Capitolo 31

67 1 0
                                    





Furono i miei incubi a svegliarmi.

Ruslan.

Ricordai quegli attimi drammatici, il cuore parve esplodermi nel petto.

Con aria interrogativa, mi guardai intorno. Ero sola, in mezzo al verde rischiarato da un sole caldo e luminoso. L'aria secca e umida mi fece tossire. Il mio corpo si contrasse, lentamente inspirai ed espirai. Sembrava fossi in un posto diverso, non nel luogo da favola in cui ero stata la sera prima. Era tutto così strano, quell'incanto era svanito per cedere il posto alla dura realtà, ad una natura anonima e indefinita che opprimeva e spaesava.

Accadevano cose insolite e inspiegabili, mi chiesi per quanto il mio cuore avrebbe retto ancora. Giorno dopo giorno, mi avvicinavo alla verità. Mi preparavo all'epilogo della mia storia.

Mi alzai di scatto, perdendo l'equilibrio. Rimanendo accecata dalla luce del sole. Indecisa, iniziai ad andare avanti e indietro, cercando di attenuare quel nervosismo incessante.

Lui era ancora vivo, il mio cuore lo sapeva. Lo percepivo, avvertivo ancora quel contatto, quella connessione speciale che ci legava in modo indissolubile.

Spaesata, mi tuffai in acqua sperando di mettere a tacere i mostri che correvano selvaggi nella mia mente. Accennai un lieve sorriso, quando riuscii a sentire soltanto il mormorio dell'acqua. Feci una pausa, mi appoggiai alla sponda per riposare.

<< India, non é vero? >> udii, e mi chiesi se quella voce fosse stata frutto della mia immaginazione. Ma poi vidi in alto, con i piedi ben piantati a terra, una ragazza bionda dalla pelle chiara e gli occhi grigi. Mi assomigliava parecchio, nelle fattezze e nei movimenti. Mi fissava tenendo il capo chino. La vidi esitare, prima di continuare a parlare. Tremava, appariva così intimidita. D'impulso, la volli abbracciare. Dirle che sarebbe andato tutto bene, che io ci sarei stata, se ne avesse sentito il bisogno.

<< Mi chiamo Clara >> disse, mentre si ravvivò i capelli biondi pettinati alla perfezione. << Ti stavo cercando. Ero così impaziente di incontrarti >> dichiarò, fiduciosa. Ebbi la sensazione di conoscerla da tempo. O forse, fu solo un'impressione. Dubitavo ci fossimo incontrate, prima.

<< Perché mi cercavi? E...c-come fai a sapere chi sia? >> un brivido mi percorse lungo la schiena, svanendo poco dopo. Piccole scosse mi attraversarono, il mio corpo mi inviò dei segnali per avvertirmi, ma io ero come cieca.

<< Ti conosco da molto tempo ma ci siamo perse di vista, anni addietro. Non sapevo fossi anche tu qui, almeno... non fino a poco fa >> si apprestò a chiarire, sperando capissi.
La scrutai a lungo. Era vestita di bianco, lo eravamo entrambe. Ma i suoi abiti non erano vecchi, sporchi o logori. Erano di un puro e semplice bianco che profumava di pulito, percepii quell'odore quando uscii dall'acqua per studiarla meglio.

<< Credo me ne sarei ricordata, la verità é che non... io... non mi ricordo di nessuna Clara >> ammisi, a disagio.

<< Oh... capisco >> prese atto della mia confusione, prima di andare via.

Cercai di fermarla. << Aspetta! >> gridai, a voce più alta di quanto volessi.

<< Clara...>> scandii il suo nome. << E' un bel nome >> annuii leggermente a disagio, sorridendole. Mi sorrise a sua volta, attorcigliandosi le mani.

<< Deriva dal latino. Significa luminosa, persona che risplende >> .

<< Proprio un bel nome >> ripetei, sperando che quella parola accendesse in me un ricordo, un qualcosa che mi portasse a lei. Ma nulla, constatai non ci fosse nella mia mente un singolo frammento che ci ritraeva insieme.

<< Quando potrò rivederti? >> e a quella richiesta, vidi i suoi occhi illuminarsi. Quell'azzurro in cui mi rividi, eclissò lo specchio d'acqua sotto di noi.

Uno specchio difettoso, perché non rifletteva la sua, di immagine.

<< Non riesco a vederti. Perché non compare il tuo riflesso? >> indicai la mano in direzione del lago. In quel mondo capovolto, dovevo sembrare matta. Ero raffigurata da sola, nel mentre di una discussione immaginaria. Eppure... quella che avevo davanti, era una ragazza reale, a tutti gli effetti.

<< E' una mia realtà, un qualcosa che mi porto dietro fin dal principio. Non so perché sia così, ma lo é sempre stato >> disse, stringendosi nelle spalle.

<< Devo andare, ma spero di rivederti >> mi salutò affettuosamente, dandomi un autentico abbraccio.

<< Lo spero anch'io! >> le confessai quando fu distante, sperando mi avesse sentito.

Inaspettatamente, si girò. Mi avvicinai lentamente, per udire meglio le sue parole.

<< Ci rivedremo, ne sono sicura >> in lontananza agitò le mani, per salutarmi.

Fece per andarsene ma la vidi bloccarsi. Impensierita, cercò di avvertirmi.

<< E mi raccomando, attenta a Ruslan! >> mi avvertii, lasciando che mi pietrificassi per poi sparire nel nulla.

Lei... lo conosceva? Le aveva indicato lui dove trovarmi?

Mi sentii così arrabbiata, percepivo la mia visione sbagliata del mondo. Come se tutti lo osservassero ad occhio nudo, ed io, da una lente rotta ed opaca.

Il mondo reale era così pieno di insidie che, a volte, ero felice di avere quel cristallo intorno agli occhi. Felice di privarmi delle brutture dell'universo. La mia personale visione. Avrei vissuto in quel morboso limbo che mi difendeva dalle ombre e dai mostri circostanti.

Ma per difendermi, quel mondo ne aveva sprigionati altri, di più potenti e tenaci, capaci di inghiottire anche me. E alla fine, mi ero ritrovata a buttare quella lente e a cercare di sopravvivere nel mondo, quello vero.

RiflessiWhere stories live. Discover now