Ottobre

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Erano ormai i primi di ottobre, il freddo a Lipsia si era fatto realmente pungente e la brina si poteva intravedere sull'erba, di prima mattina. Le foglie sugli alberi iniziavano a ingiallire e in alcuni casi addirittura a cadere, tutto era fermo nel tipico stallo autunnale. 
Erano passate due settimane, due lunghissime, stancanti settimane da quell'improvviso e inaspettato bacio, eppure Tom sentiva ancora il sapore delle labbra di Georg sulle sue. Sentiva ancora la magia della prima volta impressa dentro di lui, non l'avrebbe mai dimenticata.

Quando i due ragazzi erano con gli altri si comportavano come sempre, come avevano sempre fatto. Ridevano, scherzavano, giocavano, suonavano, si abbracciavano pure. Ma l'incantesimo arrivava quando si ritrovavano finalmente da soli, quando c'era silenzio e potevano decidere di romperlo nel modo che più gli piaceva. 
Si sdraiavano sul divano, uno abbracciato all'altro, Tom posava la testa sul petto di Georg e sentiva il suo respiro lento e regolare. Poi iniziavano a parlare, di qualunque cosa, a Tom bastava sentire la voce calma del ragazzo per sorridere e arrossire. 

il più delle volte camminavano, solo loro due, nel buio della sera, a volte raccontandosi le giornate, le passioni, le cose nuove che si scoprono solo col tempo. A volte semplicemente rimanendo in silenzio, per imparare ad ascoltare il proprio cuore, a sentirlo battere, a guardarsi a vicenda e pensare quanto fortunati fossero. Georg passava il braccio attorno alle spalle di Tom sorridendogli calmo e lui poggiava la testa sulla sua spalla, camminando uno accanto all'altro, a rassicurarsi a vicenda. Momenti magici.

-Ho freddo.
Disse infine Tom chiudendosi nelle spalle scosso da un leggero brivido.
-Come se fosse una novità.
Gli rispose l'altro ridacchiando di gusto, per poi levarsi la giacca e porgerla al ragazzo.
Tom lo guardò con due occhi da bambino, ringraziando silenziosamente e infilandosi la giacca. Sorrise, sorrideva in continuazione. Sorrideva perché era felice, per davvero questa volta, non per nascondere un dolore, ma per mostrare la sua gioia alla persona che lo faceva stare bene. 
"Magari è lui...forse è lui la persona che ho tanto cercato" Pensò improvvisamente Tom.
Forse.

-Dove sei stato?
Gli fece Gordon, il patrigno, con un tono perentorio.
-Mh? Oh, da nessuna parte. Cioè ero con...Georg...Dovevamo andare a vedere una cosa allo studio e abbiamo fatto tardi. Scusa. 
Improvvisò Tom, cercando una scusa decente per il suo ritardo.
-Ok tranquillo, però la prossima volta avvisami. 
Gordon sorrise riportando la sua attenzione al giornale sulle sue gambe.
"Bene, ci ha creduto"

Tom si ritirò in camera sua, prese la chitarra e iniziò a suonare. In fondo non poteva fare altro, fra pochissimi giorni avrebbero avuto un concerto e in ogni caso non gli venne in mente nessun altra occupazione. Avrebbe potuto disegnare, se la cavava bene nel disegno, ma non ne aveva voglia. Le sue dita viaggiavano veloci sulle corde, pizzicandole piano. Si muovevano automaticamente per lasciare la mente libera di viaggiare in fantasie e pensieri.
Pensò che avrebbe tanto voluto dire a Bill di lui e Georg, in qualunque modo si potesse definire il loro rapporto, pensò che lo avrebbe fatto stare bene. Non lo aveva ancora fatto, non per paura o timore, non per vergogna, semplicemente perché prima doveva capire. Perché lui stesso non aveva compreso ciò che provava, che fosse innamorato ne era certo, ma non avrebbe saputo definirsi.

Pensava che non sarebbe bastato, pensava che il solo "essere innamorato" non bastasse a capire tutto. Si sbagliava, si sbagliava di grosso, ma in quel momento stava aspettando il momento giusto.
Aspettava non si sa cosa.
Aspettava che le cose diventassero più facili, cosa che non sarebbe avvenuta.
Aspettava...sbagliando.

sbagliando

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now