Novembre V

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"Sarebbe bello uscire ora, con tutta quella neve...peccato che sia pomeriggio inoltrato, fa troppo freddo ormai"
Tom scrutava l'esterno, quasi come fosse un posto onirico e paradisiaco...ultraterreno. I dolci fiocchi di neve cadevano lentamente, e il ragazzo li guardava trovare la loro strada, sospinti dal vento, incrociarsi, unirsi, dividersi e infine cadere a terra. Gli ricordavano le persone.
Guardò la finestra legnosa, gli venne voglia di aprirla e sentire l'aria gelida mozzargli il fiato, i muscoli irrigidirsi e rabbrividire. Non lo fece.
La strada all'esterno era vuota, imbiancata, solo una panchina e un abete spezzavano la monotonia del paesaggio. Il resto era solo neve, neve e ancora neve che ricopriva tutto, e infine, in lontananza, una foresta. Questo era tutto ciò che si vedeva dalla finestra del salone di casa Listing, la casa di Georg. Tom aveva iniziato a passare intere giornate da lui, stando sempre e comunque attento ai sentimenti di Bill, evitando di restare fuori troppo a lungo; In ogni caso, passava le giornate da Georg, in quella casetta di legno, con il camino e poche stanze. Metteva tutto molta tranquillità.
A volte giocavano a carte, a volte guardavano i film insieme per poi divertirsi a criticarne ogni aspetto criticabile, a volte si sedevano vicino al camino e si guardavano, in silenzio, sentendo solo lo sfrigolare del fuoco. Altre volte...

Tom sentì delle forti braccia avvolgerlo da dietro, il suo petto infondergli calore. Sorrise e si girò. 
-A cosa pensi?
Domandò Georg accarezzandogli la guancia.
Lui abbassò la testa imbarazzato.
-Nulla...a noi. A tutto questo.
Gli occhi di Georg riluccicarono di luce propria, come se quelle poche parole gli avessero aperto il cuore a metà e lo avessero riempito di amore. Sorrise dolcemente, abbracciò Tom, stringendolo forte, quasi per paura che potesse volare via, lo strinse al cuore, quasi per sentire i suoi pensieri, per sentire cosa diceva, di cosa parlava il suo cuore. Lo abbracciò forte, per sentire il suo amore.
-Georg?
Lui gli posò un dito sulle labbra, arrossendo visibilmente per poi baciarlo.

I due si sedettero sul divano, Georg per infastidire Tom mise entrambe le gambe sulle sue e lo guardò sfidandolo.
Tom alzò gli occhi al cielo e gli intimò di spostarsi. Non ottenendo nulla, iniziò a prenderlo a parolacce, con una luce divertita negli occhi gli tirò uno schiaffo sulla coscia.
-Levati di dosso!
-Ok, ok, principino!
Ribatté Georg beffardamente, spostando le gambe dall'altro lato del divano. Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere nello stesso momento, non riuscendo a trattenersi. 
SBAM!
La porta di casa sbatté e sulla soglia comparve una figura alta, con lo zaino in spalla ed il fiatone.
Era Louise, la sorella minore di Georg, indossava un piumone enorme che la faceva sembrare ancora più alta.
Georg scattò in piedi, riprendendo un aspetto serio.
-Louise? Non dovevi andare da Aya a dormire???
Domandò già sulla difensiva.
-Non se ne fa nulla, e poi lo sai che mamma e papà vogliono che li avvisi quando inviti qualcuno...fratellone.
Rispose lei sputando l'ultima parola con disprezzo.

Tom li guardava incerto, si alzò in piedi a disagio, prese il suo zaino da terra e iniziò a mettersi le scarpe.
-E tu dove credi di andare?
Primo: devi dire a Bill di passarmi i compiti di biologia. Secondo: perché mi avete nascosto che state insieme?
Entrambi si bloccarono sul posto, paralizzati, si guardarono sconcertati.
"Ma come cazzo ha fatto a capirlo?!"
-Ma che dici?! Non stiamo insieme!
Louise scoppiò a ridere tenendosi la pancia.
Tom la guardò malissimo.
-Ma che c'è da ridere?
-Siete due pessimi bugiardi.
Si guardarono di nuovo, stavolta più calmi. Georg si avvicinò a Tom e gli posò il braccio sulle spalle.
-Ok...ok, hai vinto. Stiamo insieme.
Sulle labbra di Louise comparve un sorriso a trentadue denti, gli venne incontro a passo svelto, prendendogli una spalla per uno. 

-Allora...Ora voi mi spiegate perché non me lo avete detto! 
Tom fece spallucce per poi beccarsi un'occhiata dalla ragazza, un'occhiataccia da superiore, che esprimeva tutto il suo scetticismo verso la sua poca altezza.
Nessuno dei due ragazzi dava segno di rispondere, perciò Louise se ne andò esasperata e in parte offesa, rifugiandosi in camera sua sbattendo la porta.
Georg guardò Tom.
-Cazzo...
-Cazzo.
Lui scosse il capo, e si risedette sul divano facendo segno a Tom di fare lo stesso. 
Georg accese la TV, aprì le braccia per permettere al ragazzo di accoccolarsi sul suo petto. Sorrise, chiuse gli occhi per un attimo e senza accorgersene cadde in un sonno profondo.

"Georg!!! Georg!!!" Sentiva la voce di Tom chiamarlo da lontano, scuoterlo nel profondo, ora trapanandogli i timpani, ora facendogli vibrare il petto

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"Georg!!! Georg!!!" 
Sentiva la voce di Tom chiamarlo da lontano, scuoterlo nel profondo, ora trapanandogli i timpani, ora facendogli vibrare il petto. 
"Georg! Svegliati"
La voce si fece sempre più profonda, infine la riconobbe.
-Papà!
Georg aprì gli occhi, trovandosi Tom ancora accucciato fra le braccia, ancora immerso nel sonno. Davanti a lui vi erano i suoi genitori, uno accanto all'altro, due colonne di marmo, molto poco flessibili.
-Mamma...papà...
Li guardò un po' confuso, che ci facevano così presto a casa? O erano loro che avevano dormito troppo a lungo?
-Georg...
Mugolò Tom che iniziava a svegliarsi e a riconoscere il mondo che lo circondava.
Georg si mise dritto, svegliò definitivamente il ragazzo con un colpetto e guardò negli occhi i suoi. Prima una e poi l'altro, prima la madre e poi il padre. 
Infine si alzò in piedi, si posò le mani suoi fianchi e sorrise nervoso.
-Mamma, papa?
-Sei gay?
Georg rimase spiazzato dalla domanda del padre, non sapeva esattamente come rispondere. Sì, no, forse?
-Io...non lo so. Forse sì ma...non-non lo so.
Tom intanto si era alzato mettendosi al fianco di Georg, gli prese la mano per infondergli sicurezza, o almeno provarci.
La madre lo guardò, fermò il suo sguardo su di lui, scaricandogli addosso una vagonata di disprezzo.
Lui abbassò il capo, non reggendo il confronto, mise le mani in tasca e si morse il labbro. Georg gli riprese la mano, confortante, gli si avvicinò ancora un po' ed esordì.

-Che vi stia bene o meno, questa è la mia vita, ne faccio ciò che voglio. Sono gay? Sì, probabile.
Hai qualcosa da dire papà?
-No, certo che no. Siamo felici per voi, giusto?
Il padre volse la testa verso la madre, chiedendo conferma. Lei scosse la testa pensierosa e se andò in bagno, trattenendo le lacrime.
"Sta piangendo...sta piangendo perché sono gay. Che merda."
-No Georg, scusa, ma non è questo il momento di parlarne, è un argomento delicato, dacci tempo.
"Tempo? Tempo per cosa? Per metabolizzare la cosa? Ma scherziamo?! Non mi pare difficile da accettare. Che merde."

Io con voi ho chiuso

Io con voi ho chiuso

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora