, mangia. Ti ammalerai, se continuerai a digiunare >>. E prima che potei rifiutare, aggiunse: << Se lo farai, ti aspetta una sorpresa >>.

RiflessiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora