Novembre VIII

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Eccola, che ancora una volta usciva da quella porta. Eccola, che ancora una volta li lasciava soli. E ora solo un'anta spoglia, senza più presenza né vita, solo una scia di nostalgia e abbandono. La porta si chiuse, la madre partì.


Bill restò a fissare per un po' quella porta scura dalla quale lei era appena uscita. Accennò un sorriso e andò in camera sua. Cercò di sopprimere tutta la sua malinconia, tutta la sua tristezza.

"Tanto torna tra due settimane..."
Di anno in anno, prima due giorni, poi cinque, poi una settimana, due settimane, un mese. Era iniziato tutto quando i gemelli erano ancora abbastanza piccoli, Simone aveva trovato questo nuovo lavoro e... beh, Bill pensava:
"Se mamma è felice va bene!" oppure:
"Tanto una settimana passa veloce!" o ancora:
"Andrà tutto bene, sappiamo cavarcela". Infatti, avevano imparato a cavarsela anche da soli. Soli, tra loro. Soli, con Gordon. Soli, senza di lei.

E ogni volta la stessa cosa, ogni volta che Bill tentava di dimenticare quella sensazione di vuoto, il dolore tornava più di prima. Ogni volta la stessa triste storia sbagliata.
Si sentiva la sua mancanza. Si percepiva una strana nostalgia in casa. Almeno i primi giorni dopo la partenza di Simone. Bill aveva sempre parlato poco in sua assenza, ancora meno del solito, Gordon provava ogni volta a saturare l'ambiente di un entusiasmo che non convinceva nessuno e Tom... Tom a volte si sentiva insicuro, confuso, a volte sentiva il bisogno di un abbraccio, a volte non riusciva a dormire da solo. Poi però passava un po' di tempo e tutti si distraevano e ritornavano alle loro attività quotidiane, senza più pensare alla sua assenza.
Poi ci avevano fatto l'abitudine e le sensazioni piano piano diventavano più deboli, quasi come se la sua scarsa presenza gli scivolasse addosso, come se l'unica cosa che importasse veramente era vederla tornare con un sorriso in volto.

Bill andò in camera, si preparò per andare a scuola e chiamò Tom. Insieme uscirono. Per tutto il tragitto nessuno dei due parlò, erano entrambi troppo immersi nei loro pensieri.

Si si girò più volte verso Tom, camminava con la testa bassa, si guardava i piedi, aveva la fronte corrucciata e il labbro spaccato... come sempre. Bill credette stesse pensando a Simone, alla lite della sera prima, ma si era risolta, di cosa si doveva preoccupare..? Certamente anche lui sentiva la mancanza della madre, forse anche lui pensava ai giorni in cui erano tutti insieme, in cui erano una famiglia.

Tom, dalla parte sua, era concentrato su tutt'altro, il suo unico desiderio era parlare con Georg, farsi spiegare cosa fosse successo alla fine. Farsi raccontare la reazione dei genitori alla "grande scoperta". In fondo era praticamente scappato, a causa della partenza della madre, e non aveva avuto più occasione di parlargli. Non pensava a Simone, non gli passava per la testa. Quel pensiero non gli avrebbe suscitato alcuna emozione, niente.

Arrivarono a scuola e appena Tom vide il suo ragazzo, si diresse verso di lui, lasciando solo Bill, che entrò in classe.Prima ora, tedesco. Il tempo sembrava non passare mai, non prestò attenzione alla lezione, non prestò attenzione a nulla di tutto ciò che lo circondava in realtà. Non era da lui, non era da Bill. Era distratto, aveva una strana sensazione, molto strana. Seconda ora, biologia. Louise gli si avvicinò, e lo iniziò a guardare, lui non ci fece caso. -Grazie per i compiti eh?Disse lei in modo sarcastico, ma Bill pensava alla madre. Si riscosse dalle sue preoccupazioni, non fece in tempo a rispondere che il preside si presentò all'entrata.

-Bill Kaulitz?

Lui subito si girò verso la porta. Dietro al preside c'era Tom, con le mani dietro la schiena, sembrava confuso. -Ehm... Eccomi.Alzò la mano, anche lui confuso, lanciò uno sguardo al fratello e si alzò.-Dovresti venire con me ragazzo...

Sembrava quasi pensieroso. Bill si avvicinò a Tom, mente si dirigevano in presidenza. Si scambiarono poche parole, nessuno sei due capiva cosa fosse successo. Che avessero fatto qualcosa di male?

Si sedettero su due larghe poltrone, rosse. Entrambi guardavano il preside, seduto dietro alla sua scrivania, con le mani incrociate tra loro. -Ragazzi... mi dispiace molto, ma...Si schiarì la voce, Bill e Tom si guardarono. Non avevano idea di cosa sarebbe successo.

-Mi dispiace molto, vostra madre è venuta a mancare in un incidente stradale pochi minuti fa. Le mie più sincere condoglianze ragazzi. Potete tornare a casa se volete...

Morta?
Come morta?
Com'è possibile?
Morta...è morta. 
Fine.
Morta.


Morta

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora