Capitolo 19

77 1 0
                                    




Ci avevo messo più di un'ora per prepararmi. Nella vecchia cassapanca in camera mia, avevo trovato, oltre a diverse cianfrusaglie, un abito ocra in raso. Aveva lunghe maniche e mi fasciava delicatamente il corpo.

C'erano anche diverse scarpe, ma non ero pronta per quelle. Piuttosto scomode, le trovavo incredibilmente fastidiose. Mi sentivo finalmente pulita, almeno esteriormente. Profumavo di gelsomino e di nuove speranze. E tutto, grazie a Ruslan. Dovevo andare da lui.

Forse era quello il motivo che mi aveva spinto a guardarmi infinitamente allo specchio. Volevo essere bella, per lui. Ripagarlo, in un qualche modo.

Aveva detto di aspettarmi in quella stanza idilliaca. Dopo aver salito l'ultimo dei gradini che mi separava dalla mia rovina, avevo il cuore in gola. Cercai invano di calmarmi, di respirare correttamente.

<< Entra, non hai motivo di restare alla porta >>.

Lui era lì, seduto su di un'ampia sedia in cristallo e attorniato dalla luce. Rimasi a bocca aperta, troppo indecisa su come comportarmi. Era così imprevedibile e io avevo paura di cadere nella sua trappola. Ne ero terrorizzata. C'erano troppe cose che non mi erano chiare. Ad esempio...

<< Come conosci Olya? >> impulsivamente, volli sapere. I suoi occhi invasero i miei, prima di soffermarsi sul mio nuovo indumento.

<< Sei molto carina, oggi >>. Trovai la sua esternazione ridicola, perché era lui quello da togliere il fiato. Cinto da un completo nero ed elegante, assomigliava ad un demone della notte pronto ad irretirmi.

<< Non tergiversare >> arrossii, spaesata. Doveva farlo apposta, evidentemente. Ruslan temporeggiò, prima di rispondermi. Quando pensavo non lo avrebbe più fatto, si aprì con me.

<< E' stata lei a trovarmi, settimane fa. Abbiamo iniziato a conversare, niente di più >> accavallò una gamba con fare indifferente, come se non gli importasse. Osservai il suo volto scolpito alla perfezione, la luce ne metteva in evidenza il fascino letale.

<< Sembrava aveste confidenza >>. Ero... così confusa, ipotizzai ne sapesse di più.

<< Saresti forse gelosa? >> mi provocò, con ardore.

Iniziai a muovere la testa, volevo dirgli di no. Sostenere che si sbagliava. Ma sapevamo entrambi fosse una bugia. Una maledetta bugia. Con lui, non avevo segreti.

<< E' da lei che vai, quando ti assenti? >> mi cadde il mondo addosso, nella mia mente si materializzarono immagini di loro due, Olya e Ruslan, che tramavano alle mie spalle. Si stavano prendendo gioco di me, intuii.

<< Non farti strane idee, non è come pensi >>. Mi persi nel mio mondo fatto di sogni e illusioni, ad un passo dallo sconforto. La testa incominciò a girare, il mio entusiasmo sparì. Mi sentii così... delusa. Schiacciata dall'ennesimo castello di sabbia.

<< Non c'è nulla tra noi, avresti dovuto capirlo >> si alzò per venirmi incontro. Ero rimasta sulla soglia, incerta nel proseguire. Con eleganza sopraffina attraversò la stanza, i suoi movimenti pregni di carisma, lo sguardo fiero. Il suo incantesimo mi intrappolò, impedendomi di pensare con lucidità. Riuscivo soltanto ad ammirare il suo essere splendido, una distrazione fatale.

Lo supplicai quando mi prese un braccio. << Dammi un buon motivo per fidarmi >>. La mia fu una preghiera, un invito alla sincerità. I miei occhi azzurri, pieni di rabbia e terrore, incontrarono i suoi. Il cuore pulsava intensamente, temetti che anche lui potesse udire quei battiti anomali e frenetici.

<< Sono qui, con te >> mi prese entrambe le mani, avvicinandosi. Inalai la sua essenza, il suo aroma sensuale misto all'odore della nicotina mi fece tossire.

<< Tutto bene? >> domandò cordiale.

<< Potrebbe andare meglio >> mormorai, e lui sorrise. 

Mi incupii adagiandomi sul pavimento, una sistemazione insolita eppure così confortevole per me. Mi sedetti sui talloni, appoggiando con cura le mani sulle cosce. Ruslan mi seguì nei movimenti, si sedette di fronte a me comprensivo.

<< So come ti senti, India. E' normale ciò che provi >>.

Scossi la testa. No, lui non lo sapeva. Nessuno avrebbe potuto. Non sarebbero bastate milioni di parole. Il mio corpo e la mia anima erano costernati da ferite strazianti che grondavano orrore. Ero il frutto dei miei fantasmi e nessuno avrebbe potuto cambiarlo.

<< Cerca di fare uno sforzo >> Ruslan voleva sentirmi pronunciare quelle parole, sapere. Anche lui, voleva sapere.

Fu allora che mi aprii, sperando di aver fatto la scelta giusta.

<< Una volta toccato il fondo più cupo dell'abisso è difficile scacciare via la Macchia Nera >> feci una pausa, inspirai a lungo. Lui era perplesso, ma lasciò continuare il flusso dei miei pensieri. Voleva spiegazioni e io gliele stavo dando, in fondo.

<< E' sempre lì a tormentarmi, ad opprimermi e ammaliarmi, al tempo stesso. Trovo conforto tra le sue braccia eppure vorrei che se ne andasse >>. Riuscii a mantenere il contatto visivo, incredula per il mio lasciarmi andare. Lo avevo fatto di nuovo. Ruslan aveva quella chiave che riusciva ad aprirmi la mente e il cuore.

Evitò di guardarmi, come se avesse bisogno di tempo per assimilare quelle informazioni. Inspirò profondamente, prima di tornare nella sua armatura di ghiaccio. Tra i luccichii della stanza, aleggiarono parole celate e sconforti innegabili.

<< Quando sei con me, ti capita di sentirla? >> volle sapere, impaziente e interessato. Mi immobilizzai, gli occhi saettarono in cerca di un'ancora di salvezza. In cerca di qualcosa che potesse salvarmi da lui. Ma quando mi prese per mano, avvinghiandosi al mio gracile corpicino, mi lasciai andare. Completamente.

Scelsi la strada della verità.

<< Quando sono con te, dentro di me... >> esitai, la voce tremula ridotta ad un sussurro. << Quando siamo insieme... >> i polmoni inalavano e respingevano freneticamente l'aria, e sperai che ciò potesse calmarmi. Invece non riuscivo a tranquillizzarmi, fu tutto inutile. La burrasca emotiva che mi pervase fu implacabile, i pensieri incessanti martellavano senza sosta.

<< Diventi tu la mia Macchia Nera, quando siamo insieme >>.

RiflessiWhere stories live. Discover now