Canary - YJ

323 16 7
                                    


Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.






Canary
Canarino
Cap.7






Jimin era in macchina di pattuglia da ormai qualche ora e non era successo nulla di interessante fino a quel momento.
Da una parte era meglio così, dall'altra sperava succedesse qualcosa: si stava davvero annoiando con il supervisore Choi.

A breve sarebbe diventato a tutti gli effetti un poliziotto e di lì avrebbe iniziato a scalare per la carriera.
Non era il suo sogno, neanche la sua aspirazione, ma dopo che il padre aveva scoperto che lui fosse gay, lo aveva rinchiuso in accademia per farlo tornare sulla retta via.

Jin aveva provato in tutti i modi a convincerlo a ribellarsi a quella cosa stupida ma Jimin aveva rinunciato a tutto pur di sentire il padre dirgli di esser fiero di lui.
Era diventato un poliziotto e aveva lasciato la sua vita.

Aveva scoperto di essere gay fino dalle elementari.
Mentre tutti i suoi compagnetti cercavano di sbirciare sotto le gonnelline delle compagne, lui guardava i suoi amici giocare a calcio e gli piacevano così tanto vederli tutti presi dallo sport.

Aveva preso coscienza della cosa solo il primo anno delle superiori: si era innamorato di uno Hyung del terzo anno, capelli scuri, pelle ambrata, occhi neri pece...
Si chiamava Jong Ho e ogni giorno si allenava in palestra a pallavolo.
Jimin aveva preso a seguirlo per un po' e dopo esser stato scoperto, aveva deciso di confessarsi.

Lo Hyung lo aveva guardato dolcemente all'inizio e poi lo aveva spintonato via, iniziando a prenderlo in giro per quelle sue strane idee.
Jimin era riuscito a contenere i pettegolezzi per i primi tre anni del liceo, ma successivamente la cosa si era aggravata durante una festa di metà quarto anno.

Il pallavolista, ormai diplomato, era venuto alla festa liceale e aveva preso di parte Jimin, facendogli credere di aver sbagliato tutto con lui e che solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse stato stupido qualche anno prima.
Jimin ci aveva creduto e poi si era fatto baciare dal ragazzo, lasciandolo allungare le mani ovunque sul suo corpo.

Non conclusero nulla quella sera, Jimin lo aveva spinto via poco dopo aver sentito qualcuno scattare una foto.
Neanche poche ore che le sue immagini erano su tutti i telefoni della scuola... e di suo padre.
Il pallavolista gli aveva giocato un brutto scherzo ma si era ritorto anche su di lui alla fine: aveva dovuto lasciare la squadra dell'università a causa di quelle foto.

Jimin si era ritrovato iscritto all'accademia di polizia neanche due giorni dopo il suo diploma e aveva trascorso il resto della sua vita fra le mura di quella stessa scuola per poliziotti.
Lì nessuno conosceva il suo passato e nessuno poteva più prenderlo in giro ma si sentiva chiuso in una gabbia e non poteva più volare via.

My Mafia Boss || BTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora