Ottobre VII

85 8 0
                                    

Tom era in ginocchio davanti alla porta di quella stanza d'ospedale, non sentiva alcun suono all'interno, non sentiva la presenza di nessuno. Si sentiva un povero cane abbandonato, si sentiva il carnefice...Voleva sparire, voleva scordare il dolore, voleva spaccarsi le nocche contro il muro, voleva sentire il sangue scorrere sulle sue dita, voleva gettare i sensi di colpa nel cesso.
Andò in bagno barcollando, si inginocchiò vicino alla tazza e provò a vomitare, senza successo. Stanco e arrabbiato, perse il controllo di sé stesso e si ficcò due dita in gola, ferendosi in più punti ma raggiungendo il suo obiettivo e vomitando pure l'anima.

Urlò all'aria, maledisse sé stesso e il mondo, gridò in preda a una rabbia inarrivabile, prese a calci ogni porta di quei luridi cessi, si gettò a terra senza più forte.
Aveva esaurito ogni via di fuga, non aveva più nulla con cui sfogarsi...Iniziò a piangere e singhiozzare come un bambino dall'ego frantumato e calpestato. Tom non si sentiva più nessuno. Non pensava più nulla. Non muoveva un muscolo. Voleva solo sparire, ma non poteva.

Dopo un tempo incalcolabile si alzò, e con passi tremanti si diresse nuovamente verso quella porta...Quella maledetta porta, chiusa su una stanza dall'aria soffocante. La aprì, l'arredamento all'interno era, in un parola, bianco e metteva una depressione fuori dal comune. C'era odore di chiuso, sulla destra un letto e sopra il letto...beh, sopra il letto c'era un ragazzo pallido, dal trucco sfatto, dai capelli corvini appiccicati in fronte, dal bianco camice, dagli occhi e le labbra sbarrate.
Bip...bip...bip...bip...bip...bip...Il martellante bip della macchina confondeva Tom e gli impediva di formulare pensieri di senso compiuto. Il ragazzo si inginocchiò accanto al letto trattenendo le lacrime che premevano per uscire nuovamente.
"Come se non ne avessi versate abbastanza"

Posò lo sguardo sul braccio di Bill, e soffocò un singhiozzo, era fasciato ma le bende erano sporche di sangue che gli diceva costantemente:
E' colpa tua se sono qui.
Sangue rosso, sangue crudele, sangue che usciva da tagli autoinflitti.
Tom si mise le mani fra i capelli appoggiando i gomiti sul bordo del letto e finalmente si lasciò andare ad un pianto disperato. Un pianto che diceva tutto, che lasciava trasparire tutto il suo dolore represso da troppo.
Bill era così...pallido. Sdraiato su quel letto bianco, immerso in un buio incalcolabile, in un sonno senza sogni, senza pensieri, senza vita. Il suo viso era rilassato, calmo, innocente, ma dentro nascondeva un immenso dolore.
"Chissà se starà pensando, se starà sognando?"

Tom lo guardò disperato, stringendo i pugni imprimendosi la carne, affondò la faccia nel candido lenzuolo per scacciare i pensieri indesiderati. 
"Chissà...chissà se si vuole svegliare..."
Al solo pensare che il gemello non si svegliasse più, Tom pianse più forte, senza ormai cercare di smettere sapendo ogni tentativo inutile. 

Il ragazzo avrebbe ardentemente voluto che ci fosse qualcuno a consolarlo, che qualcuno posasse la mano sulla sua spalla e senza una parola gli facesse capire che andava tutto bene, che non doveva più piangere. Poi il ragazzo realizzò una verità innegabile che gli bloccò il respiro e gli fermò il cuore.

"Io non lo merito, non merito un cazzo"

"Io non lo merito, non merito un cazzo"

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.



Tom era seduto su una sedia imbottita, con i braccioli di legno scricchiolante e avvolto dal rosa pesca, unico colore scelto per l'arredamento di quell'ufficio. Al suo fianco vi era sua madre, capelli scompigliati, occhi rossi, il capo chino...impaurita. Gordon le teneva la mano tremante, cercando di confortarla con solo quel gesto. Davanti a sé invece, Tom vedeva una donnina magra e minuta, dai capelli raccolti in uno chignon fin troppo ordinato e gli occhiali a fondo di bottiglia. 
Il ragazzo guardava in basso, l'avevano trovato nella stanza di Bill, l'avevano fatto calmare e posto mille domande. Tom non aveva risposto, non aveva parlato. Era rimasto muto, fermo, senza coraggio per muoversi, senza nulla da dire. Era arrivata la psicologa dell'ospedale e ancora, altre domande, altre considerazioni, come se a Tom importasse qualcosa. 

A Tom non importava nulla. L'unica cosa che voleva  era passare le giornate ad autocommiserarsi e a colpevolizzarsi per le proprie malefatte. Voleva sparire, ma sapeva di non meritarsi nemmeno quella salvezza. 
-Tom...dicci qualcosa, per favore...
La voce profonda di Gordon lo assalì come un uragano...e dagli uragani si scappa. Si alzò di scatto, rischiando di ribaltare la sedia e lasciando l'ufficio con un sospiro di sollievo. I suoi piedi vagarono a lungo, senza meta, per quei corridoi bianchi e senza vita, illuminati da delle luci fredde. Ora Tom era stanco, stanco di ripensare al giorno prima, alle sue parole, al tonfo che aveva udito, alla porta che aveva rotto, alla scena che aveva visto, al suo urlo disperato, alle lacrime, al sangue che gli bagnava i piedi...quegli stessi piedi che ora lo conducevano verso posti sconosciuti.

Infine si fermò, sorpreso di ritrovarsi, nuovamente, di fronte a quella porta. Protese la mano per abbassare la maniglia, la vide tremare e digrignò i denti. Entrò.
Scosse il capo, si incamminò verso il letto, ma la testa iniziò a girargli e la terra a mancargli sotto i piedi. Si accasciò contro la parete, scivolando lentamente verso il pavimento, era veramente stanco, stremato. Non aveva dormito, nemmeno un minuto, era rimasto sveglio, una volta a camminare senza meta, un'altra a piangere, un'altra a urlare. Ma ora gli occhi gli bruciavano, per le lacrime e per il sonno, ora le gambe gli dolevano, ora era stanco. Gli occhi si chiusero, il respiro si fece più regolare e...

NO!

No, non si doveva addormentare, non doveva assolutamente. Doveva rimanere vigile, sveglio, attento, non doveva riposarsi. 
Si raddrizzò un poco, aprì bene gli occhi e fermò il tremore delle mani.
"Rimarrò sveglio"
"Bill...mi manchi..."
"Non devo dormire, per te"
"Bill ho paura..."
"Bill, ho bisogno di te..."
"Bill io senza di te, non ci so stare"

Bill


Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now