Gennaio XI

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La luce invase la stanzetta buia, inondando ogni angolo di raggi bianchi e luminosi. Tom strizzò gli occhi infastidito, sospirò stizzito.
Poi si voltò, vide la figura così familiare di Bill, sulla soglia, con lo sguardo sorpreso. Sembrava stare meglio, il suo viso era rosato, libero dalle occhiaie, luminoso. Sembrava guarito, felice. Era guarito, almeno un po'. Improvvisamente quel sorriso genuino si spense alla vista della confusione, della puzza di tristezza e depressione, di quel corpo ossuto, sciagurato.
-Tom...
Il ragazzino strinse i pugni tra le coperte, sentì il labbro tremare, gli occhi riempirsi di lacrime: avrebbe pianto, lo sapeva che avrebbe pianto...e non gli importava. Piangeva da giorni, ogni notte, ogni minuto, per la solitudine, per il dolore. E ora avrebbe pianto, di nuovo, per la presenza così confortante del suo punto di riferimento che c'era sempre stato...ma poi l'aveva lasciato. La presenza di Bill sulla soglia che gli diceva, forte:
Alzati! Vagli incontro, abbraccialo!
E poi la stanchezza insormontabile nella sua mente, in ogni suo muscolo, in ogni fibra del suo corpo. Temeva di ferirlo non alzandosi ma sapeva che sarebbe caduto, la sua mente avrebbe ceduto, il suo corpo non avrebbe retto il suo inconsistente, eppure insostenibile, peso.

Non parlò, non disse nulla, schiacciò il viso nel cuscino bagnato di lacrime e sangue, versandoci sopra altro dolore liquido, altre lacrime crudeli. Bill entrò timoroso, lentamente, guardò il fratello con attenzione, lo scrutò. Il suo viso si contorse in una smorfia si tristezza e dispiacere, si avvicinò cautamente. Infine raggiunse il letto, schivando lattine, sigarette e vestiti sparsi a terra, poggiò la sua mano sulla schiena di Tom, sentì le sue scapole sporgenti sotto il palmo...se ne spaventò.
-Tom...
Tom sentì una forza sconosciuta invadergli lo stomaco, risalire su, verso il cuore, raggiungere la mente, le braccia, le gambe, liberandogli i polmoni dalla depressione. Scattò in ginocchio, guardò gli occhi cenerini di Bill, identici ai suoi bagnati e distrutti, ma più felici, meno velati. Con un gesto veloce lo abbracciò, e si sentì al sicuro. Poi però la forza lo abbandonò di nuovo, svuotandolo di ogni energia: ma c'era Bill a sorreggerlo con le sue braccia forti, c'era Bill per non lasciarlo cadere, c'era lui, alto, bello, potente.
-B...Bill...
-Sono qui Tom, ci sono...

"Ci sono...ci sono...ci sono. Dio quanto mi sei mancato, dio, dio, quanto volevo un abbraccio"
Tom affondò la testa nel petto di Bill, soffocò i singhiozzi senza successo, ritrovandosi a piangere copiosamente, stretto fra quelle braccia calde.
Avrebbe voluto urlare al mondo, anche solo sussurrare all'orecchio di Bill, voleva far sentire a qualcuno il suo dolore, esternarlo, mostrarlo, farsi aiutare, avrebbe voluto dire quanto male fosse stato, quanti chili avesse perso, quante sigarette avesse fumato, quante birre bevuto, quante pillole ingoiato, quanto odio sentito, quanto dispiacere provato, quanto uno schifo si fosse sentito nel letto di Georg, stretto a lui, nella sua morsa senza nemmeno la possibilità di dirgli di no. Avrebbe voluto urlare al mondo il suo dolore.

-C...c-come s-stai...?
Disse Tom.

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now