Capitolo 13

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Il mio corpo tremava come non mai. Ero incredibilmente nervosa, perché volevo che tutto andasse bene. Sentirmi come le altre, per un attimo. Provare quelle sensazioni inebrianti che sentivo spesso descrivere, sapere.

Io... dovevo sapere.

Ansiosa, mi sporsi maggiormente verso di lui. Aspettavo il mio bacio.

Ruslan fece scorrere una mano lungo il mio braccio, provocandomi dei brividi sulla pelle.

Sorrise, scoprendo i denti luccicanti, ed io mi sentii nervosa.

La paura fu eclissata dalla mia curiosità. Eppure, io dovevo baciarlo. Capire cosa si provava.

Istintivamente, lui si gettò in avanti. Le labbra nuovamente così vicine tuttavia... così lontane. Lontane, perché Ruslan poggiò una mano sulla mia bocca, coprendola.

Scuotendo la testa e come se lo stesse ripetendo più a sé stesso che a me, ripeté: << Non posso >>.

Perché doveva essere così difficile? Cosa c'era in me che non andava?

Mi allontanai, ferita.

<< India, aspetta >> tuonò lui, brusco. Ma io non mi fermai, mi avventurai verso un sentiero ignoto nella penombra.

Calpestai diverse foglie secche, sassolini e rametti taglienti mi graffiarono, facendomi male. Tutto, pur di andare via da lì.

Ansimavo, per l'implacabile tempesta che si manifestò dentro di me. Avrei voluto estirparne tutte le radici. Probabilmente avrei dovuto reagire diversamente.

Ma in preda alla confusione avevo fatto quello che sapevo fare meglio: scappare.

<< Se te ne vai, non pensare di rimanere in vita, entro la fine del mese >> mi annunciò da lontano, catastrofico. Le nocche sbiancarono per quanto stavo serrando le mani. Ruslan aveva ragione, senza di lui dalla mia parte sarei morta.

Mi bloccai sul posto, indecisa sul da farsi.

Lui mi raggiunse, seccato per il mio comportamento. Dovevo sembrare una bambina capricciosa, detestabile e bisognosa di affetto.

<< Un bacio non cambierebbe nulla tra noi, quindi perché arrabbiarsi tanto? >> mi disse, con una fermezza invidiabile, decretando nuovamente le distanze. Era così perverso, delle volte.

<< Perché mi fai sperare in un qualcosa che non sarà mai >>.

Eppure ero sicura ci fosse qualcosa, tra noi. Doveva esserci qualcosa. Mi morsi l'interno della guancia, lasciando trasparire il mio fastidio, e osservando l'uomo che aveva deciso di complicare maggiormente la mia vita.

<< Perché dici questo? >>

Calmo e distaccato, aveva ristabilito quel ruolo che ormai ci divideva.

<< Perché sono sola. Anche tra mille persone, io... sono così sola. Sempre >> una confessione difficile e tremendamente vera.

<< Ma con te... >>proseguii malinconica. Mi chiesi se stessi facendo bene a svelargli così tanto, dopo così poco. Ma in quel momento più che mai, avevo bisogno sapesse cosa ci fosse dietro al mio involucro, desiderai rivelargli la causa principale della mia sofferenza.

Il perché dei miei silenzi, il motivo per il quale me ne stavo sempre in balia di me stessa, dei miei pensieri.

<< Con te è stato diverso, io mi sono sentita... amata >> enfatizzai più del dovuto quella parola come se fossi delusa, disgustata, in un certo senso.

Ruslan era il mio specchietto per le allodole. Mi aveva attirato a sé con le sue attenzioni, i suoi gesti gentili, le parole accomodanti, per poi alla fine rivelarsi come tutti gli altri.

Se non peggio.

Perché mi aveva illuso. Mi aveva fatto credere potesse essere diverso, che lui potesse essere diverso. Che poteva darmi ciò di cui avevo bisogno.

Ma nella realtà lui era come tutti gli altri e io mi ero fatta semplicemente un'idea sbagliata. Lo stavo solo idealizzando, speravo potesse colmare quel vuoto emotivo che cresceva senza sosta, dentro di me.

Quel pensiero mi rattristò. Non volevo continuare a sperare. Ruslan non era come lo avevo immaginato e non avrebbe mai potuto esserlo.

Quasi come se stesse leggendo la mia mente, mi disse: << Si può amare in tanti modi, se non ti bacio non vuol dire che non ti ami >>.

Avanzò lentamente verso di me. Le sue mani in segno di resa, con i palmi alzati, mi suggerivano di prenderle.

E lo feci.

Ero così dipendente da lui.

<< Ti ho portata qui per un motivo >> visibilmente rilassato, continuò ad illustrarmi i suoi piani.

Mi specchiai nelle sue iridi. Le mie piccole mani, tremavano a contatto con le sue. Il mio corpo era dolorante e debole, in confronto al suo. La pelle lattea coperta da lividi e ferite, si scontrava con quella di Ruslan, coperta dall' impeccabile completo sartoriale che la rivestiva.

Mi sentii soccombere.

La preoccupazione si intrufolò pian piano dentro di me, fino ad invalidarmi del tutto i sensi.

<< Puoi stare tranquilla. Sei al sicuro, con me >> mi rassicurò lui, notando il mio viso sofferente e spaventato.

<< Non voglio farti del male >> aggiunse, deciso a calmarmi.

Mi afferrò un fianco, per poi cingermi saldamente la vita. La terra sotto i miei piedi sembrò vorticare, i miei occhi rimasero incatenati ai suoi, il respiro si fece troppo corto. 

Ruslan mi aiutò nuovamente a camminare. D'istinto, mi aggrappai a quell'uomo dispotico, lasciandolo fare, seguendo i suoi passi decisi.

<< Dove siamo diretti? >> gli chiesi, provata da ciò che stavo vivendo.

E lui non rispose. D'altronde, non lo faceva mai.

Era difficile stargli dietro, ero così disorientata. Non sapevo dove mi stesse portando né con quali intenzioni.

Eppure, mi lasciai guidare. Dopo qualche minuto, svoltato un sentiero aggrovigliato e buio, arrivammo a destinazione. Lo capii immediatamente, senza che lui dovesse dirmelo.

La scena che ci si presentò davanti, fu atroce. Dominava l'intero spazio delimitato dagli alberi, che si raccoglievano ammassati in forma circolare.

Un enorme cervo bianco giaceva sul suolo, morto. Uno squarcio profondo lacerava il suo petto, aprendosi e rivelando la carne scura, in stato di decomposizione.

<< Dimmi, cosa vedi? >>  si limitò a chiedermi Ruslan, con aria impassibile e stringendomi più forte, quasi avesse paura potessi scappare di nuovo.

<< S-sei stato tu? >> gli chiesi, impaurita per quell'orrenda visione.

Il sangue vermiglio che era sgorgato su quel corpo candido e perfetto, andava man mano a seccarsi, rendendo inevitabile quel destino ingiusto.

<< Sì >> fu la sua risposta.

L'aria venne totalmente a mancarmi.

Fu micidiale.

RiflessiWhere stories live. Discover now