Gennaio III

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-Su Bill, se collabori andrà tutto bene. Non è nulla di strettamente programmato ma non durerà tanto, non più di un mese...
"Non più di un mese?! E io dovrei...stare via per un mese? Lasciare Tom per un mese, abbandonarlo...No!"
-No, non ci vengo.
Il dottore sospirò profondamente cercando il coraggio di dirgli poche semplici parole. Tre parole semplici ma per nulla banali, taglienti, dolorose. Avrebbe voluto dirgli direttamente quelle tre parole:
Non hai scelta.
Ma non lo fece.
-Bill, so che è difficile da accettare, ok? Ma devi farlo per la tua salute.
-No!
La gamba del ragazzo iniziò a tremare prepotentemente, le mani a tormentarsi a vicenda, conficcando le unghie nei palmi, bloccando lo scatto d'ira che lo avrebbe fatto urlare a squarciagola che...no! No, non ci sarebbe andato! No, di tutto ma non quello! Di tutto...

-Bill...te lo dico chiaramente, si chiamata T.S.O. trattamento sanitario obbligatorio, devi per forza. È stato scelto così dal giudice, sotto mio consiglio.
Bill sentiva la testa leggera, perdersi nell'ubriachezza di confusione e rabbia e voglia di gettare tutto all'aria, perdersi in quei pensieri così alti, irraggiungibili.
-Ma Tom...
-Ora dobbiamo pensare a te, hai bisogno di stare un po' di tempo lì dentro, dove ci saranno persone che ti aiuteranno e capiranno.
-Capiranno?! Non mi capisce nessuno!
-Lì ti capiranno, hanno passato le stesse cose, ci saranno altri ragazzi come te. E dei dottori specializzati, persone che ti possono aiutare. Ok? Bill...capisci che se non vai di tua spontanea volontà viene un'ambulanza a prenderti?
Al ragazzo si bloccò quasi il respiro.
"Non voglio..."
-Ok...
-Ok?
-Ok...
-Molto bene, allora direi che puoi tornare a casa, passare del tempo con Tom e Gordon, che è già stato avvisato, e parlarne con Tom. Ricorda che ti verrà tolto il telefono perciò non potrai sentirlo, devi passare più tempo possibile con lui prima di partire.
-Va bene...

Bill tornò a casa, nei suoi occhi più neri del solito, oscurati di brutale tristezza, incomprensione, odio...
-Tom...
-Eccomi! Come va?
Il ragazzino arrivò sorridente, attendendo buone notizie, magari aggiornamenti sul processo. Sulle sue labbra spuntava un sorriso dolcissimo, le guance erano stranamente rosate, avevano perso quel pallore che spesso le attanagliava.
"Non posso rovinare quel sorriso, quegli occhi allegri...Non posso"
-Tutto bene. Il processo va avanti, stiamo vincendo la causa a quanto pare.
-Beh, è fantastico! Ora io devo uscire, ti dispiace?
-Ah...ecco io...
Continuò in un sussurro appena percettibile.
-Pensavo di passare una serata insieme...Però se devi uscire tranquillo! Vai pure.
Nella sua gola si iniziò a formare un nodo al solo pensiero di non poter salutare il fratello.
Quel "vai pure" conteneva mille "non andare", quel sorriso così finto celava oceani di lacrime.
-No, non se ne parla! Rimango con te.
"Grazie, grazie, ti voglio bene. Non sai quanto. Grazie cazzo, grazie."
-Va bene...Cosa vuoi fare?
-Quello che vuoi.

Alla fine Tom tirò fuori tutte le idee strappate alla sua infantilità, dicendole una dopo l'altra, invadendo la stanza di entusiasmo bambino. Infine optarono per una banalissima pizza e film. Banalissimo. Rimanere attaccati sul piccolo divano, abbracciati a specchiarsi negli occhi, sentirsi improvvisamente parte di qualcosa di speciale. Tom si sentiva bene fra le braccia del fratello, tutta le sue insicurezze sparivano travolte da quel tepore così placido.
-Ho sonno...
Disse infine il fratellino sbadigliando e stropicciandosi gli occhi con delicatezza.
-Andiamo a dormire?
-Mh...Bill...posso dormire con te?
Il ragazzo ridacchiò.
-Certo che puoi.

E così Tom si addormentò sul suo petto, sentendo il suo respiro, il suo calore. Lasciandosi cullare da quelle sensazioni stupende, che gli ricordavano la sua infanzia, il suo presente, che gli facevano immaginare un futuro splendente.
Bill, dal canto suo, non chiuse occhio. Era agitato, molto. Ogni tanto prendeva convulsamente il telefono sperando che Müller gli scrivesse, lo chiamasse, gli dicesse che era stato tutto annullato.
Non accadde.

Tom si svegliò nel letto di Bill, era solo

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Tom si svegliò nel letto di Bill, era solo. Controllò l'orario: 8:34. Si alzò tranquillo, andò in bagno e si lavò il viso.
-Bill!
Nessuna risposta.
Il ragazzo sbuffò per poi recarsi in salone, anch'esso vuoto.
-Gordon?
Una figura alta e imponente uscì dalla cucina con una birra in mano.
-Che vuoi?
-Ma Bill è uscito?
L'uomo scoppiò quasi a ridere.
-È uscito da un pezzo, e non lo vedrai per un po'.
-Cosa...?
-Oh sì...l'hanno mandato in una struttura, non ho ben capito ma...forse torna tra tre settimane, un mese. Chi lo sa.
"Cosa...? Bill? In una struttura? E...perchè?! Perchè?!"
-Gordon che cazzo dici?! Perchè??
-Zitto! Fammi riposare.
Detto questo Gordon si stravaccò sul divano, quello stesso divano su cui avevano visto quel film, la sera prima...Quello stesso divano su cui aveva abbracciato Bill, su cui si era accoccolato sul suo petto.
"Non ce la posso fare..."

Tom si chiuse nella sua disperazione, si rinchiuse nelle sue lacrime per un giorno. Nella camera che tanto lo faceva piangere, troppi bei ricordi. Troppi, troppo da sopportare.

 Troppi, troppo da sopportare

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Noi due contro il mondo (Twins Kaulitz)Where stories live. Discover now