Novembre XIII

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"È il momento...è arrivato il momento di andare, di lasciarmi tutto questo alle spalle, di dimenticare le urla, il disprezzo, è arrivato il momento di liberarmi da quegli occhi languidi e focosi che mi guardano da sotto la superficie, da quel fondo nero e scuro. Il momento di dimenticare l'affetto e le carezze..."
Tom si guardò intorno, vide di fronte a sé la grigia bara cospargersi di terra sporca, sentì i sassi colpirla con forza, sentì le lacrime dei parenti rigare le guance. Staccò la mente dal suo cervello, li distinse bene nella sua testa, li separò mandando la mente in alto, verso il cielo. La fece girare e si vide, lì, in piedi, con le mani dietro la schiena, poi avvicinandosi notò una strana espressione sul suo volto.
"Merda! Sto sorridendo!"

Tom si ricompose, fece sparire quel sorriso dalle sue labbra, voltando la testa notò lo sguardo di disprezzo di uno zio. 
"Poveretto, ha perso la sorella e si deve trovare al funerale un coglione che ha visto due volte nella sua vita...sorridere. Sorridere alla morte, sorridere a..."
Tom guardò Bill, neanche lui stava piangendo eppure...eppure poteva vederlo nei suoi occhi il dolore, il vuoto, lo sconforto che stava provando. Quando Bill non piangeva era un brutto segno.
"Quando Bill non piange...cazzo, non va bene. Se non piange vuol dire che si sta corrodendo da dentro, che il vuoto lo sta lacerando. Guardami Bill, possiamo aiutarci a vicenda, io posso darti una mano...e tu puoi darla a me. Anche io non sto bene, magari non per lo stesso motivo. Guardami Bill, ti prego."

Infine Bill lo guardò, ma la solitudine invase Tom. Non era lo sguardo che si aspettava. Era uno sguardo sofferente, eppure di indifferenza nei suoi confronti.
Tom sentì una pugnalata raggiungergli il cuore, quanto dovrà ancora soffrire per vedersi finalmente aiutare? Quanto male dovrà stare per farsi notare?
Tom iniziò a piangere di disperazione e rassegnazione, non era nemmeno triste era...eternamente impaurito, insicuro, e questo non gli faceva bene. 
Georg gli passò un braccio intorno alle spalle, Tom smise di tremare sotto quella stretta calorosa. Appoggiò la testa sulla sua spalla, si lasciò andare ai singhiozzi, si lasciò cadere in quel limbo di incomprensione che tanto lo tormentava.

Quando riaprì gli occhi tutto ciò che vide fu lo sguardo giudicante di una parente.
"Le faccio schifo, ovvio, le facciamo ribrezzo. È normale che ci guardi così, perché essere gay è innaturale, no? Che merda la vita..."

Spazio autore
Scusate il ritardo, questo capitolo è corto e a mio avviso orrendo. Ma perdonatemi, ho un po' di febbre e non riesco a concentrarmi.
Vi voglio bene❤️

Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora