Capitolo 11

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La luce che penetrava dalla finestra rese la camera calda e accogliente. Il cinguettio degli uccellini preannunciava l'inizio di un nuovo giorno.

Avvolta dall' enorme piumone  in raso, godetti  della quiete dell'alba.

Un ticchettio rimbombò nel corridoio. Avvertii la camminata di Ruslan, decisa e veloce.

Cosa combinava a quell'ora della mattina?

Le gambe avevano trovato un po' di sollievo. Dopotutto, la medicazione aveva avuto i suoi effetti, evitando di farle sfregare con ulteriori materiali.

Impacciata, rimasi  avviluppata nella mia nuvola soffice. Le tende dorate galleggiarono nell'aria, scuotendo la mia camera.

Le fissai ipnotizzata per quella che parve un'era, fino a quando la voce di Ruslan mi ricosse da quell'incantesimo.

<< Spero tu abbia dormito bene >> la sua carineria mi mise a disagio. Tendeva ad imbarazzarmi, la sua presenza. Era ai piedi del letto, torreggiava su di me noncurante.

Ignaro del caos che mi annebbiava la mente.

Era incredibilmente virile, l'aspetto scolpito e tonico. Piccoli fasci luminosi gli evidenziavano il collo, le braccia e metà volto. Incarnava una bellezza rara, utopica. Una visione onirica pronta a trascinarmi con sé nell'abisso più oscuro e letale.

Una bellezza temibile.

Le mani sulle lenzuola, si sporse in avanti per guardarmi meglio.

<< Mi aspetto che ti vesta. Ci aspettano grandi cose, oggi >> ordinò, i suoi occhi fermi su di me. Rapiti. Come se fossi stata un animaletto imprevedibile, pronto a sorprenderlo con la mia prossima mossa. Intrigato, quasi volesse... conoscermi. Per davvero.

La stoffa sotto di me si raggrinzì, talmente la strinsi.

<< Non sono ancora pronta per uscire, mi fanno ancora male le gambe >>.

Invase il mio spazio vitale, scoprendomi di colpo. Ruslan tirò via il piumone lucente. Ansimai, per la sferzata di gelo che avvertii, sotto la pelle.

Mi tastò le ginocchia e scosse la testa, la sua espressione si fece grave. 

<< Ti rimangono pochi giorni per farmi cambiare idea >> sorrise. Un sorriso lieve e contagioso, che però non gli arrivò agli occhi.

Eh?

<< Quando lo avrei detto? >>

<< A volte non servono le parole per esprimere le proprie intenzioni >> si sistemò i capelli corvini, che gli ricadevano sulla fronte. La sua maglietta grondava sudore, probabilmente aveva corso. Evidenziava le linee del suo corpo virile, modellato alla perfezione. Lo trovai estremamente sensuale, il fatto che non se ne rendesse conto mi rendeva spaesata.

Dunque, probabilmente gli piaceva correre.

Non condividevo la sua abitudine, specie se di mattina. Al limite preferivo camminare. Andare piano, procedere con calma. La velocità non era il mio forte, indubbiamente.

<< Te l'ho detto, non riesco a muovermi >> ed era vero, le gambe stridevano e dubitavo che avrebbero retto.

<< Allora, dovrò portarti in braccio. A te la scelta. In ogni caso, preparati >>.

Quando il sole rischiarò il cielo, Ruslan era lì. Sul ciglio della porta, pronto per portarmi via.

Ne aveva approfittato per cambiarsi. Il completo grigio gli conferiva un aspetto impeccabile. La giacca aperta, rivelava una fresca camicia in lino.

In sua assenza, ero rimasta a fissare i pendenti in vetro che cadevano dal soffitto. Affascinata dalla loro movenza impercettibile. Svogliata, rimasi in attesa di un suo accenno.

Seppur necessitassi della sua vicinanza, rimasi imbambolata dal luccichio mobile sopra di me. Era meno impegnativo, assopirsi nell'infinità dei propri pensieri, cullarsi nel proprio limbo. E ogni volta volerne di più.

Ruslan, al contrario, non era questo.

Era incertezza, un'incognita che intimoriva e spaventava.

<< Qualunque cosa sia, non è importante >> avanzò verso di me, con fare determinato.

Mi sfuggii un gemito. La sua presa mi solcava le braccia, Ruslan si abbassò per far arrivare il suo viso al mio. Riusciva ad essere così autoritario.

D'istinto indietreggiai, poco a poco, fino ad urtare la testiera del letto. Il ferro battuto arrestò la mia corsa, costringendomi a fronteggiarlo.

Era così strano, mi sentivo fremere dall'eccitazione. Era diventato come una specie di gioco, il rincorrersi. Il darsi la caccia, lo stare assieme.

Mi sentivo così felice, desiderata, in un certo senso. Una sensazione che non provavo da tempo.

<< Verro con te >> gli sorrisi amabilmente, mettendo da parte i miei timori. Feci per uscire dal letto e lui mi seguì, aiutandomi a rimettermi in piedi. Mi offrì il sostegno di cui avevo bisogno, tenendomi stretta a sé.

I miei occhi osservarono le sue scarpe nere ed eleganti.

<< Verrai vestita così? >> il mio abbigliamento non era dei migliori. Gli indumenti che avevo indosso versavano in uno stato deplorevole. Non avevo nemmeno delle scarpe, i miei piedi erano a stretto contatto con il pavimento freddo.

Feci di sì con la testa e lui sembrò non approvare.

<< Rimedieremo anche a questo >> mi cinse la vita, inducendomi a seguire i suoi passi. Inalai il suo profumo, l'odore muschiato della sua pelle. Il mio corpo fremette, la mente si fece leggera.

Poco a poco, ricominciai a camminare.  Al suo fianco.

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