Novembre XV

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Tom uscì di casa con il morale a terra, gli occhi tristi, lucidi. Quegli occhi scrutarono Gordon incuriositi, lo stava guardando malinconico. Chissà, forse era amareggiato per lui, perché lo vedeva triste. Tom aveva sempre avuto la fastidiosa qualità di sentire il dolore degli altri e portarlo dentro di lui, come un peso di cui doveva, perché poteva, farsi carico. E quindi guardando quel uomo, di fronte a sé, con lo sguardo nostalgico, il suo cuore sentì una piccola crepa allargarsi prepotentemente.
"Pensa positivo, pensa positivo, pensa positivo...! A lui importa di te, non ti sta lasciando solo, guardalo cazzo Tom, è triste per te. Non ti senti in colpa?"
Sì.

Sospirò, si guardò le mani fermando con la sola forza di volontà il tremore che attanagliava vorace queste ultime, e abbozzò sulle sue piccole e delicate labbra un sorriso, una smorfia appena accennata, eppure estremamente significativa.
"Per lui"
Tom poteva sorridere, ci riusciva anche se gli risultava difficilissimo, e quindi doveva farlo. Lo faceva per rallegrare anche solo un minimo Gordon, per contagiarlo con il suo sorriso.
"Se non possono aiutarmi loro, sarò io che li aiuterò.
Glielo devo. Lo devo a Gordon che ha reso felice la nostra esistenza per molti anni. Lo devo a Bill, che mi ha sempre abbracciato, che mi ha sostenuto, che si è occupato di me, che mi ha trattato da fratello minore perché non ero alla sua altezza, non lo sono, non lo sarò mai. Io sono quello debole, piccolo, bisognoso, io sono quello che da solo crolla. E per non essere lasciato solo farei di tutto, forzerei un sorriso..."

Tom si avvicinò a Gordon, gli sfiorò la mano con la sua attirando l'attenzione. L'uomo vide il suo sorriso, sembrò quasi che lo prendesse e lo portasse nel suo cuore, rischiarandolo.
Passò una mano sulle spalle di Tom, forse per donargli calore, forse per ringraziarlo silenziosamente.
Ma a Tom non piaceva il silenzio, non quando poteva evitarlo, e allora esordì:
-Gordon...ti voglio bene. Io...
Sospirò.
-Io...ho bisogno di voi.
Gordon rimase sorpreso da quelle parole, poi però strinse Tom più forte comprendendo tutto a un tratto il suo sentirsi solo. Lo strinse a sé, contro il suo petto, contro il suo cuore, contro la sua anima, contro i suoi sentimenti. Gli fece sentire il calore, il battito, il flusso di emozioni, gli fece percepire la gratitudine per quel piccolo gesto e l'aiuto che aveva portato. Gli fece comprendere che da quel momento in poi ci sarebbe sempre stato, o almeno ci avrebbe provato.

Le porte scorrevoli si aprirono e loro entrarono, rimanendo vicini, quasi per un'irrazionale paura di perdersi e non trovarsi più

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Le porte scorrevoli si aprirono e loro entrarono, rimanendo vicini, quasi per un'irrazionale paura di perdersi e non trovarsi più. Un timore che attanagliava Gordon, che aveva la sensazione che se si fosse allontanato da Tom non avrebbe più potuto abbracciare quel corpicino magro e debole, dall'aspetto minuto, dal cuore incommensurabile. Una paura che divorava Tom, che gli faceva perdere l'equilibrio, che lo annegava in un mare freddo e agghiacciante. 
Camminarono per le corsie del supermercato stranamente vuoto, come sempre, come se non fosse cambiato nulla, come fossero tornati alla normalità.

Un suono spezzò quel silenzio mistico, prima di quel momento interrotto solamente dallo scorrere del carrello e il frusciare dei pacchi di biscotti, una suoneria assordante.
Tom prese il telefono e rispose.
-Gustav...
-Ehi Tom, come stai? Cioè...che domande che faccio...
-Tranquillo, me la cavo.
-E...senti. Ho provato a scrivere e chiamare Bill ma non risponde, sono un po' preoccupato.
-Sì, anche io, ma non ti preoccupare. Lo supererà, lo supereremo.
-Hai ragione, sappi che ad ogni modo io ci sono.
-Grazie...
Tom si guardò intorno, vide la corsia vuota, gli infiniti prodotti micidialmente ordinati, tutto riunito in un caos senza fine.
"Gordon?
Dove cazzo sei? Gordon?! No, no, dove sei...ti prego torna qui...ti prego..."

Gli si mozzò il respiro, il petto si svuotò per un attimo per poi riempirsi solo di un'unica, insistente, martellante questione...
Gordon, dove sei?
La solitudine gli oppresse il cuore, la confusione, la delusione gli inumidirono gli occhi, la rabbia fece scivolare giù lacrime copiose. Allora era tutta finzione, allora quella sensazione di benessere condiviso non era vero, allora quel calore genuino era solo un passatempo, una cosa momentanea, una bellissima bugia. Una bugia a cui aveva voluto credere, per non rendersi conto che era destinato a marcire solo e abbandonato come un cane, una bugia crudele eppure rassicurante. Una bugia simile a magia.

"E di chi è la colpa?
Perché vengo abbandonato?
Magari non è colpa degli altri, no, sicuramente non è colpa degli altri. Se tutti mi voltano le spalle, se sono costretto a rimanere in ginocchio a sperare di essere ripescato...Forse il problema sono io.
Non sono abbastanza, non abbastanza per renderli felici, non abbastanza per non essere un peso, non abbastanza per costringere le loro teste a voltarsi e guardarmi con sincero affetto. Io...io sono sbaglio di fabbrica, un oggetto che non doveva essere messo in commercio, ma che rimane in circolazione, che causa dispiacere a sé stesso e a quelli che lo circondano. Sono un oggetto difettoso, sarebbe stato meglio per Bill nascere figlio unico. Sarebbe stato meglio per me. 
Ma ora sono qui...sono qui, in questo mondo egoista, vi ho arrecato dolore, lo ammetto. Però...
Gordon, dove sei?"

Quasi senza rendersene conto, Tom iniziò a singhiozzare, si coprì il viso con le mani, il suo cuore accelerò, e il mondo gli crollò sotto i piedi in un istante.
In quel momento Gordon ricomparve da dietro la corsia, aveva uno sguardo spaventato, si fiondò sul ragazzo, lo accarezzò, lo rassicurò.
-Ehi...ehi ehi, cosa succede...Tom...
Tra un singhiozzo e l'altro riuscì a dire:
-Non ti trovavo più...
-Oddio...Tom, non aver paura, ci sono ora. Scusami.
Gordon gli baciò la testa provando a confortarlo.

Dopo poco Tom si calmò e i due uscirono dal supermercato di nuovo con il sorriso.
L'attacco di panico di poco prima era solo un brutto ricordo per il ragazzo, era stata una ricaduta, una cosa che si può superare facilmente.

Eppure in fondo al suo cuore...era comparso un altro peso da sostenere.

era comparso un altro peso da sostenere

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Место, где живут истории. Откройте их для себя