Ottobre XI

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Bill quella mattina si svegliò molto presto. La stanza bianca era illuminata unicamente dalla poca luce che usciva dalle persiane chiuse. Si guardò attorno, c'era solo Tom, sul pavimento, dormiva ancora. Bill restò sul letto a lungo, ad osservarlo, sembrava così... tranquillo, a differenza della sera prima.

Si erano fatte le dieci, Tom si era svegliato da un po', ma i due fratelli non si erano scambiati nemmeno uno sguardo.
Bill si alzò piano.
-Sta fermo.

Tom aveva alzato velocemente la testa, guardava il fratello, ma non lo guardava negli occhi.
-Sei ancora troppo debole, sta fermo.
Bill lo guardò, era fermo lì in piedi. Aprì la bocca, sembrava volesse dire qualcosa, voleva dire qualcosa. Non disse nulla, distolse lo sguardo.

Silenzio.

Tom, barcollando, si alzò, mise le mani sulle spalle di Bill spingendolo a sedersi sul letto e si voltò, andando risedersi per terra.
-S... siediti lì.
Bill, tremante, indicò una delle poltrone nella stanza, teneva gli occhi puntati su quella. Il fratello scosse il capo, poi però si sedette. La testa china, per non mostrare il viso.
"ieri non facevi altro che fissarmi e oggi... non mi degni di uno sguardo"
Entrambi restarono in silenzio, non si guardano, come fossero soli, soli con i loro pensieri. Tom aveva lo sguardo a terra, il respiro irregolare, si rivolse Bill, sibilò:
-Non hai idea, tu non hai idea di quello che ho passato.
Continuò, era arrabbiato.
-Non hai idea della solitudine che ho provato.
Bill sentì una fitta, come un pugno nello sterno, una fitta al cuore. Si sentì male, male, peggio di tre giorni prima, forse peggio di quanto non si fosse mai sentito. Restò in silenzio immobile, teneva le mani incrociate, le fissava. Non voleva guardarlo in faccia.
-Non hai idea di quanto mi sono sentito incompreso, di quanto il mondo mi sia crollato addosso quando hai negato tutto quello che ti dicevo, quando provavo a parlarti e tu mi interrompevi. Non hai idea della paura che provavo e del dolore che sentivo quando tu non ci credevi.

Bill ascoltava il fratello, non lo guardava, restò in silenzio.
"Come sempre, colpa mia, tutta colpa mia"
Sentiva che la voce del gemello tremava, sentiva la sofferenza nelle sue parole, la rabbia, la delusione, la paura. Ascoltava, ascoltava. Il cuore gli batteva velocemente, iniziò a muovere la gamba in modo frenetico.
-Perché l'hai fatto, per me?
Tom alzò lo sguardo, il volto era rigato dalle lacrime che continuavano a scendere sulle guance rosse.
-Tutti mi hanno detto "trattalo bene, non dire nulla che possa ferirlo" ma te lo dirò comunque. Se l'hai fatto per me, perché credevi che potessi stare bene senza di te, allora fattelo dire, ma non hai capito un cazzo!

Bill continuava ad ascoltare, il tic con la gamba persisteva, Bill continuava ad ascoltare, ma avrebbe voluto solo urlare, piangere, sfogarsi, liberarsi, conficcare le unghie nell carne, bruciarsi, mordersi. Distruggersi.
-Non hai capito che io sono fragile, più di te! Non hai capito che quando io sto male ho bisogno di essere abbracciato, non hai capito che io ero pronto a sorreggerti, non hai capito che anche io ne avevo bisogno. Hai scelto la via più facile, la più immediata. E mi hai lasciato a marcire...

Tom guardava il fratello, lo guardava di uno sguardo colmo di rabbia, iniziò a urlare.
-Io non sto meglio senza di te, cazzo! Non è così che funziona!
Bill restava in silenzio, il tic con la gamba continuava, sempre più veloce, gli occhi gli bruciavano. Sentiva che Tom lo stava fissando, sentiva tutto il suo risentimento.

-Parla! Parla cazzo! Parla e spiegami, spiegami perché hai fatto la stronzata più grande della tua vita, spiegami come hai fatto a pensare che senza di te potessi stare meglio!
I singhiozzi di Tom si facevano sempre più rumorosi, singhiozzi di rabbia e disperazione, singhiozzi implacabili.

Bill conficcò le unghie nel braccio sinistro, aprì leggermente la bocca, non riuscì a parlare. Alzò la testa, guardò il fratello, ora era Bill a fissare.
Tom lo guardò sbigottito, digrignò i denti era esausto. Avrebbe voluto lasciarsi cadere a terra, non lo fece.
-Io non posso stare da solo Bill, mi ci avete lasciato troppo a lungo, per tutta la vita. C'erano momenti in cui mi ritrovo completamente solo e volevo morire. Non puoi lasciarmi solo, io non sopravvivo...
Smise di singhiozzare, iniziò un pianto silenzioso, angosciante.

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora