Capitolo 6

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La zona est si componeva di una vegetazione caratterizzata prevalentemente da colorazioni fredde. Dal blu al lillà, le colline, gli alberi e i fiori coloravano alternandosi quell'enorme area prevalentemente desolata. In pochi sceglievano di restare lì...

Un'ambiente freddo e silenzioso, costernato da una malinconia incessante. Una tristezza costante e senza fine, caratterizzava chi aveva scelto di vivere in quel luogo dimenticato da tutti.

Il grande ammasso d'acqua, mi indicò che ero tornata. La mia casupola mi aspettava. Ebbi bisogno di tornare, di stare nel posto che più mi rassicurava. Erano cambiate un po' di cose dall'ultima volta, e per questo, desiderai con tutta me stessa avere un momento di pace. Di ritrovare una sorta di stabilità. Di sapere che ero la stessa di sempre.

Ruslan.

Non dovevo pensare a lui, almeno non così tanto. Ma era così difficile, ormai albergava nei miei pensieri.

La lunga camminata, durata ore, aveva portato oltre alla sofferenza fisica, una nuova consapevolezza. C'era un qualcosa che lo tratteneva. Aveva esitato, e anche più di una volta, nel dirmi ciò che pensava. Non era sereno in mia presenza e per tutto il tempo era come se si stesse limitando. Probabilmente gli facevo pena, e non voleva dirmelo, o forse c'era di più. Ma cos'era quel di più?

Dovevo scoprirlo, capire se quelle fossero soltanto le fantasie di una ragazza esausta, il mio modo di aggrapparmi alla vita.

Forse, c'era speranza, Ruslan poteva ancora cambiare idea.

Avrei dovuto trovarlo, chiedere di lui alle anime che abitavano Lys.

Qualcuno avrebbe dovuto aiutarmi.

Ma sembrava avessi parlato con un fantasma, passai una settimana a cercarlo.

Iniziai a vagare per Lys senza una meta, l'unico obiettivo era capire dove fosse. In molti mi fecero sospettare che quell'uomo non fosse mai esistito. Nessuna traccia, nessuno che avesse visto. L'unica cosa che rimaneva era la sua giacca, la prova tangibile che non ero una visionaria. Ormai era diventata parte integrante di me, la indossavo al di sopra della mia lunga camicia ricamata.

Lui mi aveva davvero abbandonato?

Iniziai nuovamente a piangere, le lacrime rigarono il mio viso fino a quando non si prosciugarono. Fui scossa da tremori, non mi sentii bene. Sconvolta, mi preparai all'evenienza più difficile. Impotente, attendevo ormai la fine.

Decisi che avrei passato i restanti giorni nel mio rifugio fatto di rami e fiori, avvolta dal buio e dalla disperazione.

Immaginai di morire nel sonno. Sarebbe stato facile, indolore. Non me ne sarei nemmeno accorta, semplicemente non mi sarei svegliata più. In ogni caso, sapevo lui mi avrebbe trovato. Lo avrebbe fatto sempre, non potevo sfuggirgli.

Mi accasciai al suolo, la mia casa era un'armatura solida.

Come un bel bozzolo di seta.

Ed io ero la larva intrappolata al suo interno. Non avrei mai schiuso le mie ali, quella era davvero la fine.

RiflessiWhere stories live. Discover now