Dicembre XV

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-Non volevo!
Tom si alzò di scatto con occhi carichi di rassegnazione, senza nemmeno la forza di maledirsi, neanche un briciolo di energia per sentirsi colpevole. Semplicemente lo guardò salire le scale con rammarico, sentì la porta sbattere, poi non sentì più nulla. Solo un grande vuoto riempirlo, le mani tremare, la stanchezza assalirlo. 
"Non volevo, giuro non volevo. Tutto quello che voglio è sentirti ridere ancora, farti stare bene. Insieme possiamo affrontare tutto se tu lo vorrai, ma ti giuro che non volevo"

Lentamente salì quelle scale scricchiolanti, vissute, le stesse scale su cui era caduto rincorrendo Bill, molti anni prima, le stesse identiche scale sulle quali aveva provato lo skateboard e si era preso una sgridata. Le stesse scale che aveva salito, sceso, migliaia di volte, ridendo, piangendo, sorridendo, vivendo. Camminò lento, percorse il corridoio, quel corridoio stretto e lungo che da piccolo gli provocava gli incubi, quel corridoio buio, con tante porte, tanto buio che Bill aveva attaccato sulla propria un grande adesivo fluorescente, a forma di stella, per fargli passare la paura. Tanti ricordi, troppo belli, fin troppo dolorosi. Opprimenti quanto il fumo denso di suo padre, le sue sigarette vomitevoli, quella sua violenza irrazionale. Lancinanti come le botte, indelebili come il suo sorriso, quello dolce carico di pazienza, bontà, un pizzico di ironia, tanta vita. 

Si fermò davanti alla stella verdastra e luminescente, la scrutò, non voleva bussare sapeva che Bill non gli avrebbe aperto. Tornò in camera sua, si guardò intorno. Non voleva nulla, voleva solo far sapere a Bill, in qualche modo, che c'era sempre, sempre stato ma lui non se ne rendeva conto. A volte lo dimenticava, affogava il suo ricordo nel dolore, e Tom ci soffriva tanto, tanto quanto una ferita aperta da troppo tempo. 
Si sedette e appoggiò la testa sulla scrivania, poi come un lampo un pensiero lo attraversò. Prese un foglio una penna...e incominciò.

Bill, Bill, Bill! Questo è ciò che vorrei urlarti, vorrei urlare il tuo nome, piangere, farti sapere che ci sono. Vorrei soffocare il tuo malessere e renderlo mio perché questo so fare, posso dire di esserne capace ma...tu devi permettermelo. Tutto ciò che voglio e cerco è darti una mano, farti sentire al sicuro, renderti libero da ogni preoccupazione. Capisci? Non devi preoccuparti per me, perché io sto bene, magari non sempre, ma quando me lo chiederai io starò bene per te. Nonostante Georg, nonostante tutte le stronzate, nonostante tutte le mie colpe io ci sono. Ci sono per te. Sembra quasi come se a volte te ne dimenticassi, come se mi scacciassi via, come se non ti fidassi di me. Io per te realizzerei ogni cosa, mi butterei da un burrone, mi farei ammazzare, pestare, fronteggerei il mio peggior nemico, sorriderei ogni giorno, sorrido ogni giorno. 
Sai, se mi chiedessi di urlare al mondo:
"Bill, ti voglio bene!"
Io te lo sussurrerei nell'orecchio. Perché sei tu, Bill, tutto il mio mondo, sei colui che lo fa girare. Perciò perfavore, non spegnerti, chiedimi aiuto. Io ci sono. Ci sono. Io sono qui.
Il tuo, amato, caro, piccolo, stupido, impossibile fratellino.

Tom prese il foglio stropicciato, lo piegò in quattro e lo fece scivolare dentro la camera di Bill, da sotto la porta. Lo sentì alzarsi e raccoglierlo. Lo senti vicino, si accovacciò e sorrise.

 Lo senti vicino, si accovacciò e sorrise

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now