Capitolo 28

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Mi sedetti sul letto, ritrovando quel contatto perduto. Ritrovando me stessa. In quei giorni, avevo maturato nuove consapevolezze, Ruslan era stato il faro nel mare torbido e impetuoso della mia mente.

Mi aveva mostrato quelle fragilità che giacevano assopite, dentro di me. Mi aveva fatto capire cosa volessi, davvero.

Mentre disinfettavo e lenivo quella ferita, eravamo rimasti in silenzio. Avvertivo il suo sguardo, i suoi occhi scrutavano incessanti ogni mio movimento.

Quando presi le garze, soffici e spumose, ci guardammo. Avevo bisogno di perdermi nei suoi abissi, nel nero dei suoi occhi.

<< Devo bendarti, puoi... >> non riuscii a finire di terminare la frase, perché di scatto mi afferrò un braccio. Il suo sguardo furente ardeva su di me. << Perché lo fai? >> mi chiese ansimando, disorientato dalla mia gentilezza.

Rimasi interdetta, non sapevo cosa rispondergli. Ai suoi occhi dovevo apparire matta.

<< Non é importante. Ora, lasciami fare >> dissi, ostentando una sicurezza invidiabile, una sorta di miraggio per me. Bendarlo fu difficile, il contatto con la sua pelle mi provocò scariche elettriche difficili da domare, il mio corpo reagiva al suo. Cercai di comprimere la ferita più che potei, arrotolando la garza pulita intorno al suo addome.

Respiravo a malapena, il mio cuore sembrava non darmi pace.

<< Grazie >> commentò fiero, non appena ebbi finito.

Si tastò con le dita la fasciatura, approvando il mio lavoro. << Te lo dovevo >> commentai dopo un po' con la testa bassa, desiderosa di rivelargli di più, desiderosa di parlargli più a fondo.

<< Non hai risposto. Perché sei tornata? >> mi tormentò, curioso.

Mi strinsi nelle spalle, osservando il parquet sotto di noi.

<< Semplicemente non potevo andarmene. Me lo hai detto tu, ricordi? >> mi affrettai a rispondere. << In ogni caso, mi avresti trovato e fatto rimpiangere la mia pessima decisione >> gli ricordai le sue stesse parole, abbattuta.

<< Non so perché... ma non ti credo >> scandì le ultime parole come se stesse parlando ad un bambino.

<< E' la verità >> insistetti, impaurita dal rivelargli altro. La sua vicinanza mi inibiva totalmente.

<< India, ascoltami >> iniziò col dire, ed io percepii la durezza dei suoi pensieri. Ruslan si alzò dal letto, per posizionarsi difronte a me. << Non so cosa tu abbia in mente, ma ti chiedo una cosa >>. Lo vidi inginocchiarsi e quella visione mi mandò in estasi, il suo viso era alla mia stessa altezza. Noncurante della mia reazione, lui continuò nel suo discorso, come se mi stesse parlando del tempo o di una qualsiasi cosa futile. La fece sembrare la cosa più normale del mondo.

<< Ti chiedo di non fare cose stupide, mi aspetto che ti comporti bene >> mi ammonì ed io mi scurii in volto, capendo dove volesse arrivare. Lo lasciai finire, ascoltai le sue intenzioni.

<< Vorrei che passassimo insieme questi ultimi giorni. Che ci godessimo il presente, senza rancore o altro >> terminò la frase prendendomi per i polsi e intrecciando poi le sue mani alle mie.

Così vicino, mi impedì un qualsiasi pensiero razionale. Vivevo del nostro rapporto, non riuscivo a pensare a niente se non al suo viso, così vicino al mio. Lo guardai persa, consapevole mi avesse intrappolato nella sua ragnatela. Consapevole mi avrebbe ucciso. Consapevole mi avrebbe risparmiato. Consapevole fosse la mia rovina.

Lo sfiorai con le labbra e dopo un attimo, ci ritrovammo a terra. Avvinghiati. Assaggiai nuovamente il sapore della sua carne, l'essenza aromatica del suo essere. Lui ricambiò il mio bacio, tirandomi i capelli e costringendomi ad alzare la testa. Morbidi e teneri baci furono adagiati sulla mia pelle, gemetti per quell'estasi pura e irrefrenabile.

Eccetto i pantaloni, era nudo. Mi sbottonò con una lentezza snervante la camicia, d'istinto chiusi gli occhi concentrandomi sul suo tocco esperto. << Questa, é una cosa stupida >> dissi sorridendo, cadendo sul pavimento. Lui soffocò una risata e mi strizzò rudemente un seno, tormentandone poi l'aureola. << Sei bellissima >> commentò alla vista della mia nudità. Mi imbarazzai, cercai di coprirmi con i lembi della camicia depositata sotto di me. Nessuno mi aveva mai vista così. Spogliata di ogni cosa, completamente vulnerabile. A cavalcioni su di me, invase il mio spazio, dominò ogni cosa.

Mi feci debole, ero alla sua completa mercé. Mi ritrovai alle prese con la mia coscienza. Era tutto sbagliato, il nostro rapporto proibito, amorale. Tuttavia, ne avevo bisogno. Necessitavo di lui, di quella passione che mi faceva sentire viva, dell'incertezza che mi assaliva quando mi baciava. Il mio mondo di cristallo si infranse in mille pezzi, ciascuno avente il suo nome.

Lacrime, dolci e calde, solcarono il mio volto, il mio vuoto interiore premeva per farsi sentire. Lo avrei colmato con la passione di Ruslan, con il miraggio della mia felicità sofferta. Lo vidi raccogliere quelle gocce di diamante, mi afferrò il viso per poi pulirlo, leccando le mie lacrime. Ero così fragile, la mia sofferenza era visibile a tutti. Una certezza, nel mare torbido e melmoso dei miei pensieri.

Ad un tratto, vidi la sua espressione mutare. I suoi occhi divennero freddi e assenti, quell'uomo dolce e passionale sembrava essere svanito nel nulla.

Arrossii violentemente.

<< Non posso... >> sospirò, ritraendosi. E in un baleno mi coprii con la camicia, estremamente confusa e in imbarazzo. Mi chiesi cosa fosse accaduto, il motivo per cui era solito trattenersi. Mi diedi la colpa, pensando di non essere abbastanza.

Ma mi sbagliavo, su tutto. Se solo avessi saputo...

<< Adesso, sei tu che non stai vivendo appieno il presente >> gli feci notare, ferita.

<< Non mi perdoneresti, non posso farlo. Non posso... >> rimanemmo a terra, a studiarci, a cercare di capirne di più. Desideravo entrare nel suo cuore, sapere. In quel momento, io volevo sapere.

<< Perché non puoi? >> una domanda che rimase sospesa nell'aria, aleggiò soave tra noi.

<< Perché sei così scostante quando siamo insieme? >> insistetti, decisa a scoprire la verità. Cercai di stabilire un contatto visivo, di creare con lui una sorta di connessione.

Ma lui sembrava irremovibile.

<< Ti prego, rispondimi >> lo esortai, necessitando di una spiegazione. Mi sembrò di impazzire.

Ruslan apparì assente, sembrò perdersi nelle sue considerazioni, nelle sue, di domande.

<< Non é importante >> mi lasciò seduta sul pavimento, lo vidi spostarsi verso il cassettone per cercarvi una maglietta pulita. Rimasi ferma su quel pavimento ad osservarlo.

<< Cena con me, stasera >> mi tese una mano, in attesa della mia risposta.

RiflessiWhere stories live. Discover now