Capitolo 32

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Il coraggio é una qualità rara, un compagno fedele da portare con sé nell'oscurità. Cercai di farmelo amico, di convincerlo a restare con me. Me ne dovetti servire, per tornare da lui.

Sapevo fosse vivo, e che prima o poi sarebbe venuto a cercarmi. Lo sentivo. Tornai alla dimora, trovando conforto nell'aria fresca che la avvolgeva. Il ghiaccio e la neve si erano sciolti, per lasciare il posto ad un clima più favorevole. Trovai la porta socchiusa, entrai in punta di piedi, preparandomi a rivederlo. Lui era nel grande salone, ad aspettarmi.

Si ergeva fiero, dinanzi a me, come una statua di marmo nella sala di un vetusto museo. Mi chiesi come avesse fatto. La sua ferita era scomparsa, il suo bellissimo corpo irradiava un'immensa salute.

<< Ma cosa...>> mi portai le mani alla bocca, in un momento di incredulità e contentezza.

Ruslan era guarito, inspiegabilmente e rapidamente.

<< Mi devi una spiegazione. Pretendo una spiegazione >> lo sollecitai, sapendo fosse inutile. Perché lui era irremovibile.

<< Vorrei lo capissi da sola >>.

Feci cenno di no con la testa. Mi chiedeva troppo, perché non avevo la minima idea di cosa stesse accadendo.

<< Non riesco a farlo, ti prego dimmi qualcosa>> gli chiesi aiuto, d'altronde non potei fare altrimenti. Quella dipendenza mi fece girare la testa. Percepii la tristezza riemergere dal mare nel quale era seppellita. Non me ne sarei mai liberata. Avevo un compagno fedele sbagliato, un'ombra che mi seguiva nonostante non volessi. Un nemico da cui difendermi.

La mia vita era dettata dal dispiacere. Dal continuo stato di angoscia e collera, dagli incubi e dalle paure. Ero nata con quella maledizione, il mio era un incantesimo difficile da spezzare.

Comprendendo il mio stato di malessere, Ruslan mi abbracciò di getto, privandomi di quella morbosa negatività. Tremai tra le sue braccia, trovando il conforto di cui avevo bisogno. E così, confusa e felice, vidi uno specchio enorme ricoprire la parete difronte a noi. 

Lui mi osservò tramite quella superficie riflettente, dai contorni in oro. Lo specchio sapeva di antico, la sua cornice, massiccia e pesante, ne impreziosiva la fattura.

<< Sei tu la chiave >> mormorò, accarezzandomi lievemente i capelli. La sua voce divenne sensuale e roca, mi mandò in estasi. Volevo ascoltarlo ancora. Così piccola, mi persi tra le sue braccia possenti.

In quel momento, avevo bisogno di non pensare a nulla. Avevo bisogno di lui.

Lo guardai sfacciata. Desideravo essere libera, per una volta. Lui mi assecondò, sorrise nel vedermi così audace, coraggiosa.

<< Ruslan... io >> mi focalizzai su di lui, alzando il capo per poter vedere i suoi occhi. E lui rimase immobile, riconobbi la sua espressione combattuta. Eluse il contatto visivo, mi privò del suo sguardo incantevole.

<< Io... devo farlo. Voglio farlo, con te >> non feci in tempo a finire quella frase, che Ruslan mi afferrò, sollevandomi. Le sue mani premettero sul mio fondoschiena, mi aggrappai forte a lui per non cadere. In un battito di ciglia, mi condusse nella sua camera. Era sopraggiunta la notte, la stanza si contornava dalla luce flebile delle candele. Mi depositò sul letto, guardandomi in un modo che mi annientò completamente. Lo voleva anche lui, vidi il desiderio crescere nei suoi occhi, che ardevano come non mai.

Gli sbottonai i pantaloni, notai fossero tirati sul davanti. Mi lasciai sfuggire un gemito, sorpresa da quella rivelazione. Oh, Dio. Allora gli piacevo.

Con movimenti abili e veloci, le sue dita lavorarono sui bottoni della mia camicia. Lo sentii sospirare, quando si ritrovò nuovamente dinanzi alla mia intimità. Il mio cuore batteva all'impazzata, pensai stesse per esplodermi nel petto. Non seppi cosa aspettarmi e come fare a gestire quelle sensazioni micidiali. Quell'attesa mi spinse sull'orlo di un abisso senza fine. Bramavo ogni suo tocco, ogni cosa di lui mi provocava scariche elettriche difficili da domare.

Mi fece distendere, lo vidi posizionarsi ai piedi del letto. Salì lentamente, ed io invidiai il suo autocontrollo. Iniziò a baciare le mie gambe, le sue labbra accarezzavano e mordevano, la lingua succhiava avida, mandandomi in visibilio. Aumentò poco a poco il ritmo, avvicinandosi al mio centro vitale. Riconobbi i miei umori colare e appiccicarsi alla pelle bollente, nel mio imbarazzo più totale. Mi coprii il viso con entrambe le mani.

<< Sei proprio come una bambina >> disse, soffocando una risata.

Sentii le sue dita invadere il mio punto più sensibile, quella cavità così nascosta e proibita. Gemetti, fui pervasa dal piacere, un piacere indescrivibile.

Ruslan mi inumidì le labbra con quel liquido peccaminoso, assaggiai il mio dolce sapore leccandogli le dita e scoprendo di cosa sapessi. Era un sapore dolce e, contro ogni aspettativa, mi piacque.

Gli sorrisi, leggermente impacciata.

Dopodiché lo guardai spaventata. Iniziai a tremare, ad avvertire un'insolita paura. Una paura smisurata. << Non preoccuparti, non ti farò male >> mi rassicurò, per poi cingermi la vita. Infine, entrò dentro di me.

Urlai. Faceva male, il suo membro era troppo grosso ed io troppo piccola per accoglierlo. Mi sentii riempita, in un certo senso. Era una sensazione strana e assai piacevole. Dopo qualche istante, mi abituai a quella magnifica invasione.

<< Ora, inizierò a muovermi >> ed io annuii, appagata e felice per quello che stava accadendo. Le sue spinte furono devastanti, mi dimenai non appena aumentò il ritmo. Non avevo mai vissuto niente di così appagante, il mio corpo aveva smesso di rispondere ai comandi. Mi abbandonai a Ruslan, mi donai totalmente fidandomi di lui.

Fu bellissimo. Mi aggrappai alla sua schiena, graffiandolo e gemendo, quando raggiunsi l'apice di quel piacere impressionante. Ruslan venne poco dopo, sentii il suo sperma infuocarmi i lombi, lo accolsi tra le mie braccia. Si accasciò su di me e lo vidi guardarmi compiaciuto, con i suoi occhi luccicanti.

<< Immaginavo fossi così >> disse con una voce bassa e sensuale.

<< Anche tu sei come... >> lasciai le parole in sospeso, nel mentre ci abbandonammo a un abbraccio che mi fece mancare il respiro.

<< Come la libertà >> affermammo entrambi, all'unisono.

RiflessiWhere stories live. Discover now